Il cammino del mago

Titolo: Missione in montagna - Compact 2 (Secret agent A.C.E. - Compact 2).
Scrittore: Stephen Thraves.
Genere: librogame, avventura.
Editore: E.L.
Anno: 1993.
Voto: 5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Dopo Il mostro di Loch Ness, il primo librogame della ricercatissima serie Compact (assai ricercata perché vale molto, non perché sia particolarmente bella), ecco il secondo libro: Missione in montagna.
L’anno di pubblicazione è lo stesso, ed è lo stesso anche l’autore, Stephen Thraves, che la legato il suo nome proprio alla serie in questione.

La serie è la stessa, l’autore è lo stesso, l’anno è lo stesso, le dimensioni del libriccino sono le stesse e, sorpresa, anche la struttura del libro-avventura è la medesima: non c’è da preparare il personaggio, non ci sono da tirare dadi, non c’è nemmeno una trama se non l’abbozzo accennato nell’introduzione, il filone narrativo è molto ridotto, e anzi praticamente obbligato, e anche le schede di gioco, se vogliamo chiamarle così, sono identiche: le possibilità a disposizione, gli obiettivi raggiunti, i tre oggetti da trovare e che facilitano la vita all’avventuriero…

… il quale, stavolta, non è un reporter inesperto, ma un agente speciale in missione presso un villaggio di montagna, nelle Alpi, sulle tracce di un inventore pazzo e ambizioso che addirittura vuole conquistare il mondo.
A noi spetta distruggere le sei fialette di composto chimico che gli permetterebbero di raggiungere il suo scopo.

Anche questa volta il plot è piuttosto naif, come semplicistico è tutto quanto, e anzi, oltre che poco credibile, si basa unicamente sul fattore fortuna, cosa decisamente poco stimolante.
Pure la giocabilità è davvero scarsina, dal momento che, con un unico filone valido, si tratterebbe solo di ripercorrere la strada in questione scegliendo l’opzione che l’esperienza ha indicato essere la migliore… pur senza una ragione valida.

Insomma, Missione in montagna, ma a questo punto immagino tutto Compact e tuto Stephen Thraves, è un librogame davvero modesto, nelle dimensioni e nei contenuti.
Unici lati positivi: il formato editoriale carino e una certa freschezza.

Farò anche gli altri Compact che ho più per dovere di completezza (per quanto costano, poi!) che non per aspettative elevate su di essi.

Fosco Del Nero


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Titolo: Un mondo chiamato Camelot (A world called Camelot).
Scrittore: Arthur Landis.
Genere: fantasy, fantascienza, commedia.
Editore: Editrice Nord.
Anno: 1976.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


Da ragazzino mi era capitato in mano e avevo letto un bizzarro romanzo chiamato Stregone suo malgrado e scritto da Christopher Stasheff: un curioso mix tra fantasy e fantascienza, il tutto venato in modo umoristico.
Di recente mi sono imbattuto online in una pagina in cui Stregone suo malgrado veniva associato a un altro romanzo di genere simile, intitolato Un mondo chiamato Camelot e scritto da tale Arthur Landis, nomi a me sconosciuti entrambi.

Mai sentiti... ma ci ho comunque messo poco a procurarmi il libro suddetto, di cui ecco la recensione.

Come prima cosa, letteralmente due parole sull’autore, Arthur Landis: non lo conoscevo per il semplice fatto che in Italia non è famoso, mentre è discretamente noto nel mondo anglosassone.

Seconda cosa: la datazione. Il libro risale al 1976… e ne ero sicuro mentre lo leggevo, perché non poteva che essere anni “70.

Veniamo ora alla trama di Un mondo chiamato Camelot, affatto lineare: in un imprecisato futuro, l’umanità si muove nello spazio, con tanto di Federazione che colonizza certi pianeti e vigila su quelli nei quali si è sviluppata vita intelligente.
Uno di questi pianeti è Fregis, un mondo dalla tecnologia ancora antiquata, di livello medievale, con tanto di castelli, cavalieri, re e dame, che si caratterizza però in modi strani: intanto, in esso viene esercitata, e con notevole successo, la magia; inoltre, oltre a popolazioni umane vi sono anche popolazioni di altre specie, e ben intelligenti ed evolute.
Ad esplorare il suddetto mondo, e a fare rapporto su quanto succede in esso, avendo la Federazione considerato che si tratta di un momento topico, viene inviato Kyrie Fern, un “regolatore”, che sul posto si farà chiamare Harl Lenti e che si avvarrà non solo della sua conoscenza superiore, ma anche di una forza superiore nonché di altre dotazioni standard dei regolatori.

Un mondo chiamato Camelot, così, mescola in egual modo fantascienza, da cui parte, e fantasy, in cui s’immerge, ma ci mette in mezzo anche un’atmosfera umoristica e l’inevitabile storia d’amore cavalleresca.
Il mix è effettivamente simile a quello che era stato per Stregone suo malgrado (che, probabilmente non a caso, lo precede di cinque anni), ma gli esiti non all’altezza: ok, è passato molto tempo, ma  Stregone suo malgrado me lo ricordo vivace e divertente, mentre Un mondo chiamato Camelot non è divertente per niente e forse vivace lo è anche troppo, nel senso che è piuttosto confuso.

Insomma, il romanzo di Arthur Landis, pur se non un disastro, è comunque bocciato, e a questo punto anche l’autore. 
Estremamente deluso, ho quindi deciso di risolvere il problema alla radice e di cercare direttamente un altro libro di Stasheff, ossia Il mago di sua maestà, che leggerò in un futuro prossimo.

Fosco Del Nero


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