Il cammino del mago

Titolo: Auto-ipnosi.
Scrittore: Erica Francesca Poli.
Argomenti: psicologia, benessere, cd audio, saggistica.
Editore: Anima Edizioni.
Anno: 2014.
Dove lo trovi: qui.


Con il post odierno vi segnalo la recente uscita di un cd piuttosto interessante: il suo titolo è, semplicemente, Auto-ipnosi, ed è stato realizzato da Erica Francesca Poli, psicologa e counselor, già autrice del libro di successo Anatomia della guarigione, la quale utilizza per l’appunto il metodo dell’ipnosi per migliorare la vita delle persone che si rivolgono a lei…

… le quali spesso, dopo le sedute di persona, le hanno chiesto uno strumento indipendente per fare da sole.

Da cui la creazione di Auto-ipnosi, sottotitolo “Anatomia della guarigione - Co-creazione di un cambiamento”, cofanetto contenente due cd della durata di più di un’ora ciascuno.

Ciascun cd contiene svariate tracce, ognuna dedicata a una specifica attività-ambito-sessione: dal rilassamento all’ansia, dalla comunicazione col proprio io interiore alla calma mentale, fino alla gestione del dolore fisico.

Auto-ipnosi, dunque, si pone come obiettivo quello di facilitare il rapporto e la comunicazione con le proprie risorse inconsce, quindi anche al di fuori di un percorso professionale, suggeriti in questo anche dal libretto di accompagnamento che illustra come utilizzare al meglio i due cd.

E quindi come accedere – o perlomeno avvicinarsi – al proprio inconscio per facilitare il cambiamento positivo nella direzione che si desidera.

Da segnalare inoltre che il cd è registrato sui 432 hertz, frequenza che è stato provato essere di beneficio per l’essere umano, fisico e psicologico.
Un altro motivo interessante per provare Auto-ipnosi di Erica Francesca Poli qualora il prodotto vi ispirasse o pensiate possa esservi utile per il rilassamento in generale o per un cambiamento nello specifico.

Fosco Del Nero


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Titolo: Wizardy - Crea la tua avventura da giovane mago (The book of wizardy – The apprentice’s guide to the secrets of the wizards guild).
Scrittore: Cornelius Rumstuckle/James Herbert Brennan.
Genere: librogame, fantasy.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 2003.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Evidentemente questo è periodo di librogame: dopo i primi due di Oberon (Oberon il giovane mago e La città proibita), ne arriva un altro ancora. 

Questo, però, non appartiene alla mitica serie di E.L. Edizioni, tanto che è piuttosto recente, del 2003, e in Italia è stato pubblicato da Macro Edizioni

… tuttavia, gli appassionati dei vecchi librigame non potranno non riconoscere lo stile vivace e ironico del mitico James Herbert Brennan, autore di svariate serie di librigame, in primis la vivacissima Alla corte di Re Artù.

Difatti, compare proprio il suo nome tra le informazioni del testo, per quanto in copertina campeggi tale Cornelius Rumstuckle, presunto mago e presidente della Gilda dei Maghi, l’iscrizione alla quale è proprio l’obiettivo di questa avventura, in cui chi legge deve decidere cosa fare per raggiungere l’agognato obiettivo.

La curiosità è che in alcuni punti il libro sottopone domande legate a un altro testo, questo di saggistica ma sempre sull’argomento magia (per quanto magia in senso piuttosto giovanil-infantile): Il manuale del giovane mago.

Due libri piuttosto diversi come target, per quanto uniti da questo filo invisibile… oltre che dall’irresistibile umorismo di Brennan, molto british.

Wizardy - Crea la tua avventura da giovane mago è un discreto librogame. Non particolarmente complesso e lungo, dato anche il pubblico non troppo esperto del genere cui si riferisce, ma comunque brioso, simpaticissimo e divertente.

Tanto che mi è praticamente impossibile assegnargli un voto al di sotto del 7... e chi ha apprezzato la serie Alla corte di Re Artù mi capirà perfettamente!

Fosco Del Nero


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Titolo: La città proibita (The forbidden kingdom).
Scrittore: Ian Page, Joe Dever.
Genere: librogame, fantasy.
Editore: Edizioni E.L.
Anno: 1986.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Dopo aver recensito Oberon il giovane mago, il primo volume della serie di librogame Oberon, eccoci al secondo volume: La città proibita

Per quanto riguarda l’essenza e la storia dei librigame, rimando alla recensione del libro precedente, mentre questo post sarà dedicato esclusivamente al libro in questione, seguito del precedente, dal quale prende le mosse, cosa tipica del librigame con una trama unitaria, e riprende anche il personaggio che si può portare avanti da libro a libro.

Altre serie, viceversa, erano composte da avventure singole, a sé stanti, quindi giocabili individualmente anche senza aver seguito la serie fino a quel punto.
Cosa peraltro che si poteva fare anche con i singoli libri di serie unitarie tipo Oberon, ma perdendo qualcosa a livello di trama e di visione d’insieme (oltre che i benefici delle avventure precedenti sotto forma di potenziamento del personaggio, oggetti trovati, conoscenze acquisite, etc).

Ad ogni modo, veniamo a La città proibita.
Anche questa volta, ed evidentemente è una caratteristica della serie, le scelte disponibili per il giocatore-lettore sono relativamente poche, visto che, se si vuole portare a termine l’avventura, vi è praticamente una sola direzione di trama, dettaglio più, dettaglio meno.
Ciò inficia il valore del libro, che comunque è ben scritto e conserva la buona atmosfera del precedente…

… per quanto abbia un incedere narrativo un po’ troppo svelto, tanto che gli eventi si consumano in pochi paragrafi e anche in modo un po’ pressappochista.

Perlomeno, però, il tasso di difficoltà è tornato su livello più umani, visto che, una volta completata la precedente avventura, il giocatore ha diritto a un personaggio un po’ più “robusto”, cosa che rende questo secondo librogame assai meno difficile, numeri alla mano, del precedente.

Nel complesso, anche La città proibita è un discreto librogame, a mio avviso più per l’atmosfera di fondo che non per l’aspetto tecnico-ludico.

Fosco Del Nero


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Titolo: Oberon il giovane mago (Grey star the wizard).
Scrittore: Ian Page, Joe Dever.
Genere: librogame, fantasy.
Editore: Edizioni E.L.
Anno: 1985.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Recensione un po’ particolare quella di oggi su Libri e romanzi, giacché è la prima rappresentante di un genere narrativo decisamente particolare, di cui molti non hanno mai sentito parlare ma che è stata una delle mie passioni quando ero ragazzino: i librigame, o librigioco, se si vuole italianizzare il nome.

Per chi non sapesse di cosa si tratta, dirò che si tratta di libri, solitamente di genere fantastico e/o avventuroso, dotati di una trama e di un impianto narrativo di fondo, ma con la caratteristica di essere giocabili da chi li legge, il quale, seguendo un certo regolamento, e impersonando il protagonista della storia, può scegliere di volta in volta cosa fare e dove andare, interagendo così con la storia stessa, secondo possibilità più o meno vaste a seconda del singolo librogame.

