Il cammino del mago

Titolo: Resurrezione (Voskresenie).
Scrittore Lev Nikolaevic Tolstoj.
Genere: drammatico, sentimentale, psicologico.
Editore: Newton Compton.
Anno: 1899.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Come sempre, le mie letture sono piuttosto ampie come generi, e si passa dal fantasy all’esistenziale, dalla fantascienza al drammatico, fino ai classici del passato, e oggi è proprio il caso di uno di questi, giacché siamo in compagnia di Resurrezione di Lev Nikolaevic Tolstoj, uno dei grandi autori russi… genere che confesso di aver frequentato poco in passato.

Tra l’altro, se si tratta di narrativa, essa conserva comunque un forte tessuto esistenzial-religioso, dal momento che Tolstoj aveva già compiuto la sua svolta cristiana, e cristiana nel vero senso della parola, tanto che lo scrittore russo ricevette scomunica dalla chiesa ortodossa dell’epoca, e addirittura con i proventi di Resurrezione finanziò una setta, ugualmente assai invisa tanto alla chiesa quanto al potere degli Zar, quella dei Duchobory, non a caso fuggiti dalla Russia fino al Canada, alla ricerca di un posto pacifico… ma avendo problemi anche lì per via del fatto che tendevano al pacifismo, alla vita in comune, al vegetarianesimo, all’astensione da alcol e fumo, al rifiuto della proprietà privata (terre comprese) e di una forte strutturazione sociale. 
Insomma, meno religione e più spiritualità vissuta, sia per codesti Duchobory che per Tolstoj, come testimonia anche il personaggio centrale di Resurrezione, libro assai corposo.

Eccone in grande sintesi la trama: il Principe Dmitri Nechljudov ha tutto, ricchezze, educazione, fama, possibilità di carriera e di matrimonio prestigiosi, e difatti è in procinto di sposarsi con una giovane di alta società come lui.
Un fatto, tuttavia, lo sconvolge, e lo spinge a riconsiderare tutta la sua vita, passata a futura: egli finisce a fare il giurato in un processo nel quale riconosce la giovane Katjusa Maslova, che fu il suo primo amore e la sua prima conquista quand’era ragazzino e si trovava nella tenuta di campagna delle zie, presso Niznij Novgorod, nella quale egli soleva passare le estati. Al tempo, sedotta la ragazza, le lasciò dei soldi e non ne seppe più niente. 
Ricostruendo la sua storia, seppe in seguito che essa era rimasta incinta, per questo era stata mandata via dalle sue zie, aveva cercato dei lavori per tirare avanti e si era ridotta a prostituirsi in mancanza di altro e in mancanza di denaro. Il figlioletto era morto di lì a poco.
Ecco che Dmitri Nechljudov si sente colpevole della deriva che ha preso quella giovane donna e si impone di aiutarla: economicamente e anche col matrimonio.
Dapprima la ragazza, che nel mentre è stata severamente condannata ai lavori forzati in Siberia, ne prova fastidio, oltre che gran sorpresa, ma poi accetta la presenza e l’aiuto di quell’uomo gentile e generoso, per cui riprende a provare l’affetto che provava un tempo… per quanto la storia si concluderà in modo non lineare.

Resurrezione in sostanza racconta una doppia resurrezione, e non solo una sola: quella sociale di Katiusa, che ridiviene persona a modo dopo essere sprofondata negli abissi del mondo della prostituzione, e quella interiore-spirituale di Dmitri, che ridiviene anche lui persona a modo dopo essere sprofondato negli abissi della superficialità e della ricerca del mero piacere.

Anzi, si può senz’altro dire che delle due la più rilevante è la seconda, che peraltro si conclude con i Vangeli, di cui vengono citati alcuni famosi passi che parlano di non giudizio, di accettazione, di amore e compassione verso tutto e tutti.

In tal senso, il romanzo ha persino una componente esistenziale, per quanto in poche frasi e tra le righe: esistenzial-spirituale e non religiosa, intendiamoci. E, in tal senso, è una lettura edificante anche da questo punto di vista.

Per il resto, Resurrezione è un testo molto lungo e a tratti un poco pesante, per quanto si tratta comunque di una lettura di valore, sia storico, che letterario che interiore.

Fosco Del Nero


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Titolo: Liza di Lambeth (Liza of Lambeth).
Scrittore: William Somerset Maugham.
Genere: drammatico, sentimentale.
Editore: Newton Compton.
Anno: 1897.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


Essenzialmente le mie letture oscillano tra tre generi: la letteratura esistenziale, i romanzi di genere fantastico e i classici dei grandi autori del passato, in questo ordine di preferenza.
Di grandi classici ne leggo pochi, ma ogni tanto qualcuno arriva, ed è il caso odierno, con Liza di Lambeth di William Somerset Maugham.

Maugham peraltro è un autore con una qualche vicinanza col primo genere, come provano romanzi come Il filo del rasoio (che non ho letto, ma di cui ho visto la bella conversione cinematografica) o Il mago (che lessi da ragazzino, e che solo a posteriori seppi essere stato disegnato sulla figura dell’esoterista Aleister Crowley).

Tuttavia, il romanzo recensito non ha affatto contenuti esistenziali, ma piuttosto sociali e drammatici. Liza di Lambeth peraltro è il primo scritto dell’autore e, grazie al successo che ebbe fin da subito, lo convinse a lasciare la carriera di medico per dedicarsi a quella di scrittore, che avrebbe portato avanti fino alla fine della vita.

Ecco la trama sintetica di Liza di Lambeth: siamo in un sobborgo di Londra, Lambeth per l’appunto, alla fine del diciannovesimo secolo, e siamo alle prese col micromondo proletario e operaio di un quartiere ben preciso, quasi mondo nel mondo, dove tutti si conoscono bene e in cui il giudizio sociale è tanto forte da determinare i destini di una persona.
Almeno è quanto il romanzo sembra tratteggiare, nell’accompagnare la relazione adulterina tra la giovane Liza, appena diciottenne, e il maturo Jim, quasi quarantenne… relazione che terminerà in dramma, per l’appunto.

Laddove invece il libro era iniziato con un’atmosfera gioiosa, quasi da sagra di paese, con Liza, da tutti conosciuta e ambita perché bella, che sgambettava per le strade del rione, ballando e cantando insieme agli altri ragazzi e ragazze della zona.

Al tempo Liza di Lambeth fece scalpore per la sua schiettezza nel raccontare una storia realistica, profondamente calata in un contesto sociale non degradato, ma certo non nobiliare, e nemmeno agiato. La critica di allora si divise nella considerazione di questo romanzo breve, mentre il pubblico apprezzò, tanto che la fama non tardò ad arrivare per Maugham.

Personalmente, ho gradito a sufficienza questo libro, anche se a dire il vero non amo troppo drammi e contro-drammi.
Ma, se capiterà, concederò un’altra chance a William Somerset Maugham, scrittore di valore.

Fosco Del Nero


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