Il cammino del mago

Titolo: La storia infinita (Die unendliche geschichte).
Scrittore: Michael Ende.
Genere: fantasy.
Editore: Longanesi - Superpocket
Anno: 1979.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Questa è la terza volta che leggo La storia infinita, il celebre romanzo di Michael Ende reso ancora più celebre dalla conversione cinematografica dell’omonimo film del 1984.

Tuttavia, non lo avevo ancora recensito perché la prima volta fu molti anni prima di aprire il blog Libri e romanzi, e la seconda volta idem… o forse l’avevo già avviato ma dimenticai di recensirlo.

Ad ogni modo, eccoci alla terza. Che, peraltro, segue altri due libri di Michael Ende: Lo specchio nello specchio, un’ottima raccolta di racconti, e Momo, un romanzo fantastico rivolto prevalentemente all’infanzia-adolescenza, e che peraltro ha ispirato un film d’animazione italiano.

Ma torniamo a La storia infinita, e passiamo molto brevemente alla trama: un giorno Bastiano Baldassarre Bucci, un bambino un po’ goffo e debole, tanto da essere spesso vittima di bulli, non va a lezione e invece si rifugia nella soffitta della scuola a leggere un libro che aveva rubato nella libreria del signor Coriandoli. Il libro si intitola La storia infinita, reca nella copertina l’immagine di due serpenti che si mordono la coda a vicenda (una sorta di versione duale del serpente Ouroboros), e soprattutto ha il potere di trascinare nelle vicende il giovane Bastiano… molto più di quanto egli si sarebbe aspettato.

È così che egli conosce il coraggioso Atreiu, il drago della fortuna Fucus, l’Infanta Imperatrice, nonché tanti altri personaggi, talmente tanti e con talmente tante vicende che non è possibile riassumerle in breve.
Viceversa, in breve è possibile dire che l’intervento di Bastiano sarà necessario per la salvezza del regno di Fantasia, il regno descritto per l’appunto dal tomo in questione, mentre poi l’intervento di Atreiu sarà necessario per la salvezza di Bastiano (e i due paiono legati a doppio filo, come pare suggerire lo specchio dell’Oracolo, il quale ad Atreiu mostra proprio l’immagine di Bastiano in luogo della propria).

Intanto, una prima cosa va detta: il famoso e omonimo film descrive solo metà del romanzo (il resto lo lascia al seguito La storia infinita 2, che però pare sia un film orrido tanto quanto La storia infinita 3)… e per certi versi ha fatto bene, visto che si tratta della parte più bella e ispirata del romanzo, che in effetti avrebbe potuto finire lì con una lieve e trascurabile variazione della trama.

Invece, ciò che segue da lì in poi risulta meno brillante e coinvolgente di quanto lo ha preceduto... intendo, nel complesso, mentre singoli spunti di valore si trovano sparsi in tutto il romanzo.

Tuttavia, la parte più formativa, ispirata e persino educativa del libro sta nella prima parte, che in effetti da sola si meriterebbe una valutazione elevatissima; frenata tuttavia dalla seconda metà. 

Comunque, La storia infinita di Michael Ende è uno di quei libri che vale assolutamente la pena di leggere, e non a caso ha avuto e continua ad avere un successo planetario.

Fosco Del Nero


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Titolo: Lo smeraldo del fiume nero - Sherlock Holmes 2 (The black river emerald).
Scrittore: Gerald Lientz.
Genere: librogame, giallo.
Editore: Edizioni E.L.
Anno: 1987.
Voto: 4.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Giacché il primo librogame della serie Sherlock Holmes, ossia Omicidio al Diogenes Club, mi era piaciuto molto, sono passato senza indugio al secondo, Lo smeraldo del fiume nero.

Il quale, tuttavia, e lo dico subito, mi ha deluso parecchio.

Intanto, il libro si presenta molto ridotto come numero di pagine rispetto al suo predecessore, che conteneva due avventure, e difatti Lo smeraldo del fiume nero ne contiene solo una.
Vabbé, poco male, in fin dei conti era una stranezza la presenza di due storie diverse nel medesimo librogame.

Il problema è che Lo smeraldo del fiume nero è proprio peggiore come strutturazione… e non a caso è cambiato l’autore: siamo passati da tale Gerald Lientz a tale Peter Ryan, e il cambio evidentemente non ha giovato alla qualità del libro.

È rimasto il sistema degli indizi, ma utilizzato in modo meno convincente, e in più sono sparite le decisioni e le deduzioni, e quindi il corpus di possibilità che mi aveva colpito così in positivo nel primo libro è svanito, sostituito da qualcosa di più blando e meno efficace.
Per di più, la storia avanza per conto suo, con pochissima influenza da parte del lettore-giocatore, demandata tra l’altro alla fortuna nel tirare i dati.

Inoltre, è meno convincente anche la storia di per sé, e anzi piuttosto prevedibile da un lato, ma davvero poco probabile e persino puerile dall’altro: un ragazzino che indaga sul furto di uno smeraldo all’interno del suo college, ma anche a spasso per Londra, e persino contro degli indios mezzo selvaggi che per recuperare la pietra rubata hanno attraversato l’oceano fino all’Inghilterra.
Sembra quasi un’avventura dei ragazzini della serie di Detectives Club… ma più semplice e senza umorismo e divertimento, ossia senza il suo elemento positivo.

Insomma, in questo Lo smeraldo del fiume nero tutto sembra traballante, e la differenza con l’ottimo esordio di Omicidio al Diogenes Club è davvero netta, e purtroppo in negativo. E certamente non è un caso che a Peter Ryan non sia più dato spazio nella serie, mentre Gerald Lientz abbia firmato altri quattro libri: Sherlock Holmes 3 - Il caso Milverton, Sherlock Holmes 4 - Watson sotto accusa, Sherlock Holmes 6 - Un duello d'altri tempi, Sherlock Holmes 8 - L'erede scomparso (i rimanenti Sherlock Holmes 5 - I Dinamitardi e Sherlock Holmes 7 - Intrigo a Buckingham Palace sono viceversa firmati da Milt Creighton).
In conclusione, non incontrerò più Peter Ryan, ma gli altri due autori sì.

Fosco Del Nero


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Titolo: La preghiera segreta (The secret prayer).
Scrittore: Joe Vitale.
Genere: saggistica, esistenziale.
Editore: Uno Editori.
Anno: 2015.
Dove lo trovi: qui.



Il post odierno è un’anticipazione dell’ultimo libro di Joe Vitale, in imminente uscita in Italia, dopo aver riscosso un buon successo in patria: il titolo dei codesto libro è La preghiera segreta, sottotitolo “La formula dei Tre Passi per attrarre miracoli”.

E già qui abbiamo il solito Vitale: titoli ad effetto ed estremamente popolustici, ad ampio target.
E, seppur il libro non è ancora uscito in Italia, possiamo star certi di un altro punto fermo di Joe Vitale: la forte autoreferenzialità e autopubblicizzazione: in ogni suo libro vi sono non meno di quaranta riferimenti ad altri suoi libri, video, seminari, etc. È proprio una specie di tassa, prevista per legge; se non ne mette minimo quaranta lo arrestano.

Questo, per la cronaca, è il motivo, o uno dei motivi, per cui a tanti lettori italiani, poco avvezzi all’autoreferenzialità americana, Joe Vitale non piace

 … e per certi versi è un peccato, giacché i suoi libri, per quanto non troppo lunghi e anche piuttosto monotematici (nel senso che in ogni libri porta avanti un paio di concetti e basta, tra teoria, pratica, esempi, esercizi, casi di suoi conoscenti, etc), contengono sempre, invariabilmente, spunti di vale. 