Tali libri divennero famosi negli anni ''80, pur non essendo mancati tentativi precedenti (risalenti addirittura agli anni ''40), e lo divennero soprattutto con la collana di Lupo Solitario, rimasta difatti mitica o quasi, a cui si affiancavano peraltro tante altre serie, ognuna di un genere specifico (fantasy, fantascienza, horror, investigativo, storico, mitologico, rosa, etc) e con uno schema di gioco particolare.

Dopo un iniziale successo in Italia, che fece addirittura registrare un ritorno alla lettura dei bambini-adolescenti di allora, che viceversa si stavano avvicinando in massa a svaghi più tecnologici, la fiamma dei librigioco si spense, tanto che persino l’editore di punta, le Edizioni E.L. (dico di punta perché ad essa si affiancarono altri editori ed altre serie, comunque rimaste sempre minori), smise di stamparne… con l’imprevisto risultato di dar vita a una sorta di collezionismo delle vecchie edizioni, alcune difficilmente trovabili e venduti per cifre dai 50 ai 500 euro.

La recensione odierna si riferisce al primo libro della serie Oberon, una serie di genere fantasy, che è partita con Oberon il giovane mago, per terminare poi al quarto volume, e quindi relativamente presto (Lupo Solitario fu la più longeva, con ben 28 libri, mentre certe serie sono durate appena 1 o 2 volumi, per quanto il dato mediano era forse sui 5 libri).

Il protagonista della storia è per l’appunto Oberon, giovane mago sedicenne al quale viene affidata dai suoi mentori, i magi del popolo Shanti, una missione difficilissima: distruggere il dominio del negromante Shazarak.
Il primo passo da compiere è trovare l’antico popolo dei Kundi, gli unici a sapere dove trovare il Cancello dell’Ombra, entrata per il Mondo degli Astri, dove si trova la potente Pietra della Luna, con cui si potrà sconfiggere il mago nero.

Oberon parte così per la prima parte della sua missione…

Detto del genere e della trama sommaria, vengo ora al commento del libro: l’atmosfera è gradevole e sufficientemente convincente, e non a caso questa è una di quelle serie che è rimasta maggiormente nel ricordo dei “librogiocatori”, anche se a disdoro del libro va detto che la linea narrativa non si discosta mai dai canoni prefissati dai due autori, Ian Page e Joe Dever (quest'ultimo il creatore di Lupo Solitario), limitando molto la libertà del giocatore.

Altra cosa da dire: il livello di difficoltà, per i numeri proposti in fase di creazione del personaggio, è troppo elevato, nel senso che è davvero improbabile uscire indenni dai vari confronti e dalle varie difficoltà, persino con buoni valori di partenza.
Tali fattori minano la riuscita di Oberon il giovane mago, che comunque rimane un buon prodotto, avente peraltro alcuni spunti interessanti a livello di dialoghi e di concetti.

Fosco Del Nero


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Titolo: La Bibbia degli dei (Divine encounters: a guide to visions, angels and other emissaries).
Scrittore: Zecharia Sitchin.
Genere: storia.
Editore: Piemme.
Anno: 1995.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


La Bibbia degli dei è uno dei libri scritti da Zecharia Sitchin, il ricercatore azero morto alcuni anni fa e che, nel corso della sua lunga e produttiva carriera, e grazie a una ricerca decisamente audace, ha dato un bello scossone alla storia così come concepita finora, nonché alle fondamenta della religione ebraica e dei suoi testi sacri.

Peraltro, questo non è il primo libro di Sitchin che leggo, bensì il quarto, solo che gli altri tre gli avevi riservati al mio sito principale.
Ho pensato tuttavia di recensire La Bibbia degli dei anche qui perché comunque la recensione può essere utile anche ad un pubblico più mediano. 

Cominciamo col dire che Sitchin è uno storiografo, e si vede: i suoi libri non sono narrativa, né sono spettacolarizzati con colpi di scena o battute umoristiche o altro.
Il risultato è che, complice anche il fatto che normalmente non sono brevissimi, possono risultare pesanti a chi non è interessato all’argomento.

Quanto all’argomento, veniamo subito al dunque: Sitchin traduce le antiche tavolette sumere, e ci dice cosa c’è scritto… prendendo per buono, ossia per resoconto storico, ciò che invece altri storici ritengono sia solo un mito, perché poco credibile agli occhi dei giorni nostri.

In questo senso, veniamo a scoprire di divinità scese dallo spazio, di guerre atomiche nel lontano passato, di manipolazioni genetiche, di astronavi volanti, etc.

La Bibbia degli dei, tuttavia, si distingue dagli altri libri di Sitchin perché, pur tenendo come riferimenti gli Annunaki (o Anunnaki) e le storie sumere ed accadiche, presta una particolare attenzione per l’appunto alla Bibbia, anche questa tradotta alla lettera.

E, anche in questo caso, le conclusioni di quanto scritto, grazie anche ai confronti con i più antichi testi sumeri da cui la Bibbia è notoriamente tratta, sono sorprendenti.

Forse questo è il testo di Zecharia Sitchin che mi è piaciuto di più (gli altri letti sono stati L’altra genesi, Il giorno degli dei, Quando i giganti abitavano la Terra), anche se le pagine finali non mi hanno convinto.

Ma, d’altronde, ci si muove su un campo conoscitivo difficile e insidioso: Zecharia Sitchin non avrà forse ragione su tutto, cosa che peraltro credo sia impossibile tra traduzioni difficili e ipotesi altrettanto difficili, ma il quadro generale è quello, ed è solido.

Nel caso, buona lettura.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’anello di Salomone (The ring of Solomon).
Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, commedia.
Editore: Tea.
Anno: 2010.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.


Di recente avevo letto per caso un romanzo fantasy di Jonathan StroudLa valle degli eroi.
Essendomi garbato soprattutto per lo stilo vivace e ironico dell’autore, mi sono deciso a tentare anche con la trilogia del Ciclo di Bartimeus, che ho letto praticamente tutta d’un fiato: L’amuleto di SamarcandaL’occhio del golem e La porta di Tolomeo, scritti nel biennio tra il 2003 e il 2004.

Poco tempo dopo averli letti, ho scoperto che in realtà la trilogia era nel mentre diventata quadrilogia, visto che ai tre libri originali si era unito L’anello di Salomone, datato 2010.
L’autore dunque ci ha messo qualche anno a decidere se continuare il ciclo, probabilmente indeciso per via del fatto che, per come era finito il terzo libro, si imponeva un deciso cambio di rotta.

Cosa che c’è stata con L’anello di Salomone, che è il quarto libro giusto come uscita, ma in realtà è ambientato ben 2.000 anni prima dei precedenti libri… una robetta.

Ovviamente sono diversi anche i protagonisti, eccettuato l’immarcescibile jinn Bartimeus, nonché i luoghi, visto che si passa da Londra e dall’Europa al Vicino Oriente: Gerusalemme e dintorni, per la precisione.

Ecco in breve la trama: Bartimeus è uno degli spiriti convocati dai maghi di corte di Salomone, re di Israele ma soprattutto possessore del potentissimo anello che gli dà supremazia su tutti i maghi e gli spiriti, che lo temono grandemente.

