Il cammino del mago

Titolo: La decima illuminazione (The tenth insight).
Scrittore: James Redfield.
Genere: spiritualità, avventura.
Editore: Corbaccio.
Anno: 1996.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


Finalmente in questi ultimi giorni ho letto un libro che avevo a casa da molti anni ormai, ma che non avevo mai letto. Non che il suo predecessore non mi fosse piaciuto, peraltro, dal momento che stiamo parlando da un lato de La profezia di Celestino e dall’altro de La decima illuminazione (proprio in questi giorni James Redfield è uscito con La dodicesima illuminazione, per coloro che fossero interessati).

La profezia di Celestino, per coloro che non lo sapessero, è stato uno dei romanzi di formazione spirituale più letti degli ultimi decenni, vero e proprio best seller mondiale, tuttora apprezzato e vendutissimo.
Pur essendomi piaciuto il primo, non mi ero mai appropinquato al secondo, pur senza sapere perché.

Forse, semplicemente, per pura intuizione-sensazione, visto che, alla fine della fiera, La decima illuminazione non è mi piaciuto troppo.

Il secondo libro di Redfield, difatti, presenta la stessa struttura del primo, e in parte gli stessi personaggi, ma non gli stessi contenuti (dal punto di vista della crescita personale) e lo stesso coinvolgimento narrativo (dal punto di vista letterario).

Siamo sempre in Perù, col protagonista che, dopo aver scoperto una ad una le nove illuminazioni del Manoscritto, si approccia alla decima, che riguarda l’intenzione di vita e che si presenta particolarmente importante per il futuro dell’umanità.

Lo schema è sempre quello: sincronicità, personaggi che arrivano e personaggi che spariscono (letteralmente), qualche rivelazione sparsa qua e là.

Un po’ poco, a mio avviso, specie dopo un romanzo-testo di formazione di qualità come La profezia di Celestino, veramente denso tanto di contenuti quanto di colpi di scena e spunti narrativi.

In definitiva, la mia sensazione è che La decima illuminazione potesse essere evitata, oppure condensata in un altro romanzo.
Rebus sic stanti bus, mi ha dato l’impressione di un libro “commerciale” atto a sfruttare l’enorme popolarità donata a James Redfield da La profezia di Celestino.

Fosco Del Nero


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Titolo: Le ultime lettere di Jacopo Ortis.
Scrittore: Ugo Foscolo.
Genere: preromanticismo, romanzo epistolare, sentimentale, drammatico.
Editore: Mondadori.
Anno: 1802.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Chi legge con qualche regolarità Libri e Romanzi sa bene che sul sito passa letteralmente di tutto: se è vero che ho una certa predisposizione per la narrativa fantastica e per le commedie, è pur vero che ogni tanto capitano anche romanzi horror, libri di psicologia, classici, testi di saggistica di vario tipo e così via.

Quest’oggi per l’appunto siamo nel settore “classici”, con uno dei romanzi italiani più noti in assoluto: Le ultime lettere di Jacopo Ortis, scritto da Ugo Foscolo nell’ormai lontanissimo 1802 (ma la datazione precisa è incerta per via di diverse modifiche).

Per chi non se lo ricordasse, Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo epistolare, che difatti ha reso celebre codesta forma narrativa (il cui più noto esponente, per quanto i riguarda, è Dracula di Bram Stoker…), in cui il protagonista, per l’appunto Jacopo Ortis, racconta all’amico Lorenzo Aldegani le sue vicende.

Ecco in sintesi la trama di questo classico della letteratura italiana, considerato un precursore dell’imminente romanticismo: Jacopo è un giovane studente universitario veneto di buona cultura e di grande impegno politico il quale, a seguito di vicissitudini personali, si ritira in isolamento sui Colli Euganei.
Ogni tanto egli si intrattiene con gente del posto: il sacerdote, il medico, etc… fin quando conosce la famiglia di Teresa, giovane ragazza di cui si innamora.