Ricordiamoci sempre che è stato lui a diffondere la versione famosa dell’hoponopono (in Zero limits), e che ha scritto libri di ottima sintesi come Corso di risveglio.

Poi, lo so, si autopubblicizza un sacco, il succo di ogni suo libro potrebbe stare probabilmente in dieci pagine, punta molto su legge di attrazione, manifestazione e ricchezza… ma a volte ho l’impressione che sia una sorta di specchietto per le allodole, per attirare molta gente.

E a questa gente, nel mentre, insegna cosa importanti, per quanto semplici.

Ecco perché, nonostante alcune cose un po' così, ritengo comunque Joe Vitale un autore di valore, e il suo venturo La preghiera segreta un testo che sarà probabilmente interessante… nonostante titolo e sottotitolo.

Fosco Del Nero


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Titolo: L'arte dei desideri.
Autori: Igor Sibaldi, Maura Gancitano, Andrea Colamedici.
Genere: saggistica, spiritualità, esistenza.
Editore: Macro Video.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Su Libri e Romanzi non è mai apparso Igor Sibaldi, famoso autore e conferenziere italiano che viceversa è apparso diverse volte sul mio sito Una vita fantastica, dedicato per l’appunto alle tematiche esistenziali.

Questa è dunque una prima volta, e lo è con il seminario in dvd L'arte dei desideri, che peraltro vede altri due protagonisti: Maura Gancitano e Andrea Colamedici, altri due autori del settore, per quanto meno noti e importanti del primo citato. 

Abbiamo, dunque, tre autori nello stesso seminario-videocorso, per un totale di circa 200 minuti.

Il dvd L'arte dei desideri porta un sottotitolo, utile a chiarirne i contenuti: “Conversazioni sul futuro, il coraggio e la libertà”.
In esso dunque si parla della libertà intesa come coraggio e capacità interiore di andare verso i propri desideri… e già essere consapevoli di quali sono è già una direzione che non tutti hanno ben presente. 

Sibaldi non esita a definire il desiderare una capacità innata dell’essere umano, nonché indispensabile, il che da solo illustra quanta importanza dia il succitato autore a codesto argomento.

Il tema dei desideri, peraltro, è piuttosto ambiguo, specie all’interno del settore della spiritualità, e difatti i tre autori finiscono per tracciare, a modo loro, una sorta di visione generale dell’ambito della spiritualità e del suo stato di salute al giorno oggi, in cui a una crescente domanda è corrisposta, da perfetta legge del mercato, un’accresciuta risposta in termini di prodotti proposti: libri, video, audio, seminari dal vivo, etc. 

In conclusione, L'arte dei desideri del trio Igor Sibaldi-Maura Gancitano-Andrea Colamedici è un prodotto che certamente interesserà svariate categorie di persone: i fan storici di Sibaldi, numerosi, ma anche chi è interessato in linea generale agli argomenti esposti e magari vuole avere idee un po’ più chiare riguardo al desiderio, ai suoi desideri, e al processo del desiderare (e dell’ottenere).

Nel caso, buona visione con il dvd.

Fosco Del Nero


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Titolo: City (City).
Scrittore: Alessandro Baricco.
Genere: commedia, drammatico, surreale.
Editore: RCS - Superpocket.
Anno: 1999.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.



Avevo a casa da oramai molto tempo City di Alessandro Baricco, acquistato tanti anni fa nell’edizione Superpocket, che riuniva in una sola collana libri di molti generi, narrativa e saggistica, fantasy e horror, commedia e drammatici, accomunati da un unico elemento, che poi dovrebbe essere l’elemento cui dare maggior attenzione: la qualità del libro.

Non a caso, in quella collana figuravano ottimi libri come La storia infinita di Michael Ende, Il nome della rosa di Umberto Eco, A volte ritornano di Stephen King, L’enigma del solitario di Joseph Gaardner, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Robert Pirsig, Ballata di ogni donna di Erica JongIn Asia di Tiziano Terzani.

L’ultimo che mi sono letto della suddetta collana è L’enigma del solitario, che avevo comprato anch’esso molti anni fa ma che mi sono letto solo di recente… trovandovi l’ennesimo libro di grande qualità.

A questo punto mi sono deciso a “far fuori” anche gli altri libri della collana che non avevo letto, partendo da City di Baricco, che a dire il vero al tempo iniziai a leggere, salvo poi metterlo da parte perché l’inizio non mi aveva convinto.

Ci ho riprovato adesso con più convinzione, ma purtroppo con gli stessi risultati, e City, che stavolta ho letto tutto, non mi è piaciuto per niente.

Intanto, lo stile di scrittura di Baricco non fa per me: troppo spezzettato, troppo scoordinato, pieno di dialoghi non credibili, per quanto a tratti divertenti.
Ma sarei anche passato sopra lo stile, che in fondo è personale, se il romanzo avesse avuto una trama più corposa e profonda, e invece da un lato, per quanto riguarda la storia principale, gioca per buona parte su cliché e personaggi stereotipati (il padre lontano, il figlio genio incompreso con qualche problema, la ragazza con un vuoto interiore, etc), mentre dall’altro lato, per quanto riguarda le storie accessorie, non è che interessi e convinca più di tanto, né sul versante boxe né sul versante western.

Il finale, poi, mi ha convinto ancora meno, davvero scialbo… e peraltro ci ho messo un po’ ad arrivarci, pur essendo il libro non troppo lungo (invece L’enigma del solitario me lo sono divorato, per fare un raffronto recente, e ci ho messo di meno pure per Impronte degli Dei di Hancock, lungo 700 pagine!).

A mio modo di vedere, ovviamente, e peraltro sono sicuro che il modo di scrivere di Baricco piaccia a molti, giacché si tratta di uno scrittore affermato.
E che peraltro è stato inserito in una collana dalla qualità media molto alta, per cui qualcosa di buono avrà certamente.

Diciamo allora che è qualcosa che a me non serve, tanto che la cosa che mi è piaciuta di più di City è la copertina.

Fosco Del Nero


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Titolo: George Harrison - My sweet lord: la via della spiritualità.
Scrittore: Capitanata, Sergio D'Alesio.
Genere: saggistica, biografia, cd musicale.
Editore: Capitanart.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.



Il post odierno è una preview, e riguarda un libro con cd musicale appena uscito: George Harrison - My sweet lord: la via della spiritualità, prodotto dal duo Sergio D'Alesio e Capitanata.
Il primo un critico musicale e il secondo un musicista, musicoterapeuta e produttore musicale.

Come facilmente intuibile dal titolo, il libro, con annesso cd, è dedicato alla figura di George Harrison, il più mistico del Beatles, che portò nel suo lavoro, nella sua musica e di quella di tutto il gruppo, nonché nella cultura occidentale, il suo forte interesse per la ricerca spirituale, per il viaggio esplorativo (interiore ed esteriore: famosa la sua ricerca in India, nonché i ritiri spirituali cui partecipava da solo o con gli altri Beatles), e per i testi sacri induisti.

In particolare, egli fu colpito dai discorsi e dalla figura di Maharishi Manesh Yogi, il mistico indiano ideatore dell’oggi famosa tecnica di meditazione trascendentale, che seguì in Inghilterra, in Galles, e pure in India (famoso il ritiro di tre mesi con il gruppo dei Beatles al completo).