Ma, si sa, Bartimeus è poco propenso a ubbidire in modo servile, cosa che procurerà problemi innanzi tutti a lui, ma poi a praticamente tutti coloro che ha intorno, dal collega Faquarl al mago Khaba, dalla sacerdotessa Asmira allo stesso re Salomone.

In tutto sono 400 pagine… che ho letto in 3 o 4 giorni, a un ritmo decisamente veloce… e "controllato" per non far terminare il libro troppo presto.

Da qualche parte su internet avevo letto alcune opinioni secondo cui questo era il libro migliore dei quattro, e devo dire che concordo con esse: l’autore, che probabilmente si è reso conto che la parte migliore della sua trilogia stava nell’ironia e nella leggerezza del jinn, cui nel secondo e nel terzo libro hanno tuttavia fatto da contraltare la pesantezza degli eventi nonché un coprotagonista (Nathaniel) meno divertente rispetto al primo romanzo, è tornato alla parte migliore del primo libro… potenziandola persino.

Peraltro, l’ambientazione esotica del Vicino Oriente aggiunge fascino al tutto, portando il lettore più vicino ai luoghi della “giovinezza” di Bartimeus di Uruk.

Tra l’altro, già nei primi libri avevo avuto modo di notare qualche informazione “interessante” sparsa qui e lì su storia e magia, e l’avvio di questo libro, che spara subito alcuni nomi uno dietro l’altro (Enki, Eridu, serpenti, draghi… cui si sono unite poi alcune ripetizioni: Akhenaton, Nerfetiti, i sette livelli, l’Altro Luogo, lo stesso Salomone e Israele, etc) mi ha confermato la mia sensazione originaria, sulla quale comunque non mi dilungherò oltre. 

Anche se, ad onor del vero, nella prima parte del romanzo, come in tante altre peraltro, ero troppo impegnato a ridere per occuparmi di altro. 

Unica nota di demerito: la traduzione, che come spesso capita per i seguiti dei cicli di successo (quelli ossia che hanno già dei lettori affezionati che comprerebbero i libri comunque), lascia parecchio a desiderare, sia in certi errori di traduzione dall’inglese (tipo tradurre alla lettura “prendere un bagno”), sia in certi errori di grammatica italiana (tipo usare il pronome “gli” non solo per il maschile singolare, ma anche per il femminile oppure per il plurale, roba che fa venire i brividi!).

Difetti di traduzione a parte, L’anello di Salomone, quarto libro del Ciclo di Bartimeus di Jonathan Stroud, è un signor romanzo, fantastico mix di fantasy, ambientazioni storico-esotiche e commedia umoristica brillante.
Buona lettura.

Fosco Del Nero


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Titolo: Myosotis (Myosotis).
Scrittore: Pierre Joseph Vicari.
Genere: spiritualità, esistenza.
Editore: Verdechiaro Edizioni.
Anno: 2003.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.


Se normalmente mi leggo libri di autori “garantiti”, di cui conosco già la qualità, è vero pure che ogni tanto mi concedo una sorpresa, la quale, in quanto sorpresa, può sia colpirmi in positivo che in negativo.

Stavolta purtroppo è arrivato un “negativo”: parlo del romanzo breve, o racconto lungo che dir si voglia, Myosotis, di Pierre Joseph Vicari.

Si tratta di un libro di circa novanta pagine, con temi di tipo esistenzial-spirituale, inseriti in una cornice narrativa piuttosto semplice: il protagonista della storia, Michel, va in vacanza in Egitto, dopo un periodo di duro lavoro.
Anche sua moglie e sua figlia avrebbero dovuto andare con lui, ma entrambe si sono ammalate subito prima della partenza, e quindi è partito solo lui (introduzione che è già assai debole…).

In Egitto, Michel incontra solo persone particolari, che si rivelano particolari fin dal primo scambio di battute, senza neanche il tempo di presentarsi, e praticamente tutte che sono andate in Egitto senza il fidanzato o la moglie perché si erano sentiti male poco prima della partenza (…).

Il punto è che i concetti che stanno dietro al tutto sono anche belli e condivisibili (la non casualità dell’esistenza, l’importanza dell’intuizione, l’amore incondizionato, etc), però sono presentati in modo un po’ risibile, tra personaggi superstereotipati e dialoghi davvero banalotti e sempliciotti, col tutto che fin dalle prime pagine sa di naif e che non cattura mai, nonostante le buone intenzioni di chi scrive, aggravate però ulteriormente da una capacità narrativa non certo eccellente, fatta anche di punteggiatura scadente.

Ma fa nulla, rimaniamo alle buone intenzioni e specifichiamo che il genere della narrativa spirituale ha un grande potenziale di diffusione… ammesso però che si scrivano testi come Superanima Sette - La scuola celeste, come La profezia di Celestino, o come Il bar celestiale.

Quanto a Myosotis di Pierre Joseph Vicari, di mio non lo consiglio per i motivi sopra citati, ma come sempre vedete voi e seguite la vostra intuizione.

Fosco Del Nero


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Titolo: Un corso in miracoli (A course in miracle).
Scrittore: Helen Schucman, William Thetford, Foundation for Inner Peace.
Genere: spiritualità.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 1976.
Dove lo trovi: qui.


Nel 1965 Helen Schucman sente una voce che le dice che le sta per dettare un "corso in miracoli", prende appunti e alcuni anni dopo pubblica, insieme a William Thetford, un libro, per l'appunto Un corso in miracoli.
La voce si è presentata nientemeno che come Gesù, il libro è lungo più di 1300 pagine, è diventato un best seller, tradotto in decine di lingue, e soprattutto è diventato una sorta di Bibbia per molti ricercatori spirituali, una vera e propria Bibbia dei tempi moderni.

Il libro si divide in tre parti: 670 pagine circa di testo, 450 pagine circa di esercizi (con 365 esercizi, uno per ogni giorno dell’anno), e circa 100 pagine di manuale per insegnanti.
Ad esse, ossia la parte “classica” la presente edizione di Macro Edizioni, rivista e unificata, propone anche dei supplementi, utili a chiarire eventuali dubbi.

L’obiettivo del testo sarebbe quello di aiutare le persone a risvegliarsi, e quindi essere un vero e proprio manuale spirituale.

Quanto ai contenuti, in esso vi sono riferimenti a tante dottrine: lo gnosticismo cristiano, la teosofia, il nuovo pensiero, il pensiero positivo, le canalizzazioni, la moderna new age, e tematiche esistenzial-spirituali in generale.
Quanto ai concetti e ai principi trattati, in 1300 pagine c’è di tutto: il principio di responsabilità, il principio speculare (per cui il fuori è un riflesso di quanto vi è dentro), la consapevolezza, l’opera individuale di risveglio…

… col libro che, come detto, si propone come vero e proprio testo di apprendimento con dentro un vero e proprio programma di insegnamento, che non dura nemmeno un anno (che non sarebbe poco), ma un intera vita (come peraltro ogni percorso vero di evoluzione personale).

Al di là dei titoli del libro in questione (copie vendute in tutto il mondo, numero di lingue in cui è stato tradotto, numero di edizioni, etc), per saggiarne il valore di Un corso in miracoli basta fare una ricerca in internet e vedere cosa ne pensa la gente che lo ha letto… e in questo senso le opinioni, pur ovviamente diverse da persona a persona, vanno decisamente verso il testo di grande valore.

