Il cammino del mago

Titolo: L’uomo che comprò la Terra (The planet buyer).
Scrittore: Cordwainer Smith.
Genere: fantascienza.
Editore: La Tribuna.
Anno: 1964.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.


Continuo la mia piccola rassegna fantascientifica, con il decimo libro di fantascienza sugli ultimi dodici recensiti. Nell’ordine: Sogno dentro sogno di John Hill (voto 7), Sabba spaziale di J.T. MCIntosh (voto 7), L’uomo disintegrato di Alfred Bester (voto 6), Avventura in fondo al cosmo di Paul Press (voto 5), Il mondo della foresta di Ursula Le Guin (voto 7), Dark crystal di A.C.H. Smith (voto 6.5, ma qua siamo sul fantasy), L’uomo stocastico di Robert Silverberg (voto 6.5), I pianeti della libertà di J.T. McIntosh (voto 6), Invasori e invasati di Lester Del Rey (voto 7)… e il romanzo di oggi, ossia L’uomo che comprò la Terra, scritto da Cordwainer Smith nel 1964.

Preciso da subito che non conoscevo minimamente il suddetto scrittore… e se è per questo nemmanco la casa editrice che lo ha pubblicato, La Tribuna (tutti gli altri libri invece erano vecchi Urania Mondadori).

Ebbene, come facilmente deducibile dal voto assegnato, non si è trattato di una scoperta positiva, per i motivi che ora andrò a descrivere.

Punto primo: la trama è piuttosto debole e poco convincente… d’accordo che fantascienza e fantastico in generale si prestano alle trovate le più bizzarre, ma ciò non significa che si possa scrivere qualunque cosa aspettandosi che sia credibile.

Passi per gli animali mezzo umani, passi per lo smembramento di una persona con successiva perfetta ricostruzione, passi per i viaggi galattici, passi per i poteri telepatici di alcuni… ma una trama che si basa su un virus che colpisce le pecore di un pianeta rendendole enormi (migliaia di tonnellate, ci viene detto) e che fa loro misteriosamente produrre un miracoloso siero di immortalità il quale rende ogni singolo abitante del pianeta ricco oltre ogni immaginazione, tanto da potersi comprare la Terra… semplicemente è poco credibile.

E con ciò sto tralasciando la parte forse meno credibile del tutto, ossia che gli abitanti di codesto pianeta, Norstrilia, pur ricchissimi oltre ogni dire (tanto da potersi permettere di comprare interi pianeti, a quanto pare), abbiano deciso di vivere in modo semplice e spartano, praticamente ignorando la loro sopraggiunta e improvvisa ricchezza. Decisamente incredibile, considerando il genere umano.

Ad ogni modo, L’uomo che comprò la Terra racconta la storia di un giovane, Roderick Frederick Ronald Arnold William McArthur McBan (a proposito di cose poco credibili…), che pur essendo un ricco ereditiero del suo pianeta rischia di dover essere messo a morte perché non dotato di poteri telepatici come tutti i suoi conterranei.

Dal suo problema di fondo prendono le mosse gli eventi, che coinvolgeranno un calcolatore elettronico di proprietà della sua famiglia, e malvisto dagli altri norstriliani, nonché alcuni amici fidati, per poi coinvolgere anche razze non umane (a cominciare dalla ragazza-gatto C-Mell), nonché burocrati di varia risma.

Insomma, L’uomo che comprò la Terra è un romanzo un po’ confuso, che mette tanta carne al fuoco… ma non la sa cuocere per bene, risultando in effetti parecchio fumoso e poco piacevole per il lettore. Probabilmente non era un caso se non avevo mai sentito nominare Cordwainer Smith

Fosco Del Nero


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Titolo: Invasori e invasati (Gods and golems).
Autore: Lester Del Rey.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1973.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Era da tanto tempo che non leggevo Lester Del Rey, probabilmente dalle raccolte dei racconti curate da Isaac Asimov e che avevo avuto il piacere di incontrare nell’adolescenza.
Ho colto l’occasione dunque per rileggerlo, anche stavolta nella forma narrativa breve, che probabilmente era quella a lui più congeniale.

L’ho fatto con la raccolta Invasori e invasati (da notare che, come spesso capita, il titolo e la copertina italiana sono stupidi), edita da Mondadori nella celeberrima collana Urania per un totale di 160 pagine e di quattro racconti lunghi.

Questi i loro titoli: Mia è la vendetta, Superstizione, Gli invasori, Non avrai altro popolo, con le 160 pagine distribuite in modo equanime.
Genere letterario: ovviamente la fantascienza, condita da numerosi riferimenti alla religione e alle credenze religiose e superstiziose.

Dei tre, a mio avviso il più brillante è Gli invasori, che punta molto sul fattore psicologico e racconta di uno scontro frontale tra la razza umana e una razza aliena con grandi poteri mentali e tecnologici.

Anche gli altri tre racconti, comunque, sono di buona fattura, e presentano tra l’altro temi simili: la guerra, il rapporto tra l’uomo e il diverso (razza aliena, robot, etc), credenze, religioni e superstizioni.

Come spesso mi capita di riflettere in ambito letterario, la classe non è acqua, nel senso che uno scrittore di buon talento raramente tradisce, mentre spesso riconferma il gusto per la lettura già suscitato in passato.

È il caso di Lester Del Rey, apprezzato autore dell’età dell’oro della fantascienza (anni "50-"60) di cui conservavo un buon ricordo per via del giusto mix tra aspetto introspettivo e trovate interessanti, che con l’antologia Invasori e invasati lo ha confermato.