In tutto ciò, facile ipotizzare e constatare una forte influenza nel pubblico giovanile di quegli anni di tutto il mondo occidentale, europeo e americano.
I Beatles, in tal senso, e George Harrison in particolare, hanno sparso semi per il mondo, che negli anni e nei decenni successivo hanno attecchito…

… nella direzione della meditazione, dello yoga, della ricerca interiore, dello studio dei testi sacri orientali, nell’esperienza negli ashram, etc.

Di ciò parla il libro George Harrison - My sweet lord: la via della spiritualità, cui si unisce un cd di dieci brani, registrato in India, nel Sun Temple vicino alla città sacra di Puri, e progettato come mezzo di rilassamento e di esplorazione interiore, oltre che nato come tributo all'artista inglese.
I dieci brani sono stati composti dai seguenti artisti: Deva Raja, Swamy, Hariprasad, Capitanata, Thea Crudi.

Ecco così che George Harrison - My sweet lord: la via della spiritualità costituisce sia un testo interessante su un pezzo della nostra cultura, tanto occidentale quanto orientale, ma anche uno strumento di lavoro su noi stessi.

Fosco Del Nero


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Titolo: Omicidio al Diogenes Club - Sherlock Holmes 1 (Murder at the Diogenes Club).
Scrittore: Gerald Lientz.
Genere: librogame, giallo.
Editore: Edizioni E.L.
Anno: 1987.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Di recente ho recensito qualche libro game, e precisamente i quattro della serie Oberon (Oberon, il giovane mago e seguenti), i quattro della serie Detectives Club (Il messaggio del morto e seguenti), il primo della serie Asimov Galactic Foundation (L’esodo su Terminus).

Quest’oggi propongo il primo di un’altra serie, anch’essa di tipo investigativo… e ovviamente, esclusa la serie Detectives Club, rimane la serie di Sherlock Holmes, una delle più apprezzate di tutti i librigame delle Edizioni E.L., per quanto rimasta sempre di nicchia perché meno attraente agli occhi dei più rispetto ai fantasy di Lupo Solitario, di Oberon, di Sortilegio, etc.

Lessi Omicidio al Diogenes Club molti anni fa, quando ero adolescente, ma onestamente non mi ricordavo praticamente nulla, nemmeno che il libro in realtà si compone di due indagini, la prima nell’ambiente dei cavalli da corsa e delle scommesse sportive, e la seconda nel Diogenes Club di cui al titolo.

Entrambe le storie sono interessanti e vivaci, e si prestano all’indagine e all’uso della deduzione. Anzi, dal punto di vista strutturale il libro è un mezzo capolavoro considerate le possibili dipanazioni, che l’autore ha risolto tramite l’utilizzo, tutto sommato semplice, di indizi e di decisioni, che rendono la storia attendibile e realistica.
Storia che peraltro richiede che il cervello sia in funzione, con l’obiettivo iniziale che è dunque raggiunto.

Nella vicenda il lettore impersona un cugino del Dottor Watson, un novello investigatore che Sherlock Holmes ha preso sotto la sua ala protettrice per “insegnargli il mestiere”.

L’ambientazione generale è convincente, e la presenza del duo Holmes-Watson, in realtà un duo tra i più famosi di tutta la storia della letteratura, credibile.

Nel complesso, Omicidio al Diogenes Club mi è proprio piaciuto, tanto che credo che mi leggerò anche i successivi libri della serie Sherlock Holmes (attualmente ne ho sette su otto, e trattandosi di libri da collezione non è nemmeno così scontato trovarli tutti).
Tra le serie rilette di recente, questa mi sembra la migliore… in attesa di rileggermi i vari Sortilegio, Grecia antica, Alla corte di re Artù, Lupo Solitario, Guerrieri della strada, Dimensione avventura, etc… 

Fosco Del Nero


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Titolo: Il potere e la magia della gratitudine.
Scrittore: Ivan Nossa.
Genere: saggistica, esistenza.
Editore: Uno Editori.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Il post odierno è una segnalazione di un testo di imminente uscita: Il potere e la magia della gratitudine, scritto da Ivan Nossa.

Se il nome dell’autore non dirà niente a molti, me compreso, il nome di chi ha scritto la prefazione viceversa fornirà molte informazioni, giacché trattasi di Joe Vitale, cosa che, abbinata al titolo del libro, già dice tutto, per chi sa chi è Joe Vitale.

Ma d’altronde, il titolo stesso del libro è abbastanza autoesplicativo, intanto sul genere del testo: siamo nella saggistica, e nella saggistica di genere automigliorativo, in quella che, sulla scia del filone della legge di attrazione, punta all’elevazione delle emozioni e delle energie interne alla persona.

In questo caso, l’emozione cui ci si dedica è evidentemente la gratitudine, alla quale peraltro già altri autori hanno dedicato interi testi: Rhonda Byrne col suo The magic, per esempio, o Fabio Marchesi col suo Grazie.

Ma tanti personaggi e autori del passato hanno rimarcato l’importanza della gratitudine interiore, per cui da questo punto di vista nulla di nuovo.

Nel caso specifico de Il potere e la magia della gratitudine, abbiamo un libro che si promette di fungere da guida per imparare ad applicare tale potere come la chiave fondamentale della propria vita, e quindi a raccogliere i risultati di tale nuova prospettiva.

L’autore si propone dunque di trasmettere la sua visione e il suo metodo basato sulla gratitudine, in questo sostenuto da Joe Vitale che di questo libro dice che “Sono felice di potervi dire che questo libro può trasformare la vostra vita per sempre”.

Se volete dare fiducia a tutti e tre, Ivan Nossa, Joe Vitale e Il potere e la magia della gratitudine, vedete voi.

Ultima precisazione: il testo ha circa 180 ed è edito da Uno Editori.

Fosco Del Nero


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Titolo: Impronte degli Dei (Fingerprints of the Gods).
Scrittore: Graham Hancock.
Genere: storia, archeologia, astronomia.
Editore: Tea.
Anno: 1995.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Avevo a casa ormai da molto tempo Impronte degli dei di Graham Hancock, ma finora non avevo mai avuto il coraggio-motivazione di incominciarne la lettura.
Difatti, pur essendo da molti anni appassionato di ricerche storico-mitologico-archeologico-astronimiche in stile Kolosimo, Sitchin, Von Daniken, ma anche Biglino, Russo, etc, etc, bisogna pur avere la voglia di cominciare un librone di 650 pagine, e scritte pure abbastanza fittamente.

Comunque, alla fine ce l’ho fatta, ed ecco qui la recensione di Impronte degli Dei, che poi era il primo libro che leggevo di Graham Hancock, guru nel campo dell’archeologia di frontiera, se vogliamo definirla così.

Il libro, pur essendo assai lungo, si legge volentieri... cosa che è stata una fantastica notizia, per via di alcuni accorgimenti intelligenti dell’autore.
Intanto, il linguaggio non è un linguaggio pedante da professorone, ciò che aiuta molto. In secondo luogo, i vari capitoli sono relativamente brevi, e non staffilate di 50 pagine ciascuna, che magari non vedi l’ora di terminare.
Infine, il testo è proposto praticamente come un resoconto di viaggio, con l’autore che ha cominciato la sua ricerca in Sud America, per poi spostarsi nell’America Centrale, per dilungarsi infine sull’Egitto.

Anche se occorre dire che nel mentre ci passa un po’ tutto il mondo, e anzi l’autore comincia proprio da alcune mappe misteriose del passato (la mappa di Piri Reis, il mappamondo di Oronzio Fineo, l’atlante di Mercator, la carta di Philippe Buache, etc) e man mano che la sua ricerca va avanti mostra numerosi indizi di come tante antiche civiltà abbiano giovato di residui o insegnamenti di un’unica civiltà ancora più antica, fuori dal radar della storia dell’uomo contemporaneo, ma i cui segni sono rimasti nella mitologia, nell’archeologia e nell’astronomia.

