Il cammino del mago

Titolo: L’abisso dei morti viventi - Realtà virtuale 2 (Virtual reality adventure - Down among the deadman).
Scrittore: Dave Morris, Marc Smith.
Genere: librogame, avventura, fantastico.
Editore: E.L.
Anno: 1993.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Di Realtà virtuale, nota serie di librogame, non ho il primo libro, La foresta degli elfi, per cui comincio la lettura dal secondo, intitolato L’abisso dei morti viventi e scritto dal duo Dave Morris-Marc Smith nel 1993.

In realtà avevo L’abisso dei morti viventi da molti anni, ma non lo avevo mai affrontato. Mi ricordo che una volta iniziai a leggerlo, ma mi interruppi subito per motivi che ora non ricordo. Forse, semplicemente, non mi piacque l’incipit. 

Ancor prima dell’incipit, parlando di librogame, c’è da considerare il regolamento: in ciò la serie di Realtà virtuale mi piace molto, giacché non si tirano dadi e la componente della fortuna non è del tutto azzerata, ma quasi. Anche le scelte fatte, in relazione alle conseguenze cui portano, non sono arbitrarie, ma al contrario tutto sa di proporzionato e di meritocratico, diciamo così.

Si può scegliere tra un novero di otto personaggi già precompilati, oppure strutturarne uno selezionando quattro tra le dodici abilità in elenco, che si muovono a 360 gradi tra arte della scherma e la sapienza, la destrezza e gli incantesimi.
Il tutto è flessibile fin dall’inizio, e continua ad esserlo nello scritto, dal momento che, pur essendovi dei passaggi obbligati, sono molte le vie per arrivarvi, e ugualmente le condizioni, alcune migliori e altre peggiori.
In questo, devo dire, forse Realtà virtuale è il sistema di gioco che ho preferito tra tutti nei librogame.

L’ambientazione non è invece troppo nelle mie corde, dal momento che non ho mai stravisto per pirati, arrembaggi e simili, oggetto per l’appunto de L’abisso dei morti viventi, per quanto nella trama del libro, non troppo lungo nel suo percorso date le numerose alternative presenti, vi sia molto di più, compresi vampiri, streghe, navi magiche, e via discorrendo.

Tuttavia, l'ambientazione, la capacità di scrittura, il regolamento snello e convincente, il buon bilanciamento e l'ottima rigiocabilità mi portano ad assegnare a L’abisso dei morti viventi una valutazione decisamente buona, e certamente mi leggerò gli altri due Realtà virtuale che possiedo, ossia Le spire dell’odio e Il collare dei teschi (di cui però ho letto valutazioni non troppo lusinghiere, mentre al contrario si dice che i migliori della serie siano proprio i due che mi mancano, ossia Cuore di ghiaccio e I misteri di Baghdad).
Comunque, Dave Morris e Marc Smith sono nettamente promossi.

Al prossimo librogame.

Fosco Del Nero 


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Titolo: Il destino di Deverry (The bristling wood).
Scrittore: Katharine Kerr.
Genere: fantasy, esistenziale, sent
Editore: Tea.
Anno: 1989.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


Nella recensione de La lama dei druidi, primo romanzo del Ciclo di Deverry di Katharine Kerr avevo evidenziato che per buona parte del testo la storia non mi aveva preso e lo stato portando a termine più per dovere che per piacere. In un battito di ciglia, tuttavia, tutto è cambiato: mi sono divorato il finale del primo libro, mi sono letto il seguito, L’incantesimo dei Druidi e poi mi son letto anche il terzo, Il destino di Deverry, oggetto della recensione odierna.
Va da sé che il quarto è in dirittura d’arrivo.

Il destino di Deverry prosegue lungo il canovaccio già tracciato dalla Kerr: nelle sue pagine si alternano diverse linee temporali, anche molto distanti tra di loro, ma essenzialmente seguiamo le storie dei medesimi personaggi, reincarnatisi in questa o in quella esistenza…
… e alle prese con tematiche e rapporti umani molto simili: odio, amore, desiderio di possesso, vendetta, etc.

La Kerr, tuttavia, per non girare troppe volte la stessa frittata, introduce anche nuovi elementi e nuovi personaggi, e ingarbuglia il tutto parecchio, tesse nuove tele, crea nuovi nodi, col libro che di fatto non si chiude ma rimane in sospeso, in attesa per l’appunto del quarto e conclusivo libro della saga (quantomeno, della prima saga ambientata in questo mondo: sono poi seguite altre tre saghe anch'esse di quattro libri ciascuna, l'ultima delle quali mai tradotta in Italia).

Ne Il destino di Deverry seguiamo soprattutto, come peraltro nel precedente libro, le vicende dei due amanti Rhodry e Jill, ora entrambe daghe d’argento in giro per il mondo, dopo che il fratello di Rhodry lo ha esiliato e bandito dal regno, costringendolo a una vita di combattimenti e di rischi sotto forma di daga d’argento, una sorta di mercenario coperto di vergogna dalla giustizia e dalla società.
Non vi sono però solo le avventure militaresche a occupare la scena del racconto, ma c’è dell’altro: da un lato le esigenze parentali e di corte, che porteranno a un colpo di scena, e dall’altro le forze della magia nera, che hanno preso di mira proprio Rhodry e che porteranno a un altro colpo di scena… in attesa per l’appunto di sciogliere tutti i nodi nel volume conclusivo.

Un commento su quest’opera e in generale sul Ciclo di Deverry: Katharine Kerr non risparmia nulla al suo lettore, e nella sua storia troviamo passioni, tradimenti, vendette, faide, assassini, stupri omosessuali, magia nera, violenza morale e altre cose teoricamente poco edificanti.
Tuttavia, il tutto non è descritto con toni macabri, sporchi o lascivi, tutt’altro: in primis perché a scrivere è una donna e non un uomo (che differenza in questo senso con le Cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin, pur validissime anch'esse); in secundis perché la Kerr parla tra le righe, e a volte nemmeno tra le righe, di percorso evolutivo, di ciclo delle rinascite, di energia, di apprendimenti esistenziali, di scontro tra le dualità opposte.
Questo peraltro è proprio ciò che mi ha fatto invertire la rotta riguardo al ciclo e alla sua scrittrice.

Mi sento così di consigliare il Ciclo di Deverry per vari motivi: una storia ampia, ben tratteggiata e intrigante, dei personaggi ben caratterizzati a cui non si faticherà ad affezionarsi (nonostante la scelta dei nomi spesso non agevoli il lettore), uno stile narrativo pulito ed efficace, dei concetti esistenziali da cui si può imparare qualcosa di importante. 

In questo senso, è un peccato che i suddetti libri siano fuori produzione… ma chi è interessato può sempre cercare di procurarseli in qualche modo.

Fosco Del Nero


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