Il cammino del mago

Titolo: Il mostro di Loch Ness - Compact 1 (Assignment Loch Ness - Compact 1).
Scrittore: Stephen Thraves.
Genere: librogame, avventura.
Editore: E.L.
Anno: 1993.
Voto: 5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Il mostro di Loch Ness è il primo librogame che leggo della serie Compact, serie famosa non tanto per la qualità media dei suoi librigame, ma per altri due fattori:
- il fatto che si tratta di librogame tascabili, nel vero senso della parola, e dunque ancora più piccoli dei vari Detectives Club o Avventure stellari o Time machine,
- il fatto che si tratta probabilmente dei libri più costosi nel mercato dell’usato, con punte di vendita che rasentano la follia (a cominciare dal famoso Sfida di coppa).

Ma non occupiamoci dei fattori i contorno, e andiamo direttamente al testo in sé.
L’autore, Stephen Thraves, scrive un librogame che parte simpatico e anche originale, con i tre documenti visivi stampati nei risvolti delle copertine pieghevoli e che si amalgamo nell’avventura, la quale è simpatica anch’essa.

Prende ovviamente le mosse dal famoso mostro di Loch Ness, nome che si riferisce a un lago della Scozia, e dall’incariso dato a un novello reporter di portare al giornale delle foto del suddetto mostro, fatto che peraltro è ben integrato visivamente con le numerose possibili foto scattate dal reporter in questione, e certamente non tutte destinate al mostro; ci passano barche, pescatori, pesci, uccelli, etc.

Visivamente ed editorialmente, Il mostro di Loch Ness è un ottimo prodotto: piccolino ma molto ben curato nel formato, nella stampa e nelle numerose immagini all’interno.
Anche l’avventura, per quanto breve e piuttosto breve, è caruccia…

… peccato che è tutto un po’ infantile e semplicistico, a cominciare dal prologo in cui due cronisti rivali rubano le macchine fotografiche e addirittura arrivano a sequestrare il rivale. E persino a travestirsi a più riprese pur di fargli dispetti!

Insomma, come livello di infantilismo siamo ben al di sotto di Detectives Club, e molto al di sotto pure come umorismo, simpatia ed enigmi. Anzi, qua si va praticamente a caso, e non si è premiati mai se non dal caso, per l’appunto.

Rimane il libriccino di bel formato e poco più.

Fosco Del Nero

Titolo: La spada infranta - Saga della spada delle rune 3 (Broken blade).
Scrittore: Ann Marston.
Genere: fantasy, avventura, drammatico.
Editore: Tea.
Anno: 1998.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.


Avevo cercato La spada delle rune in quanto mi era stato consigliato come testo fantasy scritto molto bene, e giacché mi ero procurato il volume con l’intera trilogia di Ann Marston, ossia La spada delle rune, Il Re d’Occidente e La spada infranta, e giacché il primo romanzo mi era piaciuto discretamente, avevo proseguito la lettura col secondo e col terzo.

Ma, ahimé, il secondo e il terzo mi sono piaciuti meno del primo, che già avevo valutato come non imperdibile.

Effettivamente, i libri sono scritti davvero bene, con un linguaggio pulito, ordinato e molto descrittivo, tuttavia a non avermi impressionato non è stato lo stile, ma proprio il contenuto.

La spada infranta si sposta un paio di decenni dopo Il Re d’Occidente, il quale a sua volta seguiva di un paio di decenni La spada delle rune, col risultato che ogni libro ha descritto le avventure di una generazione, con genitori e nonni divenuti man mano sfondo.

La protagonista centrale di questa storia è Brynda al Keylan, figlia di Keylan, sorella di Brennan e Behancoran di Tiegan, paladini dell’isola di Celi e nemici degli invasori Maedun, che già avevano tentato l’invasione in passato, respinti, e che ci riprovano ora, forti di una Francia potente, di un Hakkar ancora più potente e di un infido Mikal che fungerà da grimaldello. Sul terreno di battaglia due eserciti contrapposti, ma soprattutto due magie contrapposte, una dolce e gentile e l’altra aggressiva e mortifera.

L’elemento migliore de La spada infranta, e dell’intera Saga della spada delle rune, è proprio il linguaggio: elegante, preciso, mai fuori posto, anche se pure, per suo stile, ricco di subordinate e molto descrittivo, cosa che potrebbe non piacere a tutti. Anche la tensione emotiva del narrato è sufficientemente vivida.

Veniamo ora ai contro, che sono più dei pro.
La trama tutto sommato è trascurabile, con un popolo che lotta contro l’altro da decine di anni, e i figli che ereditano dai genitori una certa missione.
I personaggi sono molti ma non tutti ben caratterizzati, tanto che si tende a fare confusione tra di loro, anche per via di nomi di persona molto simili e non tanto chiari (Tiernyn, Tiegan, Brynda, Brennen, Keylan, Kerri, etc, senza contare quelli un po’ ridicoli come Francia in questo romanzo oppure Mouse nel primo libro).
Alcuni momenti della trama-sceneggiatura sono forzati, e questo vale per l’intera trilogia (ad esempio, prigionieri che fuggono per via della grande ingenuità dei rapitori).
Il mondo descritto è sufficientemente credibile, ma non molto profondo a livello di cultura, racconti, elementi secondari: è come se la telecamera seguisse solo la vicenda del protagonista e il resto non esistesse.
La storia, in definitiva, non è troppo originale: c’è spada, c’è magia, ci sono buoni e ci sono cattivi, tutto qui.

Il che è andato anche abbastanza bene nel primo romanzo, La spada delle rune, dal momento che esso si presentava vivace e gustoso soprattutto per il rapporto conflittuale tra due dei tre protagonisti, ma che è andato meno bene nei due seguiti. Probabilmente l’autrice nel terzo romanzo ha cercato di correre ai ripari, proponendo un rapporto conflittuale tra un uomo e una donna simile a quello del primo libro, e che nel secondo mancava, ma non riuscendo totalmente nel suo intento. 

Insomma, nel complesso la Saga della spada delle rune non è un’opera malvagia, e anzi si distingue per una scrittura di ottimo livello qualitativo, ma non impressiona né si distingue in nessun altro modo, risultando alla fine una trilogia di valore sufficiente o poco meno, certamente non irrinunciabile.

Fosco Del Nero


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