Nel complesso, Impronte degli Dei è un lavorone, che giustifica pienamente il grande successo ottenuto nel mondo da Graham Hancock, e che certamente non mancherà di interessare il lettore di turno, a sua volta interessato a queste tematiche… nonché ad avere un’idea più chiara e coerente del passato dell’umanità.

A chi avrà il coraggio, buona lettura.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’enigma del solitario (Kabalmysteriet).
Scrittore: Jostein Gaarder.
Genere: surreale, psicologico, esistenziale.
Editore: Tea.
Anno: 1990.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Avevo acquistato L’enigma del solitario di Jostein Gaarder tanti anni fa, quando ero ragazzino e ogni tanto acquistavo uno dei volumi economici della serie Superpocket.
Tuttavia, lo avevo messo da parte senza mai leggerlo, fino ad ora.

Ebbene, mi sono trovato davanti un libro eccellente, davvero una bella sorpresa per me che non avevo mai letto nulla di Jostein Gaarder, autore pur famoso per via di libri come Il mondo di Sofia o questo stesso L’enigma del solitario, scritto nel 1990 e etichettato spesso come romanzo filosofico, non senza ragioni.

Ma partiamo dalla struttura narrativa, che vede due storie andare avanti parallele, per poi incrociarsi in modo davvero brillante e impeccabile: una storia è quella di Hans-Thomas e di suo padre (che il bambino chiama “pater”, giusto per sottolineare da subito la natura impegnata del teso), i quali partono dalla Norvegia per andare alla ricerca della madre-moglie, che li aveva abbandonati anni prima per poi finire a fare la modella in Grecia.
La seconda storia è invece una storia di panettieri, di nani, di libri nel panino, di lenti d’ingrandimento ricavate da vasi di pesci, di gazzosa purpurea, di isola misteriosa… e di mazzi di carte, jolly soprattutto.

Al di fuori dei dettagli narrativi, invece (raramente così importanti, peraltro), L’enigma del solitario è un romanzo di formazione, che fisicamente passa per mezza Europa, Italia compresa (Venezia, Como, etc), e che interiormente attraversa praticamente ogni personaggio della vicenda: non solo il piccolo-grande Hans-Thomas, non solo suo padre, non solo sua madre, ma praticamente tre generazioni di panettieri. Anzi, tre e mezza.

Tra l’altro, non solo la cornice (la struttura del romanzo) è davvero bella, non solo è bello il dipinto (la storia), ma anche lo stile narrativo è ineccepibile, così come il ritmo della narrazione, veloce al punto giusto, e con capitoli che si bevono uno dietro l’altro, complice anche la relativa brevità. 

Insomma, tra una cosa e l’altra, davvero difficile non appassionarsi a L’enigma del solitario di Jostein Gaarder, nonché non ammirare alcune trovate, come l’indice dei capitoli, uno per ogni carta del mazzo di carte.
Anzi, l’etichetta di “romanzo filosofico” è persino riduttiva per il codesto testo, giacché rischia di sviare il potenziale lettore su un aspetto teorico-mentale, mentre la storia possiede proprio una valenza formativa, di crescita personale… dei protagonisti, e forse anche del lettore.
In conclusione, Jostein Gaarder è promosso a pieni voti e candidato a future letture.

Fosco Del Nero


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Titolo: Schiavi degli invisibili (Sinister barrier).
Scrittore: Eric Frank Russell.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1943.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


Mi ero segnato Schiavi degli invisibili, romanzo del 1943 di Eric Frank Russell, per via dell’idea centrale del testo…

… la quale peraltro non era originale dello scrittore, bensì presa dalle teorie di Charles Fort, un medium a sua volta autore, il quale sosteneva che la Terra fosse una fattoria di nutrimento per una razza aliena a danno degli umani; elemento che per l’appunto è poi diventato il nucleo centrale di Schiavi degli invisibili, il cui titolo è piuttosto abbastanza esplicativo di suo.

Praticamente, peraltro, il concetto di fondo è lo stesso di Matrix o dei voladores di Castaneda… e di tante altre discipline e teorie, dagli Arconti degli gnostici ai pendoli di Zeland, pur con le varie differenze specifiche.

Andiamo dunque a vedere la trama di Schiavi degli invisibili di Eric Frank Russell: importanti scienziati di tutto il mondo, da Bjornsen a Mayo, da Webb a Dakin, muoiono tutti nello stesso periodo. Per quanto le circostanze sembrino del tutto naturali, o al massimo una loro responsabilità, il fatto appare assai sospetto, anche perché si trattava sempre di persone stimate e note per la loro stabilità, e dunque teoricamente poco propense a buttarsi dalla finestra di un palazzo o a gettarsi sotto un camion in strada.
Qualcuno, dunque, inizia ad investigare: ma non appena Graham e Wohl individuano qualche altro scienziato che stava studiando lo stesso soggetto degli scienziati morti, muore anch’egli, e sempre con lo stesso schema, per apparente attacco di cuore o per suicidio.
A un certo punto, la verità viene a galla, ed è davvero esplosiva: l’uomo non è solo sul pianeta Terra, ma gli fa compagnia una razza invisibile a occhio nudo, la quale, sorta di aggregato di energia di forma sferica, si nutre delle emozioni basse dell’uomo, e anzi le incoraggia, sotto forma di violenze, guerre, tristezza, etc.
La cosa difficile è che tale razza di parassiti, chiamati Vitoni, riesce in qualche modo a leggere nel pensiero umano e dunque è in grado di sapere quale essere umano è una minaccia alla sua esistenza e alla sua segretezza… da cui le numerose morti sospette.
Il passo successivo è una sorta di guerra mondiale contro i Vitoni, assai difficile per ovvi motivi.

Schiavi degli invisibili è una sorta di romanzo culto: non è entrato nell’Olimpo dei romanzi “storici”, però si è ricavato una sua fetta di fama, tanto da essere ancora ristampato a distanza di più di settant’anni.

Con discreto merito, devo dire: il libro si fa leggere con interesse, per quanto risulti poco scorrevole in svariate sue parti.
Al di là però dei singoli difetti (personaggi un po’ stereotipati, cosa tipica della fantascienza di quei decenni, scelte ed eventi poco credibili, una certa frettolosità nell’incedere e nel portare il tutto a termine, anche questo in omaggio all’abitudine di quegli anni di scrivere romanzi non troppo lunghi e facilmente digeribili dal lettore, una certa tendenza "occidental-statunitense"), Schiavi degli invisibili di Eric Frank Russell ha il merito di aver introdotto quello spunto centrale di valore: valore sia narrativo, ma anche “didattico”, giacché, pur con licenze descrittive, riporta quanto la scienza esoterica afferma da sempre, ossia che, così come l’essere umano sfrutta e si nutre di altre creature, così a loro volta altre creature lo sfruttano e si nutrono di lui. 
Curioso leggerlo in un romanzo di fantascienza del 1943.

Fosco Del Nero


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Titolo: I primi 1000 giorni.
Scrittore: Luciano Proietti, Sabina Bietolini.
Genere: saggistica, alimentazione, salute.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


I primi 1000 giorni, libro scritto dal duo Luciano Proietti-Sabina Bietolini, il primo un medico, pediatra e studioso di nutrizione, e la seconda biologa, nutrizionista e anch’essa ricercatrice, risponde alla domanda che spesso si sente fare dai genitori o da tutti coloro che in qualche modo hanno a cuore la crescita felice e sana dei bambini: quale è la migliore alimentazione per i primi anni di vita.