Questa edizione riveduta e ampliata può essere l’occasione buona per scoprirlo e per vedere se il libro di Helen Schucman e William Thetford, pubblicato dalla Foundation for Inner Peacefa al caso proprio.

Fosco Del Nero


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Titolo: Una vita autentica - A pukka life (Discovering the true you with ayurveda).
Scrittore: Sebastian Pole.
Genere: salute, benessere.
Editore: Macro Edizioni, Il giardino dei libri.
Anno: 2013.
Dove lo trovi: qui.


Dopo svariate recensioni, ecco una nuova segnalazione, di un libro dedicato alla salute e al benessere: Una vita autentica - A pukka life, di Sebastian Pole, nato dalla collaborazione di Macro Edizioni con Il giardino dei libri.

Ad alcuni appassionati del settore l’argomento del libro sarà chiaro per via della parola “pukka”, noto marchio di prodotti di benessere frutto della cultura ayurvedica.
Il libro in questione, difatti, è stato scritto da un esperto di ayurveda, nonché cofondatore del marchio in questione.

Il sottotitolo italiano del libro è il seguente: “Trova il tuo sentiero verso la perfetta salute”, il quale, aiutato da alcune parole che lo seguono e che riassumono gli argomenti del testo (Costituzione, Nutrimento, Purificazione, Ringiovanimento, Forza e quiete, Ecologia, Relazioni, Esercizi), riprende il titolo originale inglese del libro: “Discovering the true you with ayurveda: how to nourish, rejuvenate, and transform your life”. 
Sarebbe a dire, tradotto: “Scoprire la verità con l’ayurveda: come nutrire, ringiovanire e trasformare la tua vita”.

In poche parole, Una vita autentica è dedicato a tutte le persone che vogliono saperne di più sulla propria salute e sui principi dell’ayurveda, scienza antichissima e mai abbandonata in India e in Oriente in generale, nonostante i tentativi di colonizzazione e imposizione culturale… e ci sarà un motivo.

Una vita autentica spiega come il sistema dell’ayurveda, pur avendo dei principi generali, si applichi poi a ciascuna persona in modo diverso, dal momento che ciascuno è unico.

E l’obiettivo del manuale è proprio quello di portare nella vita di ciascuna persona l’armonia e la saggezza derivanti dall’applicazione dei principi ayurvedici, orientati sia a un benessere fisico, sia al benessere interiore (e ovviamente i due vanno di pari passo).

Insomma, Una vita autentica - A pukka life di Sebastian Pole si propone come guida (non troppo lungo per la verità, e la cosa in questi non è necessariamente uno svantaggio, anzi) utile a coltivare il proprio benessere… per chi avrà voglia di leggerlo e di praticarlo nei vari ambiti che esso affronta (e non sono pochi, come abbiamo visto, tra alimentazione e pratiche fisiche).
Nel caso, buona lettura.

Fosco Del Nero


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Titolo: La porta di Tolomeo (Ptolemy’s gate).
Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, commedia.
Editore: Tea.
Anno: 2004.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


Dopo L’amuleto di Samarcanda e L’occhio del golem, eccomi arrivato al terzo romanzo del Ciclo di Bartimeus di Jonathan Stroud: La porta di Tolomeo.

Si tratta peraltro del volume più consistente quanto a numero di pagine, circa 500, che ha cercato di dare una degna conclusione alla trilogia.
Ce l’ha fatta?

Intanto sottolineo come, rispetto al primo romanzo, Stroud abbia effettuato una svolta verso una maggiore drammaticità, a mio avviso riuscita meglio in questo terzo libro piuttosto che nel secondo, che difatti mi aveva convinto meno del primo.

Come ne L’occhio del golem, il punto di vista del mago Nathaniel e del jinn Bartimeus non sono gli unici, visto che nel mentre si è aggiunta la “comune” Kitty Jones, e in questo terzo romanzo ha assunto proporzioni ancora maggiori, risultando praticamente come la terza protagonista della storia, che peraltro, tra maghi e demoni vari, ha ampliato decisamente la prospettiva rispetto al più ristretto primo romanzo…

… che però aveva dalla sua un’ironia brillante nonché la trovata originale del rapporto tra il giovane mago e l’antico jinn.

La porta di Tolomeo introduce parecchi flashback, con protagonisti lo stesso Bartimeus e l’altrettanto giovane mago Tolomeo, cosa che contribuisce ad allargare ulteriormente ambientazioni e prospettiva, e che funziona abbastanza bene.

Comunque, dei tre romanzi, quello che mi ha divertito di più è il primo, davvero sfavillante a tratti, mentre gli altri come detto hanno diminuito un poco il tasso ironico per aumentare drammaticità e anche questioni relazionali, quest’ultimo punto però senza scarso successo, visto che i rapporti di Nathaniel-John Mandrake con gli altri maghi non assumono mai troppa consistenza, e sembrano essenzialmente funzionali alla storia, più che veri in sé e per sé.
Anche il rapporto con Kitty non decolla mai, e alla fine rimane solo il rapporto Nathaniel-Bartimeus per quanto riguarda il presente, e Tolomeo-Bartimeus per quanto riguarda il passato.

Ma forse pretendere la perfezione era troppo, e sta di fatto che La porta di Tolomeo è la degna conclusione di una buona trilogia fantasy, peraltro per fortuna non troppo lunga, come va purtroppo di moda oggigiorno (sembra quasi che sia impossibile scrivere una storia con meno di dieci romanzi…).  
Nota finale di merito per l’Altro Luogo, dalla descrizione tanto poetica quanto dal sapore esistenziale, fatto che, unito alle varie citazioni di Babilonia, Gerico, Egitto, Akhenaton, energia, aura, e mondo sottile, mi fa pensare a qualche conoscenza dell’autore in ambito esoterico.

In definitiva, se apprezzate il connubio tra fantasy e umorismo, il Ciclo di Bartimeus potrebbe essere una buona scelta.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’occhio del golem (The golem’s eye).
Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, commedia.
Editore: Tea.
Anno: 2004.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


Dopo aver letto il primo romanzo del Ciclo di Bartimeus di Jonathan Stroud, ossia L’amuleto di Samarcanda, sono passato dritto dritto al secondo: L’occhio del golem.

Una prima differenza salta all’occhio subito: il secondo romanzo è nettamente più lungo del suo predecessore, cosa che certamente verrà considerata positiva da chi viene dal brillante primo romanzo, e si attende un ugual dose di divertimento e umorismo nel suo seguito.

Purtroppo, però, la lunghezza del romanzo non è l’unico cambiamento.
Intanto, ero scontato che Jonathan Stroud avrebbe dovuto cambiare qualcosa di consistente nella trama, visto che il co-protagonista Nathaniel-John Mandrake era nel frattempo cresciuto nonché assurto a compiti governativi dopo l’exploit dell’amuleto di Samarcanda… e dopo che aveva cambiato mentore e stile di vita.

La direzione scelta dall’autore è stata quella di un Nathaniel sempre più mago ambizioso e senza scrupoli, nonché quella di allargare la scena dal duo Nathaniel & Bartimeus a Kitty e alle vicende Resistenza, introducendo così nuovi personaggi, nuovi filoni e nuove energie.