Buona lettura a chi vorrà.

Fosco Del Nero


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Titolo: I pianeti della libertà (Born leader).
Autore: J.T. McIntosh.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1954.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


I pianeti della libertà è il quinto romanzo di J.T. McIntosh che recensisco su Libri e Romanzi.
Finora le valutazioni hanno oscillato tra il 7 di Sabba spaziale e L’orlo della voragine e l’8.5 de Le mille e una morte, passando per il 7.5 di Fuga dalla Terra.

Si tratta evidentemente di un autore che stimo e che difatti, quando riesco a procurarmi i suoi vecchi e rari romanzi, leggo volentieri.
Il candidato odierno è I pianeti delle libertà, risalente all’ormai lontanissimo 1954 e stampata su un Urania quasi altrettanto vecchio.

Come nei casi precedenti, si tratta di un romanzo di fantascienza, ma con fortissimi contenuti psicologici e sociologici, che in effetti costituiscono il focus principale delle storie di J.T. McIntosh (scrittore peraltro noto anche con lo pseudonimo di James McGregor), tutte incentrate sulla psicologia dei protagonisti e sui loro rapporti.

Siamo sul pianeta Mundis, laddove si trovano i residui dell’umanità, fuggita da una Terra sull’orlo di una catastrofe di dimensioni globali, tanto da rendere necessario salvaguardare la specie con tale spedizione.

E la Terra è ormai lontana, tanto nello spazio quanto nel tempo, dato che oramai diverse generazioni di mundani si sono succedute nel pianeta, tra l’altro generando un contrasto tra anziani e giovani, spesso in contrapposizione sul modo di vedere le cose e la nuova società.
I due gruppi, però, in omaggio al noto principio sociologico, si uniranno di fronte a un pericolo comune, giunto nel pianeta sotto forma di nuova spedizione terrestre, l'astronave Clades, di stampo militaresco e ben più cinica e violenta dei mundani, costretti così a fronteggiare la minaccia.

I pianeti della libertà pare essere il seguito del già recensito Fuga dalla Terra, nel quale invece si esaminavano i principi di scelta dell’equipaggio che avrebbe formato la spedizione finalizzata a preservare la razza umana, anche se i nomi non coincidono.

Ad ogni modo, ad essere sincero questo è il romanzo dei cinque finora letti di J.T. McIntosh che mi è piaciuto di meno, tanto da sfiorare l’insufficienza: protagonisti meno carismatici, spunti sociologici meno interessanti, evoluzione della storia un po’ debole…

C’è una certa vivacità di fondo, nonché la solita verve nel costruire dinamiche sociali particolari, ma manca sia la profondità sia la qualità del capolavoro che per esempio è Le mille e una morte (ma anche gli altri tre citati gli stanno al di sopra di un paio di lunghezze).

Insomma, piccola delusione stavolta da J.T. McIntosh, scrittore che comunque continuo a stimare tantissimo e che dunque vi consiglio, a partire dall'impareggiabile Le mille e una morte.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’uomo stocastico (The stochastic man).
Scrittore: Robert Silverberg.
Genere: fantascienza, psicologico.
Editore: Mondadori.
Anno: 1975.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



Dal momento che il primo lotto di vecchi Urania (anni 60-70) mi ha soddisfatto, ho proceduto a un secondo lotto, comprensivo di altri sei libri: uno di Robert Silverberg, due di Lester Del Rey, uno di J.T. McIntosh, uno di J.G Ballard e l’ultimo di tale Cordwainer Smith, l’unico del gruppo che non conoscevo.



Di questi sei libri, il più famoso è certamente quello oggetto della recensione di oggi: L’uomo stocastico di Robert Silverberg, romanzo scritto nel 1975… e ambientato nel 2000 circa.
Futuro per Silverberg, passato per noi, fatto al quale il lettore di fantascienza è ormai abituato.

Nel futuro di Silverberg esistono persone particolarmente dotate nelle scienze statistiche, tanto da essere in grado di utilizzare un metodo stocastico-probabilistico-previsionale particolarmente efficace, e particolarmente apprezzato in ambito politico.
Una di queste è Lew Nichols, giovane uomo di 33 anni, sposato con la bella Sundara e collaboratore del sindaco di New York Paul Quinn, il cui prossimo obiettivo politico è la Casa Bianca.

Per svolgere al meglio il suo lavoro, Lew stringe rapporti col misterioso Carvajal, personaggio che sembra dotato di doti previsionali persino superiori a quelle di Lew… e che difatti vede sprazzi di futuro.

Passiamo dunque dalla scienza stocastica alla preveggenza, una dote tuttavia foriera più di problemi che non di vantaggi…

Il romanzo riporta esclusivamente il punto di vista del suo protagonista, che segue anche nelle sue turbe emotive, rivelandosi sufficientemente interessante e appassionante, spaziando tra il contesto politico e le vicende socio-interpersonali.
In effetti, nonostante gli spunti fantastici (la scienza stocastica spinta all’estremo, i poteri esp, la dottrina-religione del Transit, i rapporti socio-sessuali piuttosto disinibiti), il focus è più psicologico che altro, cosa che forse è un peccato giacché tutto ciò avrebbe meritato una narrazione più ampia.

Nel complesso, ho trovato L’uomo stocastico di Robert Silverberg discreto, sufficientemente interessante e coinvolgente, anche se non imperdibile come definito da qualcuno.
Pur se non imperdibile, sono contento di aver letto questo classico della fantascienza degli anni ''70.

Fosco Del Nero


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