I primi tre, a giudicare dal titolo dal libro… anche se poi il sottotitolo recita così “Manuale di alimentazione naturale fisiologica dal concepimento ai 2 anni - Come formare e crescere i figli in salute con il cibo”.

Comunque, l’argomento si è capito, come si sarà capito che il libro, lungo circa 220 pagine, vuole essere un vero e proprio manuale di nutrizione per genitori, pediatri e nutrizionisti in relazione ai primissimi anni di vita dei bambini.

Il testo prende in esame le diverse teorie in merito, e si avvale inoltre dell’importante casistica data dalla comparsa di malattie nei neonati, correlata all’alimentazione che è stata loro fornita.
Il tutto comprendente non solo il post-nascita dopo il parto, ma anche il pre-nascita dopo il concepimento… altro fattore da non sottovalutare, giacché è chiaro che ciò di cui si nutre la madre (dopo il concepimento, ma anche prima, ovviamente) va a comporre poi il corpo del suo piccolo.

Ma gli argomenti trattati sono numerosi: la crescita fisica in relazione al cibo, l’ alimentazione durante la gravidanza, l’allattamento nei primi sei mesi, lo svezzamento naturale, l’alimentazione complementare dai 6 ai 12 mesi, l’alimentazione dai 12 ai 24 mesi, rapporto tra tipo di alimentazione e autismo, rapporto tra tipo di alimentazione e obesità e varie malattie infantili, e altro ancora…

… col tutto che va proprio nel dettaglio: tipo di svezzamento, quali cereali sono consigliati, quali legumi sono consigliati, quale frutta è consigliata, etc.

Insomma, come detto I primi 1000 giorni di Luciano Proietti e Sabina Bietolini si propone proprio come manuale per gli addetti ai lavori, che siano addetti ai lavori genitori o addetti ai lavori professionisti. 

Fosco Del Nero


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Titolo: La vita segreta degli alberi (The hidden life of trees).
Scrittore: Peter Wohlleben.
Genere: saggistica, natura.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Molte persone – quasi tutte, per fortuna – amano la natura nelle sue varie forme.
Probabilmente, se dovessimo eleggere un simbolo della natura, sceglieremmo l’albero con le sue foreste… e in tal senso faremmo cosa assai simbolica, giacché l’albero è l’esatto contrario dell’essere umano: noi respiriamo ossigeno ed emettiamo anidride carbonica, e loro fanno l’opposto, permettendoci in questo modo di continuare a respirare e vivere. 

Per tale motivo, la distruzione delle foreste, sotto forma di sfruttamento selvaggio o di incendio, è fatto assai grave non solo per la natura, ma anche per il genere umano.

Oltre si può andare oltre a tale punto di vista estremamente pratico, nonché al generico amore per la natura… ed è proprio quanto fa Peter Wohlleben con il libro La vita segreta degli alberi, libro di poco più di 200 pagine che ci fornisce una visione assolutamente nuova degli alberi e dei boschi.

A scriverlo, una persona che di alberi se ne intende, essendo un guardiaboschi e vivendoci praticamente in mezzo.

Il titolo del libro lo definisce già da solo: “La vita segreta degli alberi”, ossia un viaggio tra i prodigi della natura, alla scoperta di un modo (ormai) misterioso per l’uomo: in tale mondo, gli alberi parlano tra loro, si aiutano a vicenda, si avvisano di eventuali pericoli, si prendono cura degli esemplari più vecchi e deboli.
E ancora, come si riproducono, come mangiano, perché si ammalano e come guariscono…

Insomma, dal testo emerge una visione del tutto insolita sul mondo vegetale… ed è inevitabile che sia insolita giacché ci siamo grandemente allontanati dalla natura, e non ne capiamo più in linguaggio. 

Ecco perché libri come questo, e testimonianze di persone come Peter Wohlleben assai vicine al mondo naturale (per lavoro ma soprattutto per approccio personale e intimo), sono assai preziosi per riavvicinarci a quel mondo di cui in effetti (spesso ce ne dimentichiamo) anche noi facciamo parte. 

Fosco Del Nero


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Titolo: Sull’isola misteriosa - Detectives Club 4 (The mystery squad and the whistling teeth).
Scrittore: Martin Waddell.
Genere: librogame, investigativo, umoristico.
Editore: E. Elle.
Anno: 1984.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Ed ecco il quarto e conclusivo libro della serie di librogame Detectives Club: dopo Il messaggio del mortoL’antiquario, e Mister Mezzanotte, arriva anche Sull’isola misteriosa, che chiude questa breve serie di librogame (questione linguistica: meglio scrivere librogame o librigame?), che si è caratterizzata per tre motivi: il formato davvero mini (da ragazzino li evitavo proprio perché la grande brevità me li faceva apparire meno convenienti di altri nel rapporto quantità-prezzo!), il genere investigativo umoristico, nonché i tanti disegni, in primis le famose torte in faccia nel caso di scelte particolarmente tonte.

Devo dire intanto che la serie mi è sembrata in tendenza negativa: dopo i primi due volumetti interessanti, certo non dei capolavori ma comunque originali e divertenti, il terzo e il quarto hanno tirato un po’ i remi in barca… e la metafora non è usata a caso, visto che in questo quarto libro si va anche in barca, come facilmente evincibile anche dal titolo dell’avventura.

Siamo sempre in compagnia dei quattro piccoli detective: Casey, James, Bodger e Fagiolina, nonché delle numerose avventure investigative che capitano loro, facilitati in ciò anche dal lavoro di poliziotto del padre di Casey, che fornisce loro, pur se involontariamente, del materiale su cui lavorare.
Stavolta, peraltro, è in pericolo proprio il padre di Casey, e i quattro saranno alle prese con un misterioso gruppo di sommozzatori, nonché con un’isola misteriosa e anche un po’ inquietante… 

Lo schema del librogame è il medesimo delle precedenti avventure: tra indizi verbali e indizi visivi il lettore dovrà intuire la via migliore (anzi, l’unica) e portare a compimento la storia con il punteggio più alto possibile, per poi verificare se è un novello Sherlock Holmes o un investigatore alle prime armi.

Va da sé che la componente investigativa è solo una delle anime del librogame, accanto a quella umoristica, che anzi è preponderante data l’atmosfera della storia, ragion per cui, nel complesso, i libri di Detectives Club risultano tutti gradevoli e leggeri, praticamente innocui, e anzi assai adatti a bambini e giovanissimi.

Nel complesso, Detectives Club non è certamente la serie di librogame più famosa e apprezzata in assoluto, ma comunque ha fatto la sua piccola parte durante il "fenomeno librogame” degli anni "80 e "90.

Fosco Del Nero


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Titolo: Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres).
Scrittore: Daniel Pennac.
Genere: commedia, drammatico, giallo, grottesco.
Editore: Feltrinelli.
Anno: 1985.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


Anni fa un amico, sapendo che mi piaceva molto Stefano Benni (di cui ho letto Terra!, Elianto, La compagnia dei Celestini, Il bar sotto il mare, Bar sport), mi aveva consigliato di leggere i libri di Daniel Pennac, che a suo dire somigliavano parecchio all’autore italiano.
Così, presi un suo libro a caso: Il paradiso degli orchi

… la cui quarta di copertina è in effetti scritta dallo stesso Benni, segno che il mio amico non diceva fandonie.