Energie un po’ drammatiche, peraltro, che ne L’occhio del golem hanno fatto il paio con il minor spazio concesso al jinn Bartimeus, che poi era il vero protagonista de L’amuleto di Samarcanda, e che in questo libro non solo ha meno spazio, ma compare a libro inoltrato, dopo che già se n’è andata una discreta percentuale del libro.

Inoltre, in questo secondo romanzo vi è meno verve; più azione e meno brillantezza umoristica… e considerando che il punto forte del primo romanzo era proprio lo scintillio di Bartimeus, se ne deduce che il secondo ha perso qualcosa, pur rimanendo di piacevole lettura.

Diciamo che la sensazione è che Jonathan Stroud abbia voluto far fare a personaggi e romanzo un salto a livello di maturazione, ma che la cosa non è stata del tutto riuscita.

Nel complesso, comunque, il gradimento per L’occhio del golem è sufficiente per proseguire con il terzo romanzo della trilogia, La porta di Tolomeo

… non fosse altro che per il fatto che l’avevo già comprato sulla fiducia!

Fosco Del Nero


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Titolo: L’amuleto di Samarcanda (The amulet of Samarkand).
Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, commedia.
Editore: Tea.
Anno: 2003.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


Di recente mi hanno regalato e poi ho letto il libro di Jonathan Stroud La valle degli eroi.
Non conoscevo per nulla l’autore, neanche di fama, ma essendomi piaciuto, sia per lo stile discorsivo assai piacevole nonché per un certo garbato umorismo, ho deciso di avventurarmi nell’opera principale dell’autore inglese, sarebbe a dire il Ciclo di Bartimeus.

Ed ecco qui, per l’appunto, la recensione de L’amuleto di Samarcanda, il romanzo che apre la trilogia in questione (composta anche da L'occhio del golem e La porta di Tolomeo... e da L'anello di Salomone, che in seguito ha ampliato la trilogia di base).

Comincio col dire che con i suddetti libri Stroud ha venduto più di sei milioni di copie, il che qualcosa vorrà dire…
… ed è un qualcosa facile da dire: L’amuleto di Samarcanda, e suppongo anche i libri successivi, è divertente e scorrevole, tanto che si legge in pochi giorni di divertimento.

Il protagonista del romanzo non è tanto il mago Nathaniel, quanto il jinn che egli evoca per una missione, Bartimeus per l’appunto, demone di discreto livello ma soprattutto di grande astuzia e dalla lingua lunga, cosa evidente nell’elevato numero di battute inserite nel testo.
Sia nel corpo narrativo sia nelle note a piè di pagina, escamotage umoristico che personalmente ho apprezzato molto (e che in forma simile avevo utilizzato io stesso nel mio romanzo Il Mondo Arcobaleno... anche se con esiti meno fortunati, temo).

Ecco in breve la trama del libro: Nathaniel è un ragazzino apprendista mago, ma il suo maestro Arthur Underwood non lo considera molto, e anzi permette ai suoi colleghi di trattarlo male.
Da un episodio umiliante nasce la sua idea di vendetta: convocare un’entità per farle rubare qualcosa a cui l’arrogante mago Lovelace tiene molto: l’amuleto di Samarcanda.
Ciò metterà in moto tutta una serie di eventi decisamente al di là delle intenzioni del ragazzo, con risvolti decisamente seri e persino drammatici… se non fosse per il tono perenne da commedia umoristica del romanzo, grazie soprattutto al brillante Bartimeus.

Dunque tecnicamente oscilliamo tra il fantasy e la commedia umoristica, in ciò ricordando il classico dei classici del genere, ossia Il mondo del disco di Terry Pratchett, anche se l’umorismo di Jonathan Stroud è meno classic-british e più moderno e vivace, per così dire.

L’inizio de L’amuleto di Samarcanda è accattivante e cattura il lettore, mentre la fine appare poco solida e credibile; ma comunque parliamo di poche decine di pagine sulle 440 circa del romanzo, che nel complesso è davvero divertente e gustoso. 
Meno male, perché sulla fiducia avevo comprato l’intera trilogia in blocco!

Fosco Del Nero


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Titolo: 365 frullati vegan (365 vegan smoothies).
Scrittore: Kathy Patalsky.
Genere: salute, alimentazione.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 2013.
Dove lo trovi: qui.


L’articolo di oggi è un po’ particolare, perché non propongo un libro di narrativa, come usuale, e nemmeno un testo di saggistica, come ogni tanto capita, ma un libro di alimentazione.

Anzi, ancora più nello specifico: un libro sui frullati, pratica di salute tra le migliori in assoluto, specie se trattasi di frullati vegani.

Il libro si intitola 365 frullati vegan ed è stato scritto da Kathy Patalsky, nota per un noto blog vegano (laddove il veganesimo, per chi non lo sapesse, sarebbe l'alimentazione priva di qualunque elemento animale, diretto o derivato).

365 frullati vegan ha circa 320 pagine a colori, ed è un piccolo gioiellino per tutti gli amanti dei frullati: verdi, smoothie, leggeri, rinfrescanti, estivi, corposi, da colazione, da pranzo, etc. 
E con frutta, con verdura o con mix tra le due categorie.
Oppure, con frutta e ingredienti conosciuti, ma anche con ingredienti un po’ esotici e particolari, tanto da suggerire addirittura un frullato per ogni giorno dell’anno.

Tra l’altro il libro è diviso in dodici gruppi, uno per ciascun mese, in modo da creare un vero e proprio programma di benessere mensile alla portata di tutti.

Senza contare le ulteriori sottodivisioni: frullati per dimagrire, per disintossicare, per dare energia, per migliorare l’umore, per potenziare la mente, per rafforzare le difese immunitarie, etc.

Il tutto peraltro condito da una parte teorica, utile a capire perché i frullati sono uno strumento di benessere così importante.

Insomma, 365 frullati vegan di Kathy Patalsky si propone come testo di riferimento per il settore… ed è un settore in forte crescita, che coniuga salute, energia e anche praticità.

Fosco Del Nero


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Titolo: Kriya yoga.
Scrittore: Jayadev Jaerschky.
Genere: saggistica, benessere, yoga.
Editore: Ananda Edizioni.
Anno: 2014.
Dove lo trovi: qui.


L’articolo odierno è una preview del libro appena uscito Kriya yoga, scritto da Jayadev Jaerschky.

Intanto vediamo chi è l’autore: Jayadev Jaerschky, già autore del best seller Respira che ti passa!, è un allievo diretto di Swami Kriyananda, a sua volta allievo diretto di Paramhansa Yogananda, il maestro spirituale autore del bellissimo Autobiografia di uno yogi (ma anche di 108 palpiti d'amore, di Piccole, grandi storie del maestro e di tanti altri libri ispiranti).
Siamo quindi in ambito yoga, meditazione e consapevolezza personale, per non dire proprio ricerca spirituale.

Il libro, lungo circa 250 pagine, si propone come manuale sul kriya yoga, lo yoga diffuso proprio da Yogananda il secolo scorso, sulla base di una sapienza più antica, e poi diffuso in tutto il mondo dai vari centri spirituali fondati da Yogananda, Kriyananda ed altri maestri.

