Il cammino del mago

Titolo: Le avventure di Jim Bottone (Jim Knopf und Lukas der lokomotivfuhrer).
Scrittore: Michael Ende.
Genere: fiaba, infanzia, avventura, fantasy.
Editore: Einaudi.
Anno: 1960.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui


Era da molto che non leggevo qualcosa di Michael Ende: dopo l’indimenticabile La storia infinita, che ho letto varie volte, MomoLo specchio nello specchio e A scuola di magia (i primi due romanzi e gli ultimi due raccolta di racconti), arriva sul blog il suo quinto titolo recensito, ossia Le avventure di Jim Bottone (un romanzo).

Il mio timore era che il testo, un po’ per la tendenza naturale di Ende un po’ per come si presentava, fosse una favola per bambini o poco più… e difatti è stato così.
In tal senso, la lettura del libro non mi ha entusiasmato, e a dire il vero nemmeno incoraggiato.

Non che Le avventure di Jim Bottone sia di spiacevole lettura, ma semplicemente è più orientato all’infanzia che all’età adulta, e infatti è spesso inserito come lettura scolastica (l’edizione che ho comprato, non a caso, è orientata alla scuola, con tanto di appendice finale con domande e spunti di lettura).

Naturalmente, tale “orientamento scolastico” non tiene minimamente in conto il sottofondo esistenziale che serpeggia in tutte le opere di Ende, notevoli o meno che siano: tale testo non ha fatto eccezione possiede ha delle chiavi di lettura simbolica piuttosto chiare, che probabilmente sfuggiranno ai bambini e ai comitati scolastici di lettura, ma non ai lettori avvezzi ai testi si genere esistenziale.

Si parte così da Dormolandia, che rappresenta la materia e addormentamento, e si finisce a Mandala, che rappresenta il traguardo spirituale; difatti, nel primo paese, che pur non è malaccio, vi sono dei problemi e i due protagonisti se ne devono andare per forza, mentre il secondo paese è una specie di eden in cui tutto è ben organizzato e gli abitanti si vogliono bene.
Ancora, alla fine dell’avventura uno dei protagonisti di Dormolandia si fidanza con la principessa di Mandala, e i due paesi vengono uniti da un cavo telefonico per agevolare le comunicazioni: questo simboleggia il fatto che, quando si arriva alla fine del percorso coscienziale, materia e spirito sono riuniti e in armonia… mentre prima c’erano problemi, per l'appunto.
Ancora, i protagonisti devono affrontare un cattivissimo drago che imprigiona e schiavizza i bambini, tra cui la principessa suddetta: il drago rappresenta l’energia sessuale, e in generale l’energia dell’essere umano. Quando l’energia è domata, l’essere umano passa da schiavo-servo a padrone-signore e l’energia, da stimolo incatenante e obnubilante che era, diviene una fonte da cui ci si può abbeverare; difatti, il drago, una volta sottomesso, si tramuta in drago buono e sapiente.
Ancora: a fine storia la locomotiva Emma, simbolo di tutta quanta l’avventura e il percorso, partorisce un figlio, una piccola locomotiva. Questo rappresenta il fatto che tutti i percorsi generano dei “figli”, ossia hanno delle conseguenze su chi li porta a termine: determinano-creano qualcosa.

Conoscendo la passione di Michael Ende per i simboli di genere esistenziale (il Nulla, la principessa sapiente, l’eroe, il nemico da affrontare, etc), va da sé che tutti questi elementi non sono casuali.

Per la cronaca, ecco in breve la trama di Le avventure di Jim Bottone: il piccolo Jim e il macchinista Luca abbandonano l’amata Dormolandia perché il sovrano ha loro riferito che, essendo il posto molto piccolo, non ci sarà più spazio per la locomotiva Emma, la quale in verità è un vero e proprio essere vivente. I due allora, a malincuore, se ne vanno, e dopo alcune peripezie finiscono alla ricerca di Li Si, la principessa del paese di Mandala che è stata rapita da un drago malvagio: durante il percorso affronteranno di tutto e di più… ma sempre col sorriso sulle labbra.

Genericamente parlando, apprezzo Michael Ende, anche se per i miei gusti sovente scivola troppo nel racconto infantile, dimenticandosi della lezione di Lewis secondo la quale gli ottimi libri per i bambini sono anche ottimi libri per gli adulti.
Il risultato finale di Le avventure di Jim Bottone, per quanto mi riguarda, è questo: romanzo breve appena sufficiente per gli adulti, eccellente lettura-favola per i bambini. 
Ma La storia infinita è molto lontana come valore complessivo.

Fosco Del Nero


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Titolo: Maledette piramidi (Pyramids).
Scrittore: Terry Pratchett.
Genere: fantasy, umoristico.
Editore: Sonzogno.
Anno: 1989.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui


Era da molto che non leggevo un romanzo di Terry Pratchett, autore che ho sempre guardato con simpatia per il suo gradevole connubio tra fantasy e umorismo, ma di cui in verità non ho letto moltissimo.
Maledette piramidi è il quinto libro della lista dopo Il colore della magiaLa luce fantasticaA me le guardie! e Tartarughe divine.

Il genere è sempre il solito, anche se siamo solo marginalmente all’interno del Ciclo del Mondo del Disco di Pratchett, il quale scriveva un po’ secondo saghe e un po’ secondo romanzi singoli, i quali comunque son sempre rimasti piuttosto individuali, come questo stesso Maledette piramidi, al di là che fossero inseriti o meno in un ciclo letterario.

Ecco la trama sommaria di Maledette piramidi: Teppic è un apprendista assassino che sta per completare i suoi studi presso la Gilda degli Assassini della città di Ankh-Morpork… ma che in breve si trova proiettato in un’altra dimensione, dapprima metaforicamente e poi anche letteralmente. Si dà il caso infatti che egli sia l’erede al trono dell’Impero di Djelibeybi, una sottile linea di terra posta tra i regni di Tsort e Efebe, eterni rivali rispetto ai quali Djelibeybi funge da cuscinetto.
Insediatosi come nuovo faraone, naturalmente dotato di poteri divini, almeno nell’immaginario collettivo, Teppic conosce svariati personaggi, tra cui l’ancella Ptraci e il sommo sacerdote Dios; naturalmente, dopo l’insediamento cominciano immediatamente i guai.

Maledette piramidi è carino: la rivisitazione dell’Egitto, in parte in salsa umoristica e in parte in salsa metafisica, funziona e risulta credibile, nella misura in cui il termine “credibile” può essere utilizzato per tale testo; i personaggi son discretamente caratterizzati e funzionano; c’è un discreto e garbato umorismo, come negli altri libri di Pratchett…
… ma, proprio come negli altri libri di Pratchett, manca qualcosa affinché il romanzo abbia una marcia in più, per così dire.

Anzi, forse Maledette piramidi si trova un gradino sotto quelli già recensiti; o forse col tempo io son diventato più esigente e dunque più severo. La sensazione è sempre quella per cui oltre un discreto e garbato umorismo non ci sia nient’altro, o comunque davvero poco altro.

Anzi, forse con tale quinto tentativo si è conclusa la mia avventura nell’universo letterario di Terry Pratchett.

Fosco Del Nero


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