Il problema è che Teresa sfortunatamente è già fidanzata, promessa sposa di Odoardo, che non ama ma al quale è stata promessa in sposa per ragioni economiche dal padre, fatto che tra l’altro ha generato la separazione tra questi e la moglie.

L’amore tra Jacopo e Teresa, che pure pare esservi, è dunque assai difficile, tanto che il giovane…

Le ultime lettere di Jacopo Ortis si divide tra passione politica e amor cortese, col giovane Jacopo sofferente su entrambi i fronti.
In effetti, questa di Ugo Foscolo, non è certo una lettura allegra e ispirante.

L’abilità dello scrittore di Zante va comunque ricercata nella sinergia tra scritto epistolare, impegno patriottico, coinvolgimento emotivo e ricerca stilistica, perfettamente riuscita.

La mia valutazione va riferita, lo sottolineo spesso, non tanto al valore assoluto dell’opera (in questo caso dovremmo attribuire voti altissimi ai classici a prescindere da gusti personali), quanto al mio gradimento nella lettura.
In tal senso, anzi, dubito che rileggerò ancora questo libro di Foscolo, da momento che preferisco dedicarmi a letture più positive e piacevoli.
Chi non lo avesse mai letto, tuttavia, potrebbe farci un pensierino…

Fosco Del Nero


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Titolo: Alvin l’apprendista (Prentice Alvin).
Scrittore: Orson Scott Card.
Genere: fantastico, fantasy, ucronia.
Editore: Tea.
Anno: 1989.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


Non c’è niente da fare: Orson Scott Card in qualche modo riesce a sorprendermi sempre.
O con una trama originalissima, o con dei personaggi incredibilmente ben caratterizzati, o con un’introspezione socio-psicologica notevole.

In questo caso con l’ennesimo cambio di ambientazione e di personaggi principali, e questo a dispetto di quanto “seminato” nei primi due libri del ciclo di Alvin il Costruttore.
Sto parlando nello specifico di Alvin l’apprendista, terzo libro della saga dopo Il settimo figlio e Il profeta dalla pelle rossa.

Una costante di Orson Scott Card, per chi non lo sapesse, è quella di adottare orizzonti temporali abbastanza ampi, facendo balzi di anni (nel caso di questi romanzi), di decenni (è il caso per esempio della Saga di James Worthing) o di secoli (è il caso del Ciclo di Ender Wiggins).

Questo, se conferisce alle sue saghe un respiro piuttosto ampio, d’altro canto è un peccato nel momento in cui ci si appassiona a certi personaggi e a una certa ambientazione, che viene così a mancare nel volume successivo… o addirittura nel corso dello stesso!

Se avevamo lasciato Alvin Miller, settimo figlio di un settimo figlio e quindi dotato come da tradizione di poteri straordinari, alle prese con gli scontri tra uomo bianco e uomo rosso in un’America del Nord avente avuto un’evoluzione storica diversa da quella che conosciamo (niente Stati Uniti se non per una piccola confederazione, Gran Bretagna ancora in gioco, francesi a reclamare la loro parte, nativi americani non sottomessi, etc), ora lo ritroviamo più grande, adolescente, alle prese con problemi più locali: il suo apprendistato come fabbro presso Makepeace, la sempre maggior esperienza dei suoi poteri, le lezioni con la maestra Larner… che peraltro si rivelerà essere una vecchia conoscenza.

Dunque, in questo terzo libro Alvin torna ad essere il personaggio centrale, mentre nel precedente aveva un po’ perso tale esclusiva, col romanzo che aveva perso al suo sapore di romanzo di formazione (come il primo o questo stesso terzo).

Cambiano però i protagonisti secondari, che poi tanto secondari non sono, visto che O. S. Card ha una grande capacità nel dar loro vita e spessore, tanto da farci vivere la loro psicologia in modo schietto e credibile, fatto tra l’altro piuttosto imbarazzante per alcuni di essi, dal momento che corre inevitabile il pensiero che si tratti di modi di pensare al tempo assai diffusi, e presenti persino oggi (schiavismo, sessismo, violenza, etc).

