Il cammino del mago


Titolo: Folle estate. Genere: commedia.
Scrittore: Giulio Pinto.
Editore: Gruppo Albatros Il filo.
Anno: 2011.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.


Il libro recensito quest’oggi è il romanzo di un giovane scrittore italiano, Giulio Pinto, che proprio nel 2011 è uscito in libreria, edito dal Gruppo Albatros Il filo, con Folle estate.

Andiamo subito a vedere in grande sintesi la trama del libro.
Folle estate racconta le vicende estive di una coppia, Samuele e Silvia, il primo vicecommissario e la seconda insegnante.
Passioni dei due: la Juventus nel primo caso e l’ippica nel secondo.

Questi quattro campi (questioni di polizia, questioni di scuola, questioni di calcio e questioni di cavalli) sono i principali argomenti del romanzo, che con le sue 360 pagine è piuttosto lungo, anche se affiancati da tutta una serie di episodi minori.

Curiosamente, quasi tutti legati alla delinquenza… con i protagonisti della storia che sono i primi a non rispettare la legge.
Ecco così che si assiste in rapida successione a tutto un repertorio di scorrettezze morali e legali, come: concorsi truccati, commissari d’esame corrotti, scherzi ad personam con l’autovelox, uso di sirene fuori servizio, professori che fanno i compiti d’esame ai ragazzi, spacciatori non arrestati per fare favori ad amici, corruzione di finanzieri, truffa di quadri, trafugamento di beni artistici nazionali, corruzione di presidi, multe non messe a motociclisti amici che andavano a 150 all’ora, etc.
Forse l’apice lo si raggiunge con una sorta di una corruzione-estorsione incrociata tra un medico e un poliziotto.

Insomma, il quadretto etico che ne esce non è proprio dei migliori (per non dire che è squallido), specie perché a fine testo esso viene rafforzato dalla morale per cui c’è sempre qualcuno che la fa più grossa di noi (nella fattispecie i delitti di stato), per cui al confronto le nostre scorrettezze sono meno importanti e non ce ne dobbiamo curare troppo e curarci solo dei nostri interessi.

Sfortunatamente la bassezza morale dei contenuti nonché la grande noia degli argomenti principali (ippica e Juventus su tutti) non sono gli unici difetti di Folle estate, che purtroppo si distingue anche per una punteggiatura assai zoppicante tipica degli scrittori esordienti (e degli editori senza editing), per un uso eccessivo dei punti esclamativi, per numerosi errori sulle maiuscole, per una gestione del tempo assolutamente poco efficace (paragrafi lunghi decine e decine di pagine senza interruzioni, neanche di una sola riga di separazione, e pur in presenza di salti temporali netti), per un narratore onnisciente, invasivo e spesso inopportuno…

… ma soprattutto, e questo a mio avviso è il principale punto dolente dell’opera, per un senso dell’umorismo assai scarso nonché per dei dialoghi assolutamente balbettanti e poco credibili in un duplice senso: il primo è un altro tipico errore degli esordienti, ossia il far dire ai personaggi le cose che il lettore deve sapere, senza tenere conto del fatto che il dialogo in quel contesto è insensato (perché magari il personaggio che ascolta dovrebbe già sapere quelle cose o perché comunque una persona che parla normalmente non si esprime in toni informativi tipo un telegiornale o un’enciclopedia).

Il secondo è che essi sono sovente improbabili anche per la saccenteria mostrata in essi, con discorsi lunghissimi, arzigogolati e davvero inverosimili sui più dotti argomenti: geografia, zoologia, medicina, storia, etimologie greche e latine, col tutto che dà l’idea di un autore che cerca di impressionare il lettore con qualche sprazzo di conoscenza.

Si noti peraltro che nel testo capita spesso che tali dialoghi “enciclopedici” siano affiancati a discorsi al contrario decisamente terra terra, per non dire rozzi, fatto che acuisce ulteriormente il senso di inverosimiglianza.

Forse l’unica cosa che si salva di Folle estate è una discreta padronanza della lingua di chi scrive, nonostante le ingenuità stilistiche di cui si è detto.

La conclusione della recensione è semplice: non vi consiglio di leggere Folle estate. A meno che, magari, non siate appassionati di ippica o di immoralità miste.

Fosco Del Nero


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