Scrittore: Jonathan Stroud.
Genere: fantasy, commedia.
Editore: Tea.
Anno: 2010.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.
Di recente avevo letto per caso un romanzo fantasy di Jonathan Stroud: La valle degli eroi.
Essendomi garbato soprattutto per lo stilo vivace e ironico dell’autore, mi sono deciso a tentare anche con la trilogia del Ciclo di Bartimeus, che ho letto praticamente tutta d’un fiato: L’amuleto di Samarcanda, L’occhio del golem e La porta di Tolomeo, scritti nel biennio tra il 2003 e il 2004.
Poco tempo dopo averli letti, ho scoperto che in realtà la trilogia era nel mentre diventata quadrilogia, visto che ai tre libri originali si era unito L’anello di Salomone, datato 2010.
L’autore dunque ci ha messo qualche anno a decidere se continuare il ciclo, probabilmente indeciso per via del fatto che, per come era finito il terzo libro, si imponeva un deciso cambio di rotta.
Cosa che c’è stata con L’anello di Salomone, che è il quarto libro giusto come uscita, ma in realtà è ambientato ben 2.000 anni prima dei precedenti libri… una robetta.
Ovviamente sono diversi anche i protagonisti, eccettuato l’immarcescibile jinn Bartimeus, nonché i luoghi, visto che si passa da Londra e dall’Europa al Vicino Oriente: Gerusalemme e dintorni, per la precisione.
Ecco in breve la trama: Bartimeus è uno degli spiriti convocati dai maghi di corte di Salomone, re di Israele ma soprattutto possessore del potentissimo anello che gli dà supremazia su tutti i maghi e gli spiriti, che lo temono grandemente.
Ma, si sa, Bartimeus è poco propenso a ubbidire in modo servile, cosa che procurerà problemi innanzi tutti a lui, ma poi a praticamente tutti coloro che ha intorno, dal collega Faquarl al mago Khaba, dalla sacerdotessa Asmira allo stesso re Salomone.
In tutto sono 400 pagine… che ho letto in 3 o 4 giorni, a un ritmo decisamente veloce… e "controllato" per non far terminare il libro troppo presto.
Da qualche parte su internet avevo letto alcune opinioni secondo cui questo era il libro migliore dei quattro, e devo dire che concordo con esse: l’autore, che probabilmente si è reso conto che la parte migliore della sua trilogia stava nell’ironia e nella leggerezza del jinn, cui nel secondo e nel terzo libro hanno tuttavia fatto da contraltare la pesantezza degli eventi nonché un coprotagonista (Nathaniel) meno divertente rispetto al primo romanzo, è tornato alla parte migliore del primo libro… potenziandola persino.
Peraltro, l’ambientazione esotica del Vicino Oriente aggiunge fascino al tutto, portando il lettore più vicino ai luoghi della “giovinezza” di Bartimeus di Uruk.
Tra l’altro, già nei primi libri avevo avuto modo di notare qualche informazione “interessante” sparsa qui e lì su storia e magia, e l’avvio di questo libro, che spara subito alcuni nomi uno dietro l’altro (Enki, Eridu, serpenti, draghi… cui si sono unite poi alcune ripetizioni: Akhenaton, Nerfetiti, i sette livelli, l’Altro Luogo, lo stesso Salomone e Israele, etc) mi ha confermato la mia sensazione originaria, sulla quale comunque non mi dilungherò oltre.
Anche se, ad onor del vero, nella prima parte del romanzo, come in tante altre peraltro, ero troppo impegnato a ridere per occuparmi di altro.
Unica nota di demerito: la traduzione, che come spesso capita per i seguiti dei cicli di successo (quelli ossia che hanno già dei lettori affezionati che comprerebbero i libri comunque), lascia parecchio a desiderare, sia in certi errori di traduzione dall’inglese (tipo tradurre alla lettura “prendere un bagno”), sia in certi errori di grammatica italiana (tipo usare il pronome “gli” non solo per il maschile singolare, ma anche per il femminile oppure per il plurale, roba che fa venire i brividi!).
Difetti di traduzione a parte, L’anello di Salomone, quarto libro del Ciclo di Bartimeus di Jonathan Stroud, è un signor romanzo, fantastico mix di fantasy, ambientazioni storico-esotiche e commedia umoristica brillante.
Buona lettura.
Fosco Del Nero
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