Il sottotitolo del libro è “Il manuale completo per la libertà interiore”, e altri due sottotitoletti specificano che si basa sugli insegnamenti di Yogananda, e che investe gli ambiti della meditazione, della filosofia, dell’ispirazione, della preghiera e della vita quotidiana.

E del kriya yoga, ovviamente, chiamato “la via aerea verso l'Infinito”, e definito da Yogananda “la via più facile, più efficace e più scientifica per accostarsi all'Infinito”.

Per quanto diffusosi in modo quasi capillare in tutto il mondo, Occidente compreso, mancava ancora un testo unitario ed esaustivo sul kriya yoga, lacuna cui ha pensato di porre rimedio Jayadev Jaerschky, che in Kriya yoga spiega gli effetti trasformanti dello yoga sia a livello fisico che a livello interiore… con le due cose che ovviamente sono intimamente connesse e che riferiscono all’evoluzione spirituale della persona.

Il testo comprende teoria e pratica: oltre ai motivi dell’importanza del kriya yoga vi sono anche posizioni yoga e pratiche di respirazione e di meditazione, oltre che consigli sulla pratica yogica e lo stile di vita yogica, rendendo Kriya yoga sia un riferimento in quanto alla storia della disciplina, ma anche utile a livello concreto.
E, in generale, un must per chi apprezza, oltre che Yogananda e successori, anche il centro spirituale di Ananda Assisi.

Fosco Del Nero


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Titolo: La danza dei draghi - Le cronache del ghiaccio e del fuoco (A dance with dragons).
Scrittore: George R.R. Martin.
Genere: fantasy, drammatico, epico.
Editore: Mondadori.
Anno: 2011.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


La danza dei draghi è il dodicesimo libro uscito in Italia della saga di George Martin Le cronache del ghiaccio e del fuoco, iniziata con Il trono di spade, anche se, per la ben nota e criticatissima politica della Mondadori di suddividere i romanzi originali in inglese in due o tre libri in italiano, in realtà questo è la terza e ultima parte del quinto romanzo della saga.

Le motivazioni della scelta della Mondadori sono ovviamente economiche, e largamente spregiative della passione dei lettori di Martin, ma di questo si è già detto tanto, per cui non insisto oltre, se non per sottolineare che, oltre alla maggiorazione del costo di lettura e dei tempi biblici di attesa rispetto ai romanzi originari, per non parlare del pressapochismo della qualità della stampa, piena di refusi e persino errori ortografici, tale politica di fondo rende ciascun libro italiano incompleto, senza un vero inizio e senza una vera fine…

… problema che peraltro ormai attanaglia la saga in generale: dopo 4.300 pagine di saga, piena di risvolti e controrisvolti, c’è il rischio che il tutto si trasformi in una sorta di Beautiful della letteratura fantasy.
Oddio, più che rischio è ormai un dato di fatto, e due rapidi calcoli rendono necessari almeno altri sei libri italiani prima di arrivare a conclusione.

Tanto che, a dire il vero, la lettura dell’ultimo volume I fuochi di Valyria, ossia la parte centrale del quinto romanzo originario, mi aveva coinvolto meno dei predecessori, tanto che mi aveva fatto ipotizzare un possibile declino della saga, e questo nonostante la bravura indiscussa di Martin, tanto nel tratteggiare i personaggi quanto nell’effettuare gli intrecci narrativi.

La danza dei draghi però mi ha fatto ricredere abbastanza, e il volume torna ad essere dinamico e vivace… con tanti avvenimenti imprevisti e le solite teste importanti che cadono, come da tradizione con George Martin.

Ad ogni modo, i principali punti di vista di questo libro italiano sono Jon Snow, Daenerys Targaryen, Stannis Baratheon e Tyrion Lannister, più vari altri punti di vista saltuari, e con la guerra che continua in tutti i regni, occidentali e orientali.

Se avevo letto il precedente volume con un po’ di fatica, questo l’ho divorato in pochissimi giorni.
Ma d’altronde, che Martin sappia il fatto suo non è in discussione.
Ciò che si spera è che sappia dare alle Le cronache del ghiaccio e del fuoco un finale degno di una delle saghe fantasy di maggior successo di tutti i tempi, tanto da aver trascinato dietro di sé anche l’ormai notissima serie televisiva Game of thrones - Il trono di spade… anch’essa ovviamente da completare… e i tempi televisivi sappiamo che sono più rapidi di quelli stampati, altro elemento di difficoltà per il buon George Martin
Vedremo cosa ne verrà fuori.

Fosco Del Nero


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Titolo: Momo (Momo).
Scrittore: Michael Ende.
Genere: fantasy, fantastico, commedia.
Editore: Longanesi.
Anno: 1984.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



Era da molto tempo ormai che avevo a casa Momo, il romanzo di Michael Ende.

Tuttavia, nonostante avessi grandemente apprezzato La storia infinita e Lo specchio nello specchio, il primo il capolavoro del fantasy dell’autore tedesco e il secondo un’ispirata raccolta di racconti di genere surreale, non avevo mai proceduto alla lettura di questo altro libro, semplicemente perché non ne ho mai avuto troppa voglia.

In un certo senso, il mio istinto aveva ragione (e quand’è che l’istinto non ha ragione, anche se la frase detta così sembra un’antinomia?) e Momo non mi ha entusiasmato. E ciò nonostante gli ingredienti fossero in effetti i miei preferiti: un personaggio centrale fuori dagli schemi, un’ambientazione surreale, dei dialoghi di un certo livello, una trama che contiene anche concetti importanti, per non dire veri e propri principi esistenziali. 

Ecco in breve la trama di Momo: Momo è una ragazzina senza famiglia, che vive in un antico e piccolo e trascurato anfiteatro, nel quale si è costruita una casetta, aiutata anche dai suoi amici, numerosi, visto che la bambina è assai benvoluta dalla gente della zona per una sua caratteristica spiccata: sa ascoltare ed è di conforto per la gente che ha dei problemi e che ha bisogno di un ascolto attento.

Che poi Momo non suggerisca niente poco importa: c’è per tutti.

Un brutto giorno, però, Momo viene a contatto con i Signori Grigi, personaggi che rubano il tempo agli uomini, di fatto vampirizzandoli e riducendoli all’apatia e alla noia.
Essi vedono in Momo, capace al contrario di ispirare gli altri, un ostacolo al loro dominio sul genere umano. 

Inizia così una guerra lunga, prima a distanza e poi ravvicinata, in cui faranno la loro parte anche Beppo lo spazzino, Gigi il cantastorie, la tartaruga Cassiopea, il custode del tempo Mastro Hora.
Oggetto della battaglia: il tempo e la vita degli uomini, che da soli tendevano a sprecarlo e a perderlo a vantaggio dei Signori Grigi.

Ancora una volta Michael Ende mi dà la sensazione di “saperne più di quanto dice”: La storia Infinita, per chi ha occhi per vedere, contiene verità esistenziali di una certa portata, mascherate dentro una storia fantasy, e gli stessi racconti de Lo specchio nello specchio, titolo che è tutto un programma, avevano qualcosa di interessante.

Anche Momo, col suo parlare del tempo, dell’esistenza e dell’amore, rivela qualcosa di chi scrive… e al contempo dona qualcosa a chi legge.

