Il cammino del mago

Titolo: Luci dell’impero - Monster blood tattoo 2 (Monster blood tattoo - Book 2 - Lamplighter).
Scrittore: D.M. Cornish.
Genere: fantasy, fantastico, avventura.
Editore: De Agostini.
Anno: 2008.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


In Italia la trilogia di Monster blood tattoo, scritta dall’australiano D.M. Cornish, non è molto nota, per utilizzare un eufemismo, e io stesso, prima di trovare casualmente i suoi romanzi in un cassone di vecchi libri scontati in un supermercato, non lo avevo mai sentito nominare. Questo nonostante la pubblicazione italiana presso un editore di spicco come De Agostini.
Viceversa, credo che nel mondo anglosassone abbia avuto un discreto successo.

Forse ha pesato negativamente il fatto che il libro sia stato presentato come un fantasy per bambini, tanto che su Amazon si parla di fantasy per bambini dai 9 ai 13 anni: una follia.

Intanto, i veri fantasy, quelli di valore, sono senza età, e penso ai vari Lo hobbitLa storia infinita, Il mago di Oz, Alice nel paese delle meraviglie, I viaggi di Gulliver, e via discorrendo.

In secondo luogo, definire la trilogia di Monster blood tattoo come prodotto per l’infanzia è semplicemente un non senso.
Ok, il protagonista è un ragazzino, ma ciò va di moda da mezzo secolo a questa parte, e il fattore, passato per Il signore degli Anelli e consimili, è stato recentemente vivificato dal fenomeno di Harry Potter, ma non si può riferire in automatico l’età del protagonista al target di pubblico; è persino puerile sottolinearlo.

E si da il caso che lo stile di scrittura di D.M. Cornish è assai ricercato: linguaggio colto, termini inventati o desueti (probabilmente il lavoro di traduzione e adattamento è stato notevole,e ben fatto a occhio), tematiche non facili ed eventi a tratti inquietanti, una venatura quasi horror (“demortati” e dintorni).

Al di là di qualche scena truculenta o triste, comunque, presente sia nel primo romanzo Io sono Rossamund sia in questo secondo Luci dell’impero, è proprio lo stile dello scrittore a non essere infantile, e anzi probabilmente risulterebbe pesante e indigesto a molti adulti, la gran parte senza dubbio.

A me è piaciuto molto, invece, giacché amo i linguaggi sofisticati e originali, come è piaciuta molto l’ambientazione di sottofondo: Cornish costruisce letteralmente un mondo ampio e credibile, aiutato in questo anche da un corredo extra non da poco: le sue stesse illustrazioni, un ricco dizionario, mappe di regioni e posti, esempi di abbigliamento, calendario, etc.
Tanto che l’appendice è lunga ben 110 pagine, mentre il romanzo 310: una proporzione simile a quella del primo romanzo, per la cronaca.

E passiamo ora alla tram: avevamo lasciato Rosamund Bookchild appena arrivato a Winstermill, la scuola di addestramento per i lampionai dell’Impero, dopo il suo lungo e periglioso viaggio dalla Stimata Società Nautica per Trovatelli di Madame Opera (e già chiamare un posto in questo modo mi ha reso simpatico lo scrittore per il suo coraggio e la sua originalità), fatto di agguati dei lestes e di conoscenze interessanti, come quella dell’ammazzamostri Europe.

In questo nuovo episodio, invece, gli sparring partner di Rossamund sono il vedente Sebastipole, già incontrato nel primo libro, e l’apprendista di nobili origini Threnody.

L’intero romanzo si svolge all’intero della scuola di addestramento, e dunque cozza parecchio con la precedente ambientazione, viceversa assai vasta a mutevole, in cui si passava da ambiente ad ambiente… ma il passaggio non ne soffre, e anzi forse ci guadagna, tanto che ho gradito un poco di più questo secondo libro rispetto al primo, comunque buono.

E tanto che andrò subito a completare la trilogia, leggendo il successivo All’ombra dell’Imperatore, senza metter in mezzo altri libri, segno che la saga  mi ha conquistato.

Anche stavolta siamo di fronte a un finale parziale, come ormai di moda nella letteratura fantasy, ma perlomeno la saga si compone di soli tre libri, e non di sette, che pare essere il minimo ai tempi d’oggi, e comunque è un finale sufficientemente conclusivo, con Rossamund che sta terminando il suo periodo di apprendistato, e si avvia a iniziare a servire l’Imperatore come lampista in qualche regione dell’Impero.

E, va da sé, durante tale fase di apprendistato non sono mancati i colpi di scena… col libro che si chiude proprio con uno di essi.

D.M. Cornish si conferma autore validissimo… e pure illustratore dall’ottima caratterizzazione.

Fosco Del Nero


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Titolo: Selvaggio west - Time machine 4 (Wild west rider - Time machine).
Scrittore: Stephen Overholser.
Genere: librogame, avventura, storia.
Editore: E.L.
Anno: 1985.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Con Selvaggio west sono arrivato al quarto volume della serie di librogame Time machine.
I primi tre sono stati L’età dei dinosauriLe sorgenti del Nilo Sulle navi pirata, col secondo che è stato quello che ha riscosso il maggior gradimento…

… vediamo come è andata con Selvaggio west, scritto da tale Stephen Overholser.

“West”, quindi l’ambientazione è chiara: il Nord America dell’800, con la missione del libro che è quella di scoprire come mai il mezzo di comunicazione a distanza del pony express, che tagliava il continente da est e ovest e che era sembrato un mezzo di comunicazione così veloce, ha smesso di operare dopo nemmeno due anni da che aveva preso avvio, nel 1861.
Colpa degli indiani, delle mandrie di bufali, delle avversità naturali e metereologiche, o ancora per colpa del treno, del telegrafo o della Guerra Civile Americana, avviata nel 1861 e terminata nel 1865?

A noi scoprirlo partendo da una diligenza, trovando la rotta di pony express, parlando con chi proprio lì ha vissuto la storia: commercianti, politici, giornalisti, locandieri e ovviamente furfanti.

Il libro è piccolino come da tradizione della serie Time machine, e forse ancora più breve dei suoi predecessori… o almeno mi è sembrato ad occhio durante la lettura. O forse non è più breve come lunghezza, ma come possibilità di evoluzione del racconto, che tutto sommato è piuttosto direzionata e quindi priva di reali alternative.

Sarò sincero: un po’ per questa sensazione di brevità, un po’ per non esser mai stato un appassionato delle ambientazioni western, tra pistoleri e indiani, saloon e diligenze (in realtà non ci sono saloon nel testo, ma l’atmosfera è quella), Selvaggio west non mi ha entusiasmato, per quanto comunque mi è piaciucchiato.
Rimane però fermo un punto: al di là che l’ambientazione tocchi più o meno le proprie corde, i librogame della serie Time machine sono agili e gradevoli, e per di più educativi e assai informativi, fatto certamente meritorio.
Adesso, per esempio, ne so molto più di prima della storia del pony express americano.

Fosco Del Nero


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