Titolo: Il piacere.
Scrittore: Gabriele D’Annunzio.
Genere: decadentismo, drammatico, sentimentale.
Editore: Mondadori.
Anno: 1889.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.
Proseguiamo, almeno per il momento, l’alternanza triangolare tra romanzi classici, romanzi fantastici (o comunque di svago) e libri di crescita personale: negli ultimi tempi abbiamo avuto sul primo versante Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Madame Bovary e I Malavoglia, sul secondo Il castello d’acciaio, Il mago di campagna, Ardusli e gli gnomi dell’Appennino e Hyperion, e sul terzo La decima illuminazione, L’altro volto di Gesù, Akhenaton, il folle di Dio, La storia di Edgar Cayce e Gli annali dell’akasha.
Riequilibriamo i numeri con un classico, uno dei romanzi italiani più famosi di tutti i tempi: Il piacere, di Gabriele D’Annunzio.
Scritto nel 1889, Il piacere è stato, oltre che il più importante romanzo di D’Annunzio, anche il manifesto simbolo del decadentismo italiano, corrente culturale e letteraria in aperta rottura con il precedente positivismo intellettuale e naturalismo-verismo letterario (si veda soprattutto Giovanni Verga).
Tutto questo in una sorta di gioco di alternanze, dato che il positivismo-naturalismo ha di fatto separato le due correnti del romanticismo (per Europa cito Wolfgang Goethe, per l’Italia Ugo Foscolo) e del decadentismo, certamente differenti ma aventi comunque in comune una certa esaltazione delle emozioni e della vita vissuta.
Vita vissuta che, ne Il piacere diventa un vero e proprio culto per l’estetismo.
Il protagonista della storia, il dandy aristocratico Andrea Sperelli, sorta di soggettivazione letteraria dello scrittore stesso, difatti vive la vita come un’arte, col senso estetico che prevale su tutto, compresa la morale, dando luogo alla prima figura di eroe decadente italiano.
Il libro è diviso in quattro parti, suddivisi a loro volta in continui flashback, nei quali in sostanza si ripercorre la vita del giovane Sperelli, tra arte e amore.
Il romanzo mette in evidenza una dietro l’altra le sue numerose amanti: Elena, Ippolita, Maria, etc.
Il piacere è ambientato a Roma e dintorni negli anni tra il 1885 e il 1887, in un contesto politico turbolento, che fa da sfondo alle vicende di Andrea Sperelli.
Al di là del proprio gusto personale, che come dico sempre può far pendere verso D’Annunzio o verso Verga, verso Pirandello o verso Foscolo, vi è da dire che all'epoca il Vate ebbe un successo straordinario, non solo per i suoi libri, ma proprio come stile di vita, tanto da costituire una sorta di star ante litteram, sapendo costruire intorno a sé un’immagine e uno stile immaginifico e avventuroso e coltivando un vero e proprio pubblico “dannunziano”.
In quel contesto, probabilmente l’aspetto letterario passava in secondo piano.
Dovendo giudicare Il piacere in sé e per sé, comunque, va sottolineato come lo stile narrativo assai ampolloso e descrittivo oltre misura può affascinare o al contrario annoiare secondo i propri gusti, così come la figura di Andrea Sperelli e del suo stile di vita può interessare o al contrario infastidire.
Di mio, ai tempi in cui lessi Il piacere per la prima volta, ossia al liceo, gradii moltissimo il libro di Gabriele D’Annunzio, anche se poi devo dire che tale gradimento è andato un po’ scemando con gli anni.
Fosco Del Nero
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