Se ho gradito il libro come contenuti, non mi ha però entusiasmato proprio dal punto di vista narrativo, come stile e ritmo, da cui la valutazione positiva ma un po’ tiepida.

Mio parere ovviamente: se a voi le avventure della giovane Momo ispirano, o se volete leggere una favola metropolitana, il romanzo di Michael Ende potrebbe fare al caso vostro.

Fosco Del Nero


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Titolo: La valle degli eroi (Heroes of the valley).
Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, avventura.
Editore: Tea.
Anno: 2009.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Jonathan Stroud ha avuto un notevole successo nel mondo con il suo Ciclo di Bartimeus, con cui ha venduto più di sei milioni di copie.
Il suo libro che vi presento oggi non appartiene tuttavia al suddetto ciclo, ma è un romanzo indipendente: La valle degli eroi.

È anch’esso un fantasy, ma di genere un po’ particolare, visto che il libro, pur utilizzando spada e magia, ha come caratteristiche principali una garbata ironia di fondo, nonché una certa predilezione per le caratterizzazioni psicologiche… e difatti di fantasy nel romanzo non c’è quasi nulla.

Ecco in sintesi la trama: la Valle degli Eroi è una vallata suddivisa tra dodici case, una per ciascuno degli antichi eroi fondatori della valle, i quali hanno cacciato oltre certi confini i Trow, esseri malvagi e terribili che infestano tuttora i confini oltre la valle, segnati dai tumuli, ossia le tombe in cui sono stati sepolti gli antichi eroi e a seguire tutti i loro discendenti.
Halli appartiene alla nobile Casa di Svein, il più grande tra gli antichi eroi… o forse no? In effetti, un giro per la valle e qualche chiacchierata con esponenti di altre case renderà il giovane più elastico nelle sue idee, tanto da iniziare a dubitare di tutte le leggende, compresa l'esistenza dei Trow.

La valle degli eroi parte dunque con un’idea di fondo che ricorda molto il film The village, ma poi ci mette del suo, tra antiche storie e vicende del momento, che vedono Halli in veste di eroe-antierore; eroe perché coraggioso e di ingegno brillante, antieroe perché basso e tozzo, certamente non il prototipo del guerriero o dell’avventuriero.
Sta di fatto che, tra una cosa e l’altra, il ragazzo di avventure ne vivrà fin troppe…

Il giudizio largamente positivo assegnato a La valle degli eroi era d’obbligo, visto che ho letto le sue 400 pagine in tre giorni, segno che mi ha coinvolto da subito e fino alla fine.
L’atmosfera e il protagonista principale, difatti, sono accattivanti.

Anche se, a onor del vero, al libro manca lo spessore del capolavoro fantasy, e peraltro molte legittime curiosità del lettore non trovano risposta alcuna nelle pagine del romanzo, il quale lascia molte cose scontate e altre sospese, cosa che non mi è mai piaciuta troppo.
Sono gli unici nei all'interno di un romanzo ben congeniato, originale, appassionante e divertente: difficile lamentarsi avendo davanti un'opera di così ottimo valore.

Nel libro vi sono anche intelligenza, garbo e buona capacità di scrittura, tanto che esso si merita una valutazione molto buona e che induce a leggere altri libri di Jonathan Stroud, a cominciare da L'amuleto di Samarcanda, che difatti leggerò prossimamente.

Fosco Del Nero


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Titolo: RQI - Il segreto dell'auto-star-bene.
Scrittore: Marco Fincati.
Genere: benessere.
Editore: Qinstitute.
Anno: 2014.
Dove lo trovi: qui.


L’articolo di oggi è una preview, e segnatamente la preview del libro di Marco Fincati RQI - Il segreto dell'auto-star-bene, sorta di messa su carta dei principi del metodo RQI, elaborato dallo stesso autore e finalizzato al benessere personale ad ampio raggio.

Che arriva “su carta” dopo tanti seminari dal vivo e testimonianze di successo della tecnica, comprese anche guarigioni improvvise…
… tanto che il libro annunci di se stesso: “Questo libro è un passo fondamentale per capire ciò che è possibile fare della nostra vita”.

Se il metodo pratico è stato elaborato da Marco Fincati, esso si basa su premesse teoriche di altri autori, e ben famosi: Gregg Braden, Bruce Lipton, Salvatore Brizzi, Vittorio Marchi, Emilio Del Giudice… e spaziamo così dalla biologia all’alimentazione alla fisica quantistica.

Fincati, parlando del suo metodo, lo definisce uno “strumento pratico, semplice e accessibile a tutti”, e per l’appunto il libro si propone di diffondere il metodo RQI al di là degli eventi dal vivo, cui notoriamente alcune persone vanno e altre no (e viceversa per i libri: alcuni li leggono e altri no).

Gli ambiti di applicazione del metodo RQI, ci dice sempre l’autore, sono tanti: la salute, il lavoro, l’autostima, la felicità in generale. 
Fincati ci parla difatti di come funzionano la nostra mente e l’inconscio, e di come funzionano informazioni e vibrazioni, cose quindi di applicazione generale.

Contando che RQI - Il segreto dell'auto-star-bene costa abbastanza poco e non è troppo pesante come testo (250 pagine), può valere la pena dare una possibilità al libro di Marco Fincati e al suo metodo, sia che si abbia un problema da risolvere, sia per sapere qualcosa di utile in più.

Fosco Del Nero


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Titolo: La cacciatrice di fate (The falconer).
Scrittore: Elizabeth May.
Genere: fantastico, horror, sentimentale.
Editore: Sperling & Kupfer.
Anno: 2013.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.


Mi è arrivato La cacciatrice di fate in regalo e me lo sono letto al volo, praticamente senza sapere nulla dell’autrice o persino del genere.
L’unica cosa facilmente intuibile dal titolo e dalla quarta di copertina (tra l’altro molto belle entrambe le pagine) era che si trattava di un romanzo fantastico con uno sfondo d’azione, se non proprio orrorifico.

La storia, scritta dalla giovane Elizabeth May, è la seguente: Aileana è una nobile ragazza scozzese la quale, nel 1844, passa il suo tempo in modo molto diverso dalle sue coetanee, tutte attente ai balli e alle proposte di matrimonio.

Lei difatti combatte e uccide le fate, dal giorno in cui una fata ha ucciso in modo barbaro sua madre, e proprio di fronte ai suoi occhi, inducendo peraltro alcune persone a pensare che proprio la figlia fosse l’assassina.

Aileana è aiutata nella sua impresa di vendetta da Kiaran, a sua volta fata, e del genere più potente e affascinante, tanto che i sentimenti della ragazza nei suoi confronti ondeggiano tra fastidio (per il fatto che egli stesso è una fata e per i suoi tanti segreti e silenzi) e attrazione (per il fascino magnetico che emana). 
Ad aiutarla, anche Derrick, un pixie, ossia una piccola fata, che vive peraltro nel suo armadio.

La cacciatrice di fate, stringi stringi, rientra nel filone del moderno romanzo fantastico per adolescenti in stile Twilight; solo che in questo caso non ci sono vampiri affascinanti, ma fate affascinanti. Entrambe le categorie uccidono, e in ambo i casi una giovanissima ragazza umana si infatua di un esponente della categoria assassina… che però non è cattivo.

