Il cammino del mago

Titolo: Stranalandia.
Scrittore: Stefano Benni.
Genere: fantasy, umoristico.
Editore: Feltrinelli.
Anno: 1984.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


Era da molto che non leggevo un romanzo di Stefano Benni, autore che in passato ho apprezzato molto a cominciare dal fantastico Terra!, per proseguire poi con i meno fantastici ma ugualmente godibilissimi EliantoIl bar sotto il mareBar sportLa compagnia dei Celestini e Saltatempo.

Deciso a leggermi qualcos’altro di suo, mi son preso un altro paio di suoi libri: uno è Stranalandia e l’altro è Baol.

Stranalandia, tuttavia, non è un romanzo, ma una sorta di esperimento di scrittura: il buon Senni si è immaginato un contorno letterario piuttosto agile, sotto forma di isola deserta piena di animali particolari, e poi lo ha riempito presentando di volta in volta le creatura che abitano nella suddetta isola di Stranalandia, a cominciare dall’unico essere umano, Osvaldo, talmente tanto unico ch’è anche l’unità di misura di tutto quanto.

Ogni descrizione, sempre piuttosto breve, è accompagnata da un’illustrazione, di discreta grandezza giacché il libro è stato stampato in un formato un poco più ampio del classico 14x11, utile a visualizzare la strana creatura di cui si parla.

Ecco così che il libro, di circa 100 pagine, di cui quasi la metà illustrate, si legge assai velocemente, in un paio di sedute; chi sta cercando un romanzo vero e proprio è dunque meglio che lasci perdere.
Chi invece sta cercando una lettura leggera e agile, può prendere in considerazione questo Stranalandia

… il quale è condito, ma non sarebbe neanche il caso di dirlo, del solito umorismo di Benni, oscillante tra ironia e satira sociale.
Certi animali, in effetti, son veri e propri atti d’accusa alla società odierna, per quanto atti d'accusa umoristici e leggeri.

Detto questo, Stranalandia non è certamente un testo imperdibile, né nello scritto né nelle illustrazioni, per cui i miei libri preferiti di Benni rimangono altri (Terra! al primo posto ed Elianto al secondo).

Fosco Del Nero


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Titolo: Galassia che vai (The great explosion).
Scrittore: Erik Frank Russell.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1962.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Di Erik Frank Russell avevo letto Schiavi degli invisibili, un romanzo non molto noto in generale, ma che ha guadagnato una certa notorietà nel mondo esistenzial-spirituale per via del suo contenuto, il quale ricalcava la testimonianza di un medium di allora e che non si discostava poi molto dagli insegnamenti di Castaneda su volador e dintorni.

Per curiosità, mi sono procurato un altro romanzo di Russell, per vedere se si trattava di un caso isolato o se tutti i suoi testi, comunque testi di fantascienza, avessero dei contenuti “particolari”.

Il nuovo candidato è Galassia che vai, romanzo breve del 1962 più aderente ai canoni della fantascienza classica, visto che di mezzo ci sono colonizzazioni, viaggi interstellari e varie civiltà, ma che comunque non disdegna qualche puntatina nel mondo spirituale.

Ecco la sinossi: grazie alla cosiddetta propulsione Blieder, sono ora possibili i viaggi interstellari, tanto che l’umanità, alle prese con una certa sovrappopolazione, si disperde su vari pianeti. In verità, più che di civilizzazione si è trattato di condanna o di esilio di volontario di svariati gruppi dissidenti… i quali vengono poi lasciati a sé stessi.
Salvo poi, secoli dopo, andare a vedere che ne è stato di quelle antiche colonizzazioni. La spedizione terrestre, così, guidata da un ambasciatore ma con la protezione-scorta militare per ogni evenienza, si reca su quattro pianeti: un’ex colonia penale, un pianeta colonizzato da salutisti-naturisti, un altro colonizzato da musulmani e buddhisti e uno da seguaci della dottrina gandhiana.

Già la scelta dei gruppi originari fa ipotizzare uno svolgimento del testo in salsa satirica, come di fatto poi è.
Nel dettaglio, si rivelano assai interessanti alcuni scambi di battute e divergenze di opinioni tra quello che era il modo di pensare “normale” degli inviati terrestri e la deriva presa dalle varie civiltà… per larghi tratti molto più sana ed equilibrata della mentalità normo-terrestre, quantomeno in relazione sia al mondo salutista che a quello gandhiano.

Tanto che molti soldati, nella storia, diserteranno una volta visto che in un certo posto si viveva effettivamente molto meglio.

A testimonianza di quanto detto, copio un dialogo tra un terrestre e una donna del quarto pianeta visitato… un dialogo parecchio attuale, data la deriva che viceversa ha preso il nostro pianeta e la nostra “democrazia”.

“Intendo dire che molto probabilmente Gandhi è stato eliminato dai vostri testi di storia. Avrebbe potuto farvi venire idee pericolose. Così non potete sapere quello che non avete avuto la possibilità di studiare.”
“Vorresti dire che i testi di storia terrestri sono censurati? Non ci credo.”
“È un vostro diritto. Siamo liberi, no?”
“Fino a un certo punto”.
“Fino a quale punto?”
“Un uomo ha dei doveri. E non ha il diritto di rifiutarli.”
“No?”, lei inarcò le sopracciglia, “E chi definisce i doveri, lui stesso o qualcun altro?”
“In genere i suoi superiori.”
“I superiori”, disse lei con incredibile disprezzo, “Nessun uomo è superiore a un altro. Nessuno ha il diritto di definire i doveri altrui. Se sulla Terra qualcuno esercita questo potere impudente, è solo perché degli idioti, che amano la loro catena e baciano le loro manette, gliel’hanno permesso.”

Concluso questo dialogo-siparietto, vi saluto.
Se m’imbatterò in altri romanzi di Frank Russell, li leggerò.
La valutazione di Galassia che vai, pur non trattandosi di un romanzo imprescindibile, è discreta.

Fosco Del Nero


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