Il cammino del mago

Titolo: Peter Camenzind (Peter Camenzind).
Scrittore: Hermann Hesse.
Genere: drammatico, psicologico, esistenziale.
Editore: Mondadori.
Anno: 1904.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Hermann Hesse è famoso soprattutto per le sue opere più mature: Siddharta (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930), Il giuoco delle perle di vetro (1943).
Tuttavia, egli ha scritto molto, e fin dalla gioventù; il libro recensito oggi, Peter Camenzind, è stato scritto quando l’autore aveva 27 anni.

Hesse ha avuto una vita difficile e travagliata, e ciò si evince chiaramente dai suoi testi, così come in essi si scorge chiaramente la sua ricerca, la sua aspirazione, il suo anelito verso qualcosa di più alto e meno miserevole.

Senza dubbio ciò si nota nei testi più avanzati, che sono avanzati sia in senso cronologico che in senso esistenziale, come ad esempio Il giuoco delle perle di vetro, sorta di summa della ricerca interiore del letterato, ma si intravede con nettezza anche in questo Peter Camenzind.

Ecco in sintesi la trama del breve romanzo di Hesse: Peter Camenzind è un giovane nato in un piccolo paese svizzero di montagna, Nimikon, e che ha una spiccata predilezione per la natura, l’aria aperta e il vagabondaggio. Non ci vorrà molto prima che egli, dotato di una cultura nettamente superiore rispetto ai suoi compaesani, lasci il paese, per finire a vivere in vari posti, da Zurigo a Basilea, fino all’Italia centro-settentrionale.
Alcune delusioni amorose, nonché una sorta di incapacità di fondo di vivere, lo portano prima ad eccedere con l’alcol e poi a una vita riservata e quasi monacale… e non a caso egli finisce anche ad Assisi a studiare la vita e le virtù di San Francesco, in primis la compassione, che riuscirà poi ad applicare nella sua vita, pur tra altre delusioni e piccole felicità.

Cominciamo intanto col dire che Peter Camenzind è un libro scritto bene, cosa non scontata (in generale, dico, mentre con i grandi autori si va quasi sempre sul sicuro). 
La seconda cosa da dire è che il romanzo ha una nota di fondo di tristezza e di senso di incompletezza che lo rende assai malinconico, nonostante ciò che il protagonista sviluppa nella sua vita… e qualcosa sviluppa, anche se non tantissimo, e certo non tutto.

Va da sé che il percorso di Camenzind è il percorso dello stesso Hermann Hesse, o perlomeno il suo percorso fino a quel momento… e in effetti, contando che non si tratta di un autore qualunque ma di un autore impegnato in un sentiero di ricerca interiore, sarebbe il caso di leggersi i suoi libri in ordine cronologico… cosa che non farò dal momento che ho già qui Siddharta e Narciso e Boccadoro, mentre d’altronde Il giuoco delle perle di vetro l’ho ascoltato in un lungo audiolibro, per cui è come se l’avessi letto (ma un giorno leggerò anche quello).

Curiosità: nello stesso anno di pubblicazione di Peter Camenzind, Hesse ha pubblicato un saggio biografico su San Francesco d’Assisi, a riprova della sua ricerca e della tendenza autobiografica dei suoi romanzi.

Andando a concludere, ho gradito discretamente Peter Camenzind, ma più per gli aspetti letterari e culturali che non contenutistici. Per quelli, mi attendo un Hermann Hesse più “avanti” nei suoi libri successivi, a partire da Siddharta che leggerò a breve (anche di quello in passato avevo ascoltato, e più volte, un audiolibro integrale, per cui di fatto lo conosco già bene).

Fosco Del Nero


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Titolo: Il vagabondo.
Scrittore: Hermann Hesse.
Genere: saggistica, viaggio, psicologia.
Editore: Newton Compton.
Anno: 1896-1919.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


Non credo che Hermann Hesse abbia bisogno di presentazioni; non tanto per il Premio Nobel per la letteratura vinto nel 1946, quanto per il fatto di aver scritto alcuni romanzi entrati letteralmente nella storia, e non solo della letteratura, ma della coscienza e dell’immaginario collettivo.
Si pensi a SiddhartaNarciso e Boccadoro, Il lupo della steppa, Il giuoco delle perle di vetro.

Tra i suoi romanzi, ce n’è uno intitolato Storia di un vagabondo… che è quello che pensavo che mi stessi accingendo a leggere, per quanto con un titolo leggermente diverso, Il vagabondo.

Viceversa, il volume che avevo in mano non era la suddetta opera di Hesse, ma una serie di suoi scritti, articoli, poesie o brani tratti da alcuni suoi libri, sul tema del viaggio e dell’esplorazione, esteriore e interiore.

Il tema è invero interessante, ma ciò non toglie che quella della casa editrice sia una manovra truffaldina e manipolatrice, atta a ingannare i suoi lettori… cosa che parla da sé della sua qualità, difatti contestata da diversi punti di vista, a cominciare dalle traduzioni, ma che dalla sua aveva il fatto di proporre letteratura classica, di ogni genere, a bassissimo prezzo e in edizioni super-economiche. In effetti, da adolescente ero un accanito lettore delle pubblicazioni Newton Compton, di genere fantascientifico, fantasy, orrorifico, ma anche dei classici, che per l’appunto mi potevo procurare a basso costo. Pro e contro come sempre.

Ma torniamo al libro Il vagabondo: dopo un’introduzione e una nota bibliografica, che sono in realtà piuttosto lunghi e riducono a sole sessanta pagine il contenuto vero e proprio dell’opera (al posto delle cento promesse in copertina… a proposito di essere cristallini e onesti), si arriva ai ventitrè brani proposti, che come detto spaziano dagli articoli alle poesie, e spaziano anche temporalmente, dal 1896 al 1919, nonché geograficamente, per quanto vi siano due luoghi ad avere preminenza, i quali entrambi sono stati importanti per la vita e la carriera di Hesse: l’Italia e l’India.

Oltre a poesie e articoli, nel catino viene buttato anche qualche brano dei suoi libri minori, come Novalis, Knulp, Hermann Lauscher.

Per quanto l’opera sia spuria e editorialmente discutibile, si tratta comunque di Hermann Hesse, ossia di una persona colta, intelligente, con una notevole apertura mentale e con una predisposizione agli apprendimenti esistenziali… che però si vedono poco in questi brani, come pure nelle sue opere successive e finali risultano solo parzialmente acquisiti, e infatti Hesse ha avuto una vita a dir poco frastagliata e incerta.

Ma ha dato così tanto all’umanità che certamente glielo si può perdonare.
Nel complesso, questo Il vagabondo è sufficientemente interessante, anche se il grosso di Hesse è ovviamente altrove.
Nel blog seguiranno a breve le recensioni di Peter Camenzind, Narciso e Boccadoro e Siddharta… e probabilmente anche di qualcos'altro in un futuro più remoto.

Fosco Del Nero


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