A salvare La cacciatrice di fate dalla sua banalità di fondo è il buon livello di scrittura dell’autrice, col romanzo che scivola via volentieri, molto ben dosato nelle sue scene e molto ben scritto dal punto di vista linguistico.

La sufficienza mediana risultante da tutto ciò è però persa per via del finale: a fine libro ci si rende conto che La cacciatrice di fate non è un romanzo, ma il primo capitolo di una storia. Cioè, per intenderci, non termina, ma si ferma bruscamente nel bel mezzo dell’azione, senza alcun finale, neanche parziale, cosa che ritengo grave e anzi poco rispettosa nei confronti del lettore.

Ad ogni modo, ora che sapete questo, decidete pure se vi va di leggere il libro di Elizabeth May.

Fosco Del Nero


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Titolo: La porta dell’infinito (Gateway).
Scrittore: Frederik Pohl.
Genere: fantascienza.
Editore: Editrice Nord.
Anno: 1977.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


Gli appassionati di fantascienza conosceranno bene i principali premi dedicati a questo genere narrativo: il premio Hugo, il premio Nebula, il premio Campbell, il premio Locus.
Oggi recensisco un libro che li ha vinti tutti e quattro nell’ormai lontano 1978: La porta dell’infinito di Frederik Pohl, altro nome che certamente non giungerà nuovo agli appassionati del settore.

Sfortunatamente, il libro non mi è piaciuto quanto il suo blasone avrebbe lasciato supporre, per i motivi che dirò poi.

Per il momento, però, vado a tracciare la trama, che peraltro è l’elemento più interessante dell’opera: siamo in un futuro in cui i viaggi nello spazio sono all’ordine del giorno, e in cui un’esploratore spaziale ha scoperto per caso Gateway, nome di un asteroide cavo costruito dagli Hechee, civiltà di cui non si conosce nulla se non il livello tecnologico.

Di questo livello tecnologico fanno parte tante astronavi con le rotte preimpostate: il problema per gli uomini è quindi non sapere dove si sta andando e quanto tempo ci si mette, e persino non sapere se si ritornerà vivi. Come è un terno al lotto ciò che si troverà durante la rotta: antichi reperti, nuovi pianeti, nuovi asteroidi, nuove tecnologie, etc.
È così che si è sviluppata la categoria dei cercatori, persone che di mestiere rischiano la propria vita, in cambio ovviamente di ritorni economici sostanziosi in caso di scoperte rilevanti.

Uno di questi è Robinette Broadhed, giusto su Gateway dopo aver vinto a una lotteria ma timoroso dei suddetti viaggi, tanto che vivacchia sull’asteroide con la compagna Klara, lei già “uscita e vittoriosa”.

Il romanzo alterna il racconto della vita di Rob, tra Klara e i vari altri colleghi di asteroide, e le sedute psichiatrice con Sigfrid, macchinario specializzato in psicoterapia che analizza Rob in un imprecisato futuro, che poi convergerà con il racconto di vita vissuta nella fine del libro.

Come intermezzo, ogni tanto spuntano degli annunci, utili a dare corpo e sostanza alla vita su Gateway.

Ora passiamo al mio commento del romanzo, che è un commento da vecchio appassionato di letteratura fantascientifica e fantastica in generale, di cui m’invaghii da adolescente e che non si è mai assopita, appassionato quindi ben avvezzo ad autori quali A.E. Van VogtI. AsimovL. Del ReyL.S. De CampH. KuttnerC. L. MooreT. LeeF. Leiber, per citare solo i primi che mi vengono in mente.

L’idea di fondo del romanzo è molto buona, eccellente persino, ed è senza dubbio questa che ha fatto vincere tutti quei premi a Frederik Pohl, anch’esso uno degli esponenti della cosiddetta Età dell’Oro della fantascienza, benché della sua parte finale. 

Tuttavia, al libro manca spessore umano, mancano qualità emotive, cosa che si vede anche nei dialoghi, spesso intellettuali e aridi, ma privi di mordente.
A ben guardare, in effetti, tutto il romanzo ruota non parla di altro che di alcune ipotesi scientifiche, di psicanalisi e di denaro-materialità.

In questo senso, mi sono trovato perfettamente d’accordo con il curatore dell’opera, che nell’introduzione sottolineava che nella lunga collaborazione letteraria con Cyril Kornbluth quest’ultimo curava la profondità dei personaggi e i dialoghi, mentre Frederik Pohl ci metteva le sue idee brillanti e originali.

Insomma, per me La porta dell’infinito di Frederik Pohl, romanzo di apertura del Ciclo degli Hechee, si merita solo una sufficienza e poco più, mentre l’idea di fondo a mio avviso avrebbe potuto (e dovuto!) essere esplorata diversamente.

Fosco Del Nero


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Titolo: DMT - La molecola dello spirito (DMT: the spirit molecule).
Scrittore: Rick Strassman.
Genere: saggistica.
Editore: Spazio Interiore.
Anno: 2000.
Dove lo trovi: qui.


Nuova preview su Libri e romanzi, stavolta riferita a un testo interessantissimo, appena uscito in Italia: DMT - La molecola dello spirito, di Rick Strassman.

Rick Strassman è un dottore-biologo che ha portato avanti per anni, e quindi con una casistica cospicua, uno studio sulla DMT, la dimetiltriptamina, sostanza psicotropa parente del peyote, della mescalina, della melatonina: tutte sostanze che agiscono in modo deciso sulla ghiandola pineale, sarebbe a dire il famoso terzo occhio del mondo vedico-induista, decalficicandolo e, sostanzialmente, riattivandolo.

In pratica, si sta parlando di stati di coscienza alterati e di visioni mistiche, se non quando di visioni pre-morte.

La ricerca di Strassman peraltro era approvata dalla DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense, e quindi ha goduto di molta credibilità. 

Il resoconto di tale ricerca è racchiuso in DMT - La molecola dello spirito, libro che ci parla della natura umana e del potenziale terapeutico delle sostanze psichedeliche.

Terapeutico e non solo, visto che molti partecipanti alla ricerca hanno riferito di un aumentano campo di consapevolezza, di visioni mistiche, nonché di incontro con entità non umane, definite in vario modo. 
L’elemento comune è stato l’aver definito tali esperienze come le più profonde e importanti della propria vita, fatto che già da sé vuol dire qualcosa.

L’ipotesi di fondo di DMT - La molecola dello spirito è che la dimetiltriptamina favorisca il movimento dello spirito-anima-coscienza fuori e dentro dal corpo, e che sia inoltre una parte importante delle esperienze spirituali, meditative, di nascita e morte.

E non è tutto, perché di mezzo ci sarebbero anche entità non umane-aliene, che possono mettersi più facilmente in contatto con l’essere umano per l’appunto in certi stati di coscienza. 

Insomma, la dimetiltriptamina sarebbe la molecola dello spirito che ci conduce verso i reami spirituali… e scusate se è poco. Per approfondimenti, l’appuntamento è con il libro di Rick Strassman DMT - La molecola dello spirito.
Nel caso, buona lettura.

Fosco Del Nero


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