Tuttavia, quando anni fa iniziai a leggerlo, non mi prese e lo misi da parte.
Ho riprovato ora, con risultati un po’ migliori, anche se non trascendentali.

Iniziamo da cosa non ho gradito: lo stile di scrittura molto scarno, quasi telegrafico, con tante frasi brevissime, spesso composte da soli sostantivi e aggettivi, senza verbi. Ovviamente è una scelta stilistica, e ogni autore si sceglie il suo stile, ma di mio non ho gradito molto questo stile di Pennac.

Il libro, pur non lunghissimo (200 pagine), ci mette un po’ a decollare, e anzi nelle prime pagine si presenta ostico, un po’ per lo stile scarno di cui sopra e un po’ per i tanti personaggi e nomi introdotti: insomma, ci ho messo un po’ ad orientarmi… e quasi quasi mollavo anche stavolta!

Un’altra cosa che non mi ha convinto troppo è il finale; un po’ confuso, un po’ improvvisato, poco convincente. Altra cosa: non amo le tematiche drammatiche e pesanti, e qua tra omicidi e pedofilia tecnicamente si sarebbe in pieno dramma... se non fosse che Pennac la butta tutta sull’ironia e sul grottesco, cosa che praticamente impedisce di prendere la storia sul serio.

Nel complesso Il paradiso degli orchi non mi è dispiaciuto: superato l’empasse iniziale, il libro prende velocità, e tra Malaussène, la sorella Clara, la “zia” Julia, il cane Julius e tutto l’ambaradan che vi è intorno, è difficile annoiarsi.

Da cui la valutazione più che sufficiente.
E anzi devo dire che alcune battute o scene fulminanti mi hanno fatto ridere non poco.
Tuttavia, il libro ha dentro un’energia un po’ bassa, tra la tematica della pedofilia e le bruttezze della vita del protagonista, che mi impedisce di assegnargli una valutazione maggiore.
Insomma, dal confronto è uscito vincitore Benni, più fanciullesco e fantasioso, e con dei contenuti umani a mio avviso maggiori.

Fosco Del Nero


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Titolo: Cross roads (Cross roads).
Scrittore: Paul Young.
Genere: surreale, spiritualità, commedia, drammatico.
Editore: Verdechiaro Edizioni.
Anno: 2012.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


Ho preso in mano Cross roads come romanzo di narrativa spirituale, aspettandomi qualcosa sul genere de La profezia di Celestino di James Redfield, o de L’alchimista di Paulho Coelho, anche per via del grande successo internazionale del precedente libro di Paul Young, Il rifugio, capace di vendere 18 milioni di copie nel mondo.

Tuttavia, ho dovuto cambiare target in corsa: in realtà Cross roads non ha contenuti di tipo spiritual-esistenziale, ma più semplicemente è un romanzo di formazione piuttosto immaginifico… e persino tendente all’umoristico.

E, se dal punto di vista “spirituale” mi ha deluso, nel senso che proprio non c’era trippa per gatti, dal punto di vista narrativo viceversa mi ha convinto abbastanza: l’inizio è un po’ lento, ed anzi pesantuccio, però dopo un centinaio di pagine il libro cambia marcia, e diviene decisamente più scorrevole e divertente.

Certo, avendo messo come personaggi Gesù e lo Spirito Santo, e facendoli parlare, Paul Young si dimostra un poco pretenzioso, giacché per far parlare un Gesù o un Buddha occorre un livello evolutivo da maestro illuminato, ma lasciando perdere questo dettaglio e rimanendo sul piano meramente narrativo, nel complesso Cross roads funziona e intrattiene bene, tanto che le 280 pagine totali si leggono abbastanza in fretta…

… perlomeno, se si persiste a leggere dopo le prime decine di pagine un po’ pesantucce e noiosette. 

Se si resiste e si va avanti, ci si trova tra le mani un romanzo che, pur proponendo molti temi in teoria drammatici (conflitti umani, morte, malattie, etc), in realtà ha un’anima da commedia, e che, grazie a una trovata piuttosto brillante dell’autore (il protagonista della storia che passa da persona a persona come presenza dentro la mente), propone numerosi spunti di divertimento.

In questa direzione, ossia romanzo di intrattenimento con spunti immaginifici, Cross roads è considerabile un buon libro, mentre dal lato spiritual-evolutivo-esistenziale la valutazione sarebbe decisamente più severa.

Detto ciò, e sapendo ciò, voi come sempre andate verso ciò che vi ispira…

Fosco Del Nero


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Titolo: Lo yoga di Yogananda.
Scrittore: Jayadev Jaerschky.
Genere: saggistica, benessere, yoga.
Editore: Ananda Edizioni.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Paramhansa Yogananda, il grande maestro indiano che ha diffuso lo yoga e la meditazione negli Stati Uniti e quindi in Occidente, è comparso già svariate volte su Libri e romanzi, sia per recensioni, come Autobiografia di uno yogi, sia per segnalazioni di libri appena usciti, come 108 palpiti d’amore, Yogananda - Piccole, grandi storie del maestro, Affermazioni scientifiche di guarigione, Come risvegliare il tuo vero potenziale, ma anche come riferimento a Kriya yoga, scritto da Jayadev Jaerschky e basato sugli insegnamenti di Yogananda, per l’appunto.

Il che è un po’ il tema anche del libro segnalato questa volta, ossia Lo yoga di Yogananda: scritto da Jayadev Jaerschky e basato sugli insegnamenti yogici di Yogananda, per l’appunto.

Si tratta di un libro di dimensioni importanti: di formato grande, consta di 350 pagine circa, e contiene tanto la teoria dell’ananda yoga, sia la pratica di numerose asana, sia tante illustrazioni che impreziosiscono il testo…

… sulla cui qualità editoriale garantisce Ananda Edizioni, sempre molto attenta alla qualità dei suoi volumi, sia fisica come oggetto, sia come contenuti.

L’obiettivo de Lo yoga di Yogananda è ovvio: portare serenità, benessere e salute alle persone: a quelle che lo leggeranno ma soprattutto a quelle che lo praticheranno.

Se Paramhansa Yogananda in tal senso è una certezza, va aggiunto anche che Jayadev Jaerschky è apprezzato insegnante di Ananda Assisi, il centro italiano fondato da Swami Kriyananda, allievo diretto di Yogananda.

Contenuti del libro: 84 posizioni yoga, spiegate e illustrate; 7 sequenze di pratica, una per ogni giorno della settimana; la tecnica del pranayama, l’arte del respiro consapevole; la meditazione come mezzo che amplifica i risultati dello yoga; il portare la filosofia dello yoga nella vita quotidiana; gli insegnamenti fondamentali di Patanjali, il fondatore dello yoga; l’utilizzo delle affermazioni, e altro ancora.

Il testo si rivolge peraltro sia a chi si vuole avvicinare ora allo yoga, sia a chi lo pratica da lungo tempo e vuole approfondire la sua comprensione.

E, con tanti buoni riferimenti (Yogananda, Kriyananda, Jaerschky), si può star sicuri che Lo yoga di Yogananda sia un testo di grande valore.

Fosco Del Nero


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Titolo: La fattoria degli animali (Animal farm).
Scrittore: George Orwell.
Genere: distopia.
Editore: Mondadori.
Anno: 1945.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.


