Titolo: Siddharta (Siddharta).
Scrittore: Hermann Hesse.
Genere: avventura, esistenziale.
Editore: Adeplhi.
Anno: 1922.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.
Dopo Il vagabondo e Peter Camenzind, ecco che arriva un altro libro di Hermann Hesse, probabilmente il suo più famoso e celebrato: Siddharta.
Siddharta è stato scritto nel 1922 e già mostra quella tensione alla ricerca interiore già visibile in nuce nei primi scritti dell’autore tedesco, poi letteralmente esplosa in libri come Il gioco delle perle di vetro, Narciso e Boccadoro e Siddharta stesso, assunto in seguito a simbolo dell’intera letteratura hessiana, nonché di un certo tipo di letteratura spirituale.
Non avevo mai letto Siddharta, ma ne avevo sentito una ricca e bella riproduzione in audiolibro, per cui, e da quella e dalle varie citazioni note, praticamente lo conoscevo già e non mi aspettavo nulla di nuovo, come infatti è stato.
Ecco in grande sintesi la trama del romanzo in questione: il giovane Siddharta è un giovane amato da tutti, genitori, amici e ragazze. È figlio di un brahmino e da lui ci si aspetta il medesimo percorso di vita… tuttavia un bel giorno, alla ricerca di qualcosa di più di cui sente il vuoto interiormente, lascia tutto e parte con il suo amico fraterno Govinda, prendendo la via dei samana, i mendicanti rinuncianti.
Un altro bel giorno, egli abbandona anche quella via, nonché il suo amico Govinda, che poi finirà nel novero dei discepoli di Gautama il Buddha, mentre Siddharta procede per conto suo. Conoscerà prima la bella cortigiana Kamala, poi il mercante Kamaswami, poi il barcaiolo Vasudeva, infine persino il figlio che non sapeva di avere e che porta il suo stesso nome, e da ciascuno di loro e da ogni situazione egli imparerà qualcosa, fino a divenire un perfetto come lo stesso Buddha, cosa che “certificherà” il suo vecchio amico Govinda, reincontrato da anziano.
Siddharta è un libro che è facile che annoi chi non ha la medesima aspirazione interiore di Hesse, colui che lo ha scritto, o colui che non ha ancora maturato certi apprendimenti.
Non è un libro scritto da un maestro, e i suoi limiti son ben evidenti, ma è un libro che si pone lungo il cammino… come lo stesso Siddharta, protagonista del libro, viandante dell’anima.
In tal senso, è un testo con certi insegnamenti esistenziali e una certa energia di fondo, che si merita per questo ampiamente il grande successo che ha avuto e che tuttora ha; è inoltre scritto bene e sintetico… cosa che dovrebbe incoraggiare i viandanti privi di molta pazienza.