Scrittore J.G. Ballard.
Genere: racconti, fantascienza, fantastico.
Editore: Mondadori.
Anno: 1976.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.
Finora non avevo mai letto alcun libro di J.G. Ballard, ma solamente un racconto incluso nella raccolta Incidente a Leonta City… che peraltro non mi era piaciuta troppo.
Il primato spetta dunque a La civiltà del vento, a sua volta racconta di racconti, ma stavolta di un solo autore: James Graham Ballard, solitamente abbreviato in J.G. Ballard.
I racconti, per la precisione, sono otto, e sono i seguenti:
- La civiltà del vento,
- Il pastore aereo,
- L’astronauta morto,
- Il bombardiere del sogno,
- Vita e morte di Dio,
- Il più grande show televisivo mai visto,
- Gli invasori,
- Bambin prodigio.
Il genere è quello tipico della fantascienza di decenni fa, per quanto non troppi decenni, dal momento che il testo è del 1976: siamo sulla fantascienza molto mentale, oscillante tra scienza e psicologia.
La valutazione l’avrete probabilmente già vista in alto, per cui ora passerò a motivare un tale voto così basso: semplicemente, la raccolta di racconti è noiosa, con personaggi mai ben caratterizzati, eventi poco verosimili e coinvolgenti.
Su sette racconti, peraltro tutti corti ad eccezione del primo, lungo per 70 delle 160 pagine totali e dunque una sorta di romanzo breve, solamente tre hanno un qualche interesse iniziale, ma sono svolti male.
Il fatto paradossale è che in alcuni casi, Ballard parte da un’idea originale e interessante, persino brillante, ma poi, semplicemente, non la sa eseguire a dovere, perdendosi in concetti da luogo comune o in banalità prive di profondità.
E, curiosamente, rendendo brevi proprio quei racconti che partivano da uno spunto brillante, e più lunghi e tediosi gli altri.
Verrebbe da dire “peccato” in relazione ai tre racconti suddetti, che avrebbero meritato a dire il vero una stesura da romanzo… se non fosse che, molto probabilmente, se il romanzo lo avesse scritto Ballard sarebbe stato noioso.
Ma d’altronde, alcuni scrittori sono famosi per la brillantezza delle idee di fondo, altri per l’esecuzione, alcuni per il ritmo e altri per la profondità dei personaggi.
Come si dice, a ognuno il suo.
Di mio, molto probabilmente non leggerò più J.G. Ballard.
Fosco Del Nero