Scrittore: Elisabetta Gnone.
Genere: fantasy.
Editore: De Agostini.
Anno: 2006.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.
La recensione di oggi è dedicata a L’incanto del buio, il secondo libro della trilogia di Fairy Oak, scritta da Elisabetta Gnone.
Dico trilogia perché inizialmente era tale, con i tre romanzi che difatti sono stati raccolti in un unico volume, per l’appunto intitolato La trilogia completa.
Tuttavia, sulla scia del successo riscosso, la scrittrice italiana ne ha scritti poi altri quattro, che a loro volta sono stati poi raccolti nel volume intitolato I quattro misteri.
Ad ogni modo, L’incanto del buio segue Il segreto delle gemelle… che non mi aveva fatto impazzire, per semplice motivo che era un romanzo fantasy di livello basico e destinato a un pubblico altrettanto basico, ossia molto giovane e preferibilmente femminile.
Tuttavia, ormai mi sono comprato entrambi i volumoni da rispettivamente tre e quattro romanzi (mi piacevano molto le copertine), e quindi me li leggo.
L’incanto del buio si sforza di modificare la struttura piuttosto lenta e lineare del primo libro e lo fa alternando le scene del presente e la lettura di un vecchio libro che porta il lettore nel passato di Fairy Oak, facendogli così conoscere gli antenati degli attuali protagonisti.
Lo sforzo è apprezzabile, e peraltro si assiste anche a una diminuzione di tutti quei diminutivi di tendenza dolce e simpatica che imperversavano nel primo volume… tuttavia rimane il fatto che anche questo secondo libro, essenzialmente, è un romanzo fantasy-fiabesco per bambine e adolescenti.
Ecco in sintesi la trama, che poi è poca roba davvero: Tomelilla e Duff Burdock intuiscono che il Signore del Buio, definito anche il "Terribile 21", vuole le gemelle Pervinca e Vaniglia (soprannominate rispettivamente Vì e Babù, fatto che proprio non mi entra in testa e mi confonde le idee ogni volta che si passa dai nomi ai soprannomi), e dunque consegnano alla prime delle due, la quale è un “magico del buio”, il Libro Antico, perché essa capisca come salvare il villaggio nel momento fatidico.
Tuttavia proprio la lettura del libro spingerà la ragazzina ad avventurarsi in zone poco sicure allo scopo di cercare un bastone citato nel testo consegnatole… e proprio tale fatto genererà conseguenze importanti per l’intero villaggio di Fairy Oak.
Come detto, L’incanto del buio, e immagino tutta la saga di Fairy Oak, è rivolto a un pubblico molto giovanile, e offre in tal senso magia, amicizia, buoni sentimenti, qualche principio educativo. In tale direzione, evidentemente, Elisabetta Gnone è brava, e i risultati di vendita parlano da soli.
Spero però che nel corso della saga vi sia una crescita di personaggi, sceneggiatura e atmosfera… come spesso accade in saghe di questo tipo, lunghe e infantili-adolescenziali.
Per ora mi attende il terzo e ultimo romanzo della trilogia iniziale, Il potere della luce.
Nota di demerito per il finale, praticamente assente, e che rimanda in modo sfacciato al volume successivo: una pratica purtroppo sempre più abituale ma che non per questo diviene corretta nei confronti del lettore e valida nei confronti dell’opera realizzata, che rimane così letteralmente monca.