Ad ogni modo, le vicende del libro si mantengono vivaci e interessanti in tutte le loro 450 pagine, fatto comunque non sorprendente per chi già conosce lo scrittore in questione.
Anzi, a dirla tutta ho preferito Alvin l’apprendista al precedente Il profeta dalla pelle rossa, probabilmente il libro meno riuscito dei tre.

Da precisare, infine, che il Ciclo di Alvin il Costruttore non finisce con questo libro, ma prosegue… sfortunatamente non in italiano, visto che ancora i seguiti non sono stati tradotti.
Aspettiamo fiduciosi.

Fosco Del Nero


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Titolo: Il profeta dalla pelle rossa (Red prophet).
Scrittore: Orson Scott Card.
Genere: fantastico, fantasy, ucronia.
Editore: Tea.
Anno: 1988.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Dopo aver letto Il settimo figlio, romanzo con cui Orson Scott Card ha iniziato il ciclo di Alvin il Costruttore (o Alvin l'Apprendista) per me era inevitabile leggere il secondo libro, ossia Il profeta dalla pelle rossa.

Chi segue Libri e Romanzi da tempo sa quanto io apprezzi i romanzi di Orson Scott Card, uno scrittore a dir poco fantastico, capace di spunti in differenti generi letterari (fantasy, fantascienza, horror, storia alternativa… ma tutti con un forte tessuto psicologico e sociologico), capace di trame innovative e coinvolgenti, capace di tratteggiare personaggi memorabili (come Ender Wiggin, come Jason Worthing, o come lo stesso Alvin Maker, protagonista di questa saga).
Non a caso, Orson Scott Card ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
Ma andiamo a vedere più da vicino Il profeta dalla pelle rossa.

Come scritto nella recensione de Il settimo figlio, la saga è ambientata nell’America del Nord di circa due secoli e mezzo fa… tuttavia secondo uno sviluppo alternativo della storia: gli Stati Uniti non si sono formati, l’Inghilterra mantiene ancora una certa influenza su parte dei territori americani, Washington è stato giustiziato per alto tradimento, Napoleone inviato sul posto dai francesi per sconfiggere gli americani, i nativi ancora liberi e forti.

In questa storia, inoltre, trovano ampio spazio la magia e la natura, in un connubio piuttosto affascinante, connubio che porta il lettore a simpatizzare decisamente per i rossi, contrapposti ai bianchi, o perlomeno a quelli più bellicosi e violenti.

Non a caso sono protagonisti principali della storia anche i pellerossa Ta-Kumsaw, un leader-guerriero, e Lolla-Wossiky (chiamato anche Tenska-Tawa), un leader-profeta.

Rispetto al primo libro della serie, cambiano ambientazione e dinamismo, visto che Il settimo figlio si presentava più come un romanzo di crescita e di scoperta, mentre Il profeta dalla pelle rossa ne rappresenta l’evoluzione in termini di azione e di contrapposizione (bianchi-rossi, pacifisti-guerrafondai, americani-francesi, etc).

Personalmente, anche per un mio debole per i primi episodi (ora mi vengono in mente lo stesso Ender, ma anche Harry Potter), ho preferito il primo libro, più calato in un solo luogo e più intimistico, ma magari è questioni di gusti, rimanendo fermo il fatto che Orson Scott Card è uno che sa il fatto suo scrivendo, e tra l’altro è anche autore di un celebre manuale di scrittura creativa.

In definitiva, e senza tirarla troppo per le lunghe, chi ha amato O. S. Card in qualunque altro dei suoi libri, troverà materiale all’altezza anche in questa saga di Alvin il Costruttore… anche se devo ammettere che Il gioco di Ender è su un altro pianeta (ma lo è rispetto a praticamente qualsiasi altro romanzo).
Buona lettura.

Fosco Del Nero


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