Il cammino del mago

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Titolo: I labirinti di Krarth - Blood sword 1 (The battlepits of Krarth).
Scrittore: Dave Morris, Oliver Johnson.
Genere: fantasy.
Editore: E.L.
Anno: 1987.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Altra recensione di un librogame: oggi è la volta de I labirinti di Krarth, primo libro della serie Blood sword.

Blood sword è certamente una delle serie di librogame che ha segnato la storia del genere, sia per la qualità media molto elevata sia per la struttura del libro, assai originale.

Partiamo dagli autori del primo volume della serie, ossia Dave Morris e Oliver Johnson, e continuiamo con l’anno di scrittura, il 1987. Quando al genere, siamo in pieno fantasy, con qualche venatura horror, come peraltro andava di moda nel genere; indimenticabili a questo riguardo le copertine del 95% dei librogame, con mostri inenarrabili in bella vista... anche quando tali mostri nella storia non c’erano neppure di striscio!

Spendiamo due parole sulla struttura di I labirinti di Krarth, il quale, prima novità, si può giocare sia da soli che in gruppo, per un  massimo di quattro giocatori: ognuno si sceglierà un personaggio tra il guerriero, il ladro, il saggio e lo stregone, e leggerà i capitoli a lui dedicati, salvo poi procedere insieme e combattere insieme.
Il combattimento era l’altra grande novità di Blood sword: per ciascun combattimento è disegnata nel libro una piccola mappa con le posizioni dei giocatori, quelle dei nemici, e le varie possibilità di fuga, nonché eventuali ostacoli dell’ambiente; il tutto è ripreso dai giochi di ruolo, cui Blood sword evidentemente si ispira, tanto nelle meccaniche del regolamento quanto le genere fantasy avventuroso.

Veniamo alla trama sommaria de I labirinti di Krarth: noi siamo un eroe (o due, o tre o quattro) che si vuole avventurare all’interno del labirinto al di sotto di Kalugen, laddove i Maghi di Krarth ogni tredici mesi tengono una gara in cui degli avventurieri, ciascuno sponsorizzato da un padrino, hanno come obiettivo trovare l’Emblema della Vittoria e riportarlo in superficie.
La prima scelta è quella del padrino da rappresentare, la seconda riguarda il farsi accettare o meno da lui, e poi si inizia a girare nel labirinto.

I labirinti di Krarth ha una bella atmosfera, una trama tutto sommato semplice ma efficace, ed è appassionante nel suo svolgimento.
Quanto al regolamento di Blood sword, funziona bene, pur essendo un po’ più complicato e impegnativo della media dei librogame, altrimenti più snelli.
La storia è godibile singolarmente, ma è nel gioco multiplo che l’avventura dà il meglio di sé.

Un ultimo appunto: dato il grande apprezzamento riscosso ai suoi tempi da Blood sword, essa è una delle poche serie con cui sta rinascendo l’interesse per i librigame: dopo decenni di assenza (che hanno reso piuttosto costosi i vecchi librogame EL nel mercato dell’usato) son stati già ristampati Lupo Solitario, Blood sword e Dimensione avventura e in attesa c’è Sortilegio. Non male.

Appuntamento dunque al secondo volume della serie, Il regno di Wyrd (giacché questa è una delle poche serie che mi sono tenuto dopo aver venduto la mia ampia collezione di librogame EL).

Fosco Del Nero


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Titolo: Jude l’oscuro (Jude the obscure).
Scrittore: Thomas Hardy.
Genere: drammatico, sentimentale.
Editore: Newton Compton.
Anno: 1895.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui


Avevo a casa da decenni, ormai, il romanzo Jude l’oscuro, scritto da Thomas Hardy nel 1895. Probabilmente, da ragazzino, mi aveva attirato l’aspetto “oscuro” e ribelle promesso dal titolo e dalla sua fama, salvo poi non avermi mai chiamato alla lettura.

Alla quale ho proceduto ora, un po’ per curiosità e un po’ per chiudere finalmente quel portoncino rimasto aperto per così tanto tempo.

I risultati sono stati altalenanti, in tutto: intanto, il romanzo non mi ha catturato granché all’inizio, forse per l’eloquio al contempo naif e formale del periodo vittoriano, salvo poi riprendersi in seguito, una volta che gli eventi si sono “messi in moto” con una certa intensità… per poi infine precipitare nel suo finale davvero poco incoraggiante, il quale sembra quasi confermare la morale del tempo, piuttosto che smentirla come il testo aveva sembrato fare sino a poco prima della sua conclusione.

Passiamo alla trama sommaria: Jude Fawley vive in una regione immaginaria dell’Inghilterra occidentale, in un piccolo borgo. Sin da bambino sogna di elevarsi culturalmente e socialmente, fino a diventare un sacerdote, un curato o qualcosa di affine. A tal scopo, impegna molto del suo tempo libero nello studio dei sacri testi, del latino e di tomi religiosi, per prepararsi a quando potrà far domanda di ammissione in qualche collegio religioso… possibilmente nella città di Christminster (una sorta di Oxford), da lui lungamente e ampiamente sognata e idealizzata (pur se mai “corrisposto” in tal senso).

Nel mentre, porta avanti piccoli lavori, divenendo un abile scalpellino e sposando Arabella, per poi scoprire assai presto che si è trattato di un matrimonio di pessima fattura: lei è troppo rozza e materiale per i suoi gusti, mentre sua cugina Sue si dimostra assai più affine a livello di animo.
Ma a quel punto lui ha alle spalle un matrimonio con separazione, mentre la cugina viene corteggiata dall’anziano maestro Phillotson, vecchio insegnante di Jude stesso.

Un commento di fondo sulla trama: nel periodo di uscita del romanzo, fu giudicata, dagli ambienti religiosi e “per bene”, immorale… laddove al giorno d’oggi non smuoverebbe nemmeno il più fervente dei parroci, anche perché, a ben guardare, quello che è stato dipinto come un “romanzo immorale” è in verità una sorta di trattato sulla morale, senza alcunché di scabroso e, anzi, molte pontificazioni e molti sforzi di elevazione e impegno personale (pur se, a conti fatti, vanificati in ogni direzione, in omaggio alla morale del tempo, che in pratica schiaccia tutto il resto, compresi amore, affinità elettive, senso della giustizia e del decoro).

Credo che non leggerò mai più Jude l’oscuro: pur essendo molto intenso e appassionante a tratti, si perde parecchio nella sua componente morale-religioso-filosofica, per poi presentare al lettore una sorta di conto karmico davvero poco bello a vedersi. In effetti, il romanzo di Hardy se la gioca come uno dei finali più tristi e scoraggianti che abbia mai letto in un libro... contrariamente alla fama di "ribelle" che ha il romanzo, il quale ha comunque oggettivamente il suo valore (e narrativo e di memoria storica).

Fosco Del Nero


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