Wow.
Credo non vi sia espressione più adatta per commentare La fattoria degli animali di George Orwell, libro che ovviamente conoscevo già di nome, data la sua grande fama, ma che non avevo mai letto... anche perché consideravo inutile leggere qualcos'altro di Orwell dopo 1984, il suo capolavoro per eccellenza.  
E invece La fattoria degli animali forse lo sopravanza persino, nella sua semplicità, nella sua scorrevolezza, nel suo insegnamento sotto forma di metafora.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla descrizione sommaria della trama: siamo in Inghilterra, in una fattoria gestita da tale Jones. Un giorno il maiale Vecchio Maggiore, anziano e rispettato dagli altri animali della fattoria, li convoca per riferire loro un suo sogno: una fattoria gestita dagli animali stessi, senza uomini, in una società libera, egualitaria e felice, senza le violenze e i soprusi tipici dell'attività umana.

L'anziano maiale muore di lì a poco, ma il suo sogno si trasformerà in realtà a breve: gli animali cacciano Jones e iniziano ad autogestire la fattoria, il cui nome è mutato da "Fattoria padronale" a "Fattoria degli animali". I maiali sono gli animali più intelligenti, e quindi si occupano delle faccende organizzative, assistiti in questi dai cani, mentre ogni animale presta il suo contributo in ragione delle sue possibilità.
Se da un lato abbiamo i maiali Napoleone, Palladineve e Piffero, dall'altro lato abbiamo i cavalli Boxer e Trifoglio, l'asino Beniamino, il corvo Mosè, più tutti gli altri, dalle pecore alle galline.

Gli animali, ora in autogestione, si dotano di sette comandamenti, di una bandiera, di un inno (Bestie d'Inghilterra), e vanno avanti nel gestire la fattoria, pur tra numerose avversità: le limitazioni intellettuali di molti animali, la mancanza di attrezzi fatti per l'uso degli animali, la cattiveria dei padroni umani delle fattorie circostanti, che ovviamente non vedono di buon occhio questo esperimento sociale, timorosi che anche i loro animali possano seguire l'esempio della Fattoria degli animali...

... ma la difficoltà maggiore è l'avidità e la voglia di potere di alcuni animali, cosa che farò degenerare l'esperimento sociale da eden degli animali a società totalitaria.

La cosa fantastica è che Orwell descrive il tutto in termini graduali, mostrando come il passaggio da una condizione statuale all'altra posso essere effettuato senza che quasi la gente, animali o uomini che siano, se ne accorga.

E il tutto è molto realistico non solo per la sapienza narrativa di George Orwell, ma anche perché lo scrittore inglese ha in pratica reso sotto forma di allegoria quanto avvenuto nell'Unione Sovietica tra Stalin (che sarebbe Napoleone), Trotsky (Palladineve), la Prava, l'organo ufficiale di stampa del Partito Comunista (personificato in Piffero), e il popolino, che sarebbero la pecore e le galline. Il volenteroso operario russo di nota memoria, Stachanov, è viceversa trasposto nel cavallo Boxer, tanto volenteroso quanto miope e ottuso.

Tutto ciò spiega come mai La fattoria dagli animali non sia stato accettato dagli editori cui Orwell l'aveva allora proposto, preoccupati, come l'intellighenzia inglese in generale, di non offendere l'allora alleato sovietico. 

Sta di fatto che il romanzo di Orwell travalica decisamente i confini spazio-temporali del mondo del 1944, essendo di fatto un monito per tutte le genti di tutti i luoghi e di tutti i tempi: state attenti, perché è facile dare per scontate certe libertà, ed è altrettanto facile che esse vengano tolte tra menzogne e "ristrutturazioni interne".

In questo senso, nel suo essere monito, La fattoria degli animali forse è il romanzo di genere distopico più efficace che abbia mai letto, ancora più di 1984 (dello stesso Orwell), più di Fahrenheit 451 (di Ray Bradbury), più de Il mondo nuovo (di Aldous Huxley).

E, come sempre, è curioso notare come gli autori di testi di tal fatta siano stati vicini a certi ambienti; per esempio, George Orwell (il cui vero nome peraltro era Eric Arthur Blair), ha studiato all'Eton College, famoso per aver sfornato numerosi primi ministri britannici, nonché per essere un centro di educazione degli Illuminati... e quindi certamente una fonte di conoscenze un po' particolari, certamente adatte a scrivere libri come 1984 o La fattoria degli animali.
Ma magari è solo un caso.

Fosco Del Nero


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Titolo: Auto-ipnosi quantica.
Scrittore: Erica Francesca Poli.
Genere: saggistica, psicologia, benessere, cd audio.
Editore: Anima Edizioni.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Di Erica Francesca Poli avevo già segnalato un prodotto, ossia Auto-ipnosi, un cd (anzi, due cd) contenente alcuni brani di rilassamento autoipnotico finalizzati al benessere personale che ha avuto un discreto successo.

Quest’oggi arriva il suo seguito, così almeno potremmo dire: Auto-ipnosi quantica, un altro prodotto di brani di rilassamento, il cui sottotitolo è "Meditazioni e induzioni, dall’inconscio al superconscio".

In tutto i due cd coprono circa 130 minuti, mentre il libriccino di accompagnamento è di una quarantina di pagine.

Obiettivo di Auto-ipnosi quantica: far agire il potere dell’inconscio all’interno delle persone con meditazioni-rilassamenti pratici (di circa 15-20 minuti ciascuno) destinati a favorire l’espansione della coscienza di chi li utilizza. 

Addirittura si promette un “viaggio di espansione globale della vostra mente quantica”, col tutto che da un lato sa di benessere e cura personale (l’autrice è psicologa), ma dall’altro sa anche di crescita personale.

Le tracce dei cd son relative agli ambiti più disparati: la salute, la longevità e la bellezza, l’abbondanza, la forma perfetta, un buon sonno, l’attivazione della ghiandola pineale, l’espansione della coscienza, e altro ancora.

Insomma, abbastanza per essere incuriositi da questo Auto-ipnosi quantica, e certamente abbastanza per chi ha apprezzato il precedente Auto-ipnosi, o per le persone che dal vivo hanno apprezzato Erica Francesca Poli.

Fosco Del Nero


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Titolo: Come risvegliare il tuo vero potenziale.
Scrittore: Paramhansa Yogananda.
Genere: saggisritica, spiritualità, crescita personale.
Editore: Ananda Edizioni.
Anno: 2016.
Dove lo trovi: qui.


Tra recensioni e anteprime ho già proposto svariati testi di Paramhansa Yogananda, il noto maestro indiano noto soprattutto per il best seller Autobiografia di uno yogi.
Oggi la lista si allunga di un’unità, con la presentazione di Come risvegliare il tuo vero potenziale.

Si tratta di un libro di piccolo formato curato dalla solita ottima Ananda Edizioni (la casa editrice che in Italia si occupa di Yogananda e di Kriyananda), dedicato al tema di come far emergere il proprio potenziale interiore.

Un tema certamente non da poco, che ha il vantaggio di proporre, a riguardo, la saggezza di uno dei maestri riconosciuti degli ultimi secoli.

Nel dettaglio, l’opera è composta da una somma di corsi e articoli, per la gran parte inediti, scritti da Yogananda tra il 1920 e il 1930, utile tanto come lettura integrale, pagina dopo pagina, sia come ispirazione del momento, aprendo il libro in un punto a caso.

L’obiettivo di Come risvegliare il tuo vero potenziale è proprio quello di offrire una guida concreta allo sviluppo di se stessi, ricco non solo di argomentazioni, ma anche di esercizi e consigli pratici, finalizzati al raggiungimento delle pace interiore e della felicità.

