Titolo: La pedina del fato (Pawn of prophecy).
Scrittore: David Eddings.
Genere: fantasy.
Editore: Mondadori.
Anno: 1982.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.
La pedina del fato è il primo romanzo della Saga di Belgariad, che, fidandomi della fama largamente positiva dell’opera presso gli appassionati lettori fantasy, ho acquistato in blocco nel volume Mondadori il quale comprende tutti e cinque i romanzi che la compongono.
Parliamo di uno di quei tomi mastodontici, che spaventano sia chi non vuole maneggiare testi molto grandi e pesanti, sia chi vuole leggere su pagine molto comode visivamente… per un totale di circa 1300, con al suo interno mappe e illustrazioni (che forse a suo tempo erano notevoli ma che oggi, con la produzione della AI, risultano vecchio stile e sottodimensionate).
Il primo libro della saga, La pedina del fato per l’appunto, è lungo circa 220 pagine di tale formato ampio. Prima nota: tutti i titoli della saga si riferiscono al gioco degli scacchi: La pedina del fato (in italiano tradotto anche come Il segno della profezia… titolo però non fedele all’originale e che fa perdere il riferimento complessivo), La regina della magia, Il gambetto del mago, La torre incantata, La fine del gioco. Non credo tuttavia che gli scacchi siano citati nell’opera e suppongo si tratti più di un vezzo dell’autore, magari appassionato del suddetto gioco.
Detto questo, passiamo alla trama de La pedina del fato: il prologo del libro ci parla di tempi antichi, quando sette divinità vivevano sulle terre che poi sarebbero diventate umane, salvo poi andarsene per vari motivi, tra cui la creazione del potentissimo “globo di di Aldur”, creato da uno di tali sette dei e rubato da uno degli altri. Tali fatti hanno dato vita a una sorta di scissione dei popoli eredi di tali divinità, dislocati in varie zone di Belgariad.
Dopo tale prologo, ci si sposta nel tempo della narrazione, che riprende il giovane Garion, un adolescente che vive nella fattoria di Faldor insieme a vari personaggi, tra cui sua zia Pol e Durnik il fabbro. Le cose si movimentano quando, dopo un lungo peregrinare, ritorna alla fattoria il sapiente e misterioso Belgarath (che il ragazzo però chiamava Wolf, soprannome da lui stesso postogli), insieme ad altre due figure: il gigante guerriero Barak e l’astuto ladro Silk.
Tutti quanti si metteranno in marcia per una missione di cui Garion ignora l’essenza… come ignora praticamente tutto, compresa la vera identità di sua zia e di Wolf.
Pure lo spettatore in teoria ignorerebbe tutto quanto, ma molte cose sono evidenti sin dall’avvio e, in effetti, La pedina del fato non brilla di grande originalità né di grande imprevedibilità… il che non è il massimo per un romanzo fantasy, visto che nel settore si è ormai scritto e letto di tutto.
Peraltro, i tributi del libro sono piuttosto visibili: un po’ dalla Bibbia, un po’ dalla mitologia europea, un po’ da Il Signore degli anelli.
Come dico sempre, se un testo non si distingue per originalità (ma il concetto vale anche per i film e per qualunque opera d’intrattenimento) e vuole evitare l’anonimato, o peggio ancora la scarsità totale, deve per forza distinguersi per un’ottima esecuzione del lavoro…
… ed è esattamente quello che fa La pedina del fato, e sospetto anche che il discorso valga in generale per Saga di Belgariad e per David Eddings.
Il testo è scritto bene, semplice ma efficace.
I personaggi sono caratterizzati a sufficienza, anche se non ce n’è nessuno memorabile.
Gli eventi si fanno seguire, pur se non sono trascinanti.
Insomma, è stato fatto un buon compito, probabilmente dopo una lunga ricerca, e La pedina del fato ha un valore discreto-buono.
Confesso che, data la fama della saga, speravo in qualcosa di più, ma è abbastanza per continuare con la lettura del Ciclo di Belgariad… sperando che i testi successivi siano di valore maggiore.
Fosco Del Nero
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