“Svegliati! Riscuotiti dai sogni di piccolezza e realizza l’immensità dentro di te”, dice Yogananda al suo lettore, a cui poi viene detto che la lunghezza del viaggio dipende solo da lui e dalle sue scelte… quelle interiori innanzi tutto.

Insomma, senza stare a perderci troppo in parole, Come risvegliare il tuo vero potenziale promette di essere l’ennesimo ottimo, ispirante testo di Paramhansa Yogananda.

Fosco Del Nero


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Titolo: Con un po’ di magia (A snicker of magic)
Scrittore: Natalie Lloyd.
Genere: commedia, fantastico.
Editore: Sperling & Kupfer.
Anno: 2014.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


Nuovo giro, nuova corsa su Libri e Romanzi.
Il libro che propongo quest’oggi è una sorpresa: Con un po’ di magia, di Natalie Lloyd.

È stata una sorpresa, lieta fortunatamente, perché mi è stato regalato, e l’ho letto praticamente alla cieca, senza sapere di esso nulla se non il titolo e la copertina, che vede una bambina volare sopra una città appesa ad un gruppo di palloncini, ciò che ben illustrava la natura adolescenziale e magia del romanzo.

Le due frasi in quarta di copertina servivano ugualmente a inquadrare bene il testo.
La prima è un estratto del libro e recita così:
“Le tue parole contano più di quel che pensi. Non sprecarle mai, piccola mia.”

La seconda, invece, è un commento al libro, e dice così:
“Alcune persone collezionano figurine. Altre francobolli.
Felicity colleziona parole. Parole magiche.”

E con ciò il libro sarebbe anche ben sintetizzato, ma per fare una recensione più corposa andiamo a tratteggiare la trama di Con un po’ di magia: Felicity Pickle vive con la madre Holly e la sorellina Frannie Joe una vita da girovaga, assecondando la natura vagabonda della madre, che cresce le figlie da sola perché il marito-padre Roger le ha da tempo abbandonate.

Qualcosa cambierà, però, quando le tre torneranno nel loro paese di origine: la cittadina di Midnight Gulch, famosa per aver ospitato in passato alcuni grandi maghi, in primis i fratelli Threadbare

Insieme al nuovo amico Jonah, ma anche alla zia Cleo e allo zio Boone, Felicity dipanerà la matassa di una storia antica, che, tra magie e maledizioni, coinvolge non solo la sua famiglia, ma praticamente tutto il paese.

Il romanzo di Natalie Lloyd è di chiaramente una commedia, e destinata peraltro alla giovane età, però è uno di quei libro che attraversano le varie età trasversalmente, tanto da poter esser letto da una madre al suo bambino, quanto da poter essere gustato da un adulto per i suoi contenuti poetici ed evocativi.

In effetti, se c’è un po’ di magia a Midnight Gulch, ce n’è anche in questo libro, a cominciare dal titolo, in effetti piuttosto fedele a quanto si troverà dentro.

Delicato, divertente e anche con un intreccio interessante: questo è in sintesi Con un po’ di magia, uscito peraltro proprio nel 2014, e quindi assai recente.
Natalie Lloyd promossa a pieni voti.

Fosco Del Nero


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Titolo: Le grandi storie della fantascienza - 1
Scrittore: Autori vari, a cura di Isaac Asimov.
Argomenti: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1939.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



Tempo fa ho recensito Le grandi storie della fantascienza - 4, ossia il quarto volume della collana curata da Isaac Asimov, e dedicata ai migliori racconti di fantascienza scritti negli anni d’oro della fantascienza americana, a cominciare dal 1939, anno cui è dedicato questo primo volume (in tutto i volumi erano ben venticinque, fino al 1963).

Se il curatore del volume è Isaac Asimov, nel volume sono inseriti alcuni tra i più grandi autori di quegli anni e degli anni seguenti, come Alfred Alton van Vogt, Lester del Rey, Robert Heinlein, Lyon Sprague de Camp, Theodore Sturgeon e altri ancora.

In totale, il volume comprende venti racconti, di cui uno dello stesso Asimov.

Sarò sincero: questo volume, che avevo letto molto tempo fa, da adolescente, me lo ricordavo meglio, mentre ora vi ho trovato sì qualche buon racconto, ma pochi rispetto al totale, mentre la maggioranza è costituita da raccontini superficiali, un po’ da “fantascienza primitiva”.
Cosa che erano, considerando l’anno di scrittura, il 1939, però mi sarei aspettato di più dal volume dei migliori di quell’anno, nonché da certi nomi presenti nell’antologia.

Invece, gli unici racconti degni di nota sono Il giorno è compiuto di Lester del Rey, L’uomo nodoso di Lyon Sprague de Camp, Il distruttore nero di Alfred Elton van Vogt, e La linea della vita di Robert Heinlein.

Gli altri sono evitabilissimi, Asimov compreso, oscillanti tra il banale, il semplicistico e l’infantile. Oddio, erano gli albori della fantascienza, e forse non sarebbe nemmeno giusto paragonarli alla letteratura odierna, ma tanto ho percepito leggendo e tanto vi riferisco.

Al volume numero 4, però, al tempo avevo assegnato una valutazione decisamente più elevata… e in effetti in esso vi sono dei racconti di livello superiore, nonché una qualità media decisamente più alta.

Al di là degli altri volumi, sta di fatto che ora il volume Le grandi storie della fantascienza - 1 mi ha soddisfatto solo in parte: c’è qualche perla, ma su 500 pagine di libro mi aspettavo qualcosa in più.

Fosco Del Nero


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Titolo: Sono come scrivo.
Scrittore: Claudia Pomoni.
Argomenti: grafologia.
Editore: Urra Edizioni.
Anno: 2011.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Nel corso degli anni ho recensito tanti libri, di tantissimi generi… ma questo è il primo dedicato alla grafologia: il libro è Sono come scrivo e l’autrice è Claudia Pomoni, grafologa di professione.

Il sottotitolo del libro è “Viaggio guidato nella grafologia”, e in effetti il testo utilizza la metafora del viaggio per raccontare al lettore i punti più importanti dell’attività grafologica.

Il libro non è molto lungo, solo 150 pagine e, contando le numerose foto-esempi di scrittura, lo spazio discorsivo si riduce ancora… ma il tutto non è un problema, e anzi la sensazione è che il testo sia ben bilanciato secondo il suo scopo di fornire al lettore non edotto le cose principali cui badare nell’analizzare una grafia.

Va da sé che, come specifica la stessa Claudia Pomoni, il libro non è un vero e proprio corso di grafologia (con la qualifica di grafologo che viceversa richiede studi ben più impegnativi e lunghi), dato lo spazio ridotto e il tenore introduttivo della trattazione, purtuttavia riesce nell’intento di fornire al lettore degli strumenti “identificativi” utili.

E anzi, se trattasi di lettore di buona volontà, che magari si memorizza o si segna da parte tutte le cose suggerite come fasi di verifica, il testo fornisce un valido vademecum per essere quantomeno dei “grafologi in erba”.

Cosa interessantissima sia riferita alle grafie degli altri, sia riferita alla propria grafia, fatto che permette subito di saggiare le corrispondenze psicologiche tra il carattere della persona e i tratti grafici della sua grafia.

In conclusione, e senza tirarla troppo per le lunghe, Sono come scrivo di Claudia Pomoni è un buon testo introduttivo alla grafologia, non troppo lungo e non troppo pesante, scritto in modo scorrevole e facile, ma che comunque richiede un minimo di motivazione per apprendere quanto proposto (che è interessante e peraltro assai sensato a rigor di logica).

Nel caso, buona lettura (e buona scrittura).

Fosco Del Nero


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