Il cammino del mago

Titolo: L’apprendista assassino (Assassin’s apprentice).
Scrittore: Robin Hobb.
Genere: fantasy, drammatico.
Editore: Fanucci.
Anno: 1995.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Oggi recensisco L’apprendista assassino,  romanzo di Robin Hobb… ma prima, è necessaria una premessa.

Tempo fa mi era stato regalato un romanzo fantasy: L’assassino - Il ritorno. Lo lessi nonostante fosse il settimo, in ordine di lettura, di una lunga saga, suddivisa  in tre trilogie: la prima è la Trilogia dei Lungavista, la seconda la Trilogia dell’Uomo Ambrato, la terza la Trilogia di Fitz e del Matto.

Lo lessi per la buona fama dell’autrice e mi piacque talmente tanto che decisi seduta stante di leggermi tutti i libri precedenti, che quindi mi procurai.
L’apprendista assassino è per l’appunto il primo romanzo della prima trilogia, la Trilogia dei Lungavista.

È un testo lungo circa 450 pagine, molto denso, con molti personaggi, molti eventi e molta “passione”.
In effetti, credo sia un libro difficile da ignorare, nel senso che per forza suscita qualcosa dentro in lettore, per un verso o per l’altro.

Eccone la trama sommaria: Chevalier è l’erede al trono, primo di tre fratelli (gli altri sono Veritas e Regal), del Regno dei Sei Ducati, ma un dì abdica e si ritira con la moglie, Dama Pazienza, nell’eremo di Giuncheto.
Subito dopo, un bambino viene condotto a Castelcervo, la capitale del regno, e presentato come figlio illegittimo di Chevalier; il bambino viene allevato dallo stalliere ed ex braccio destro dell’ex erede al trono, Burrich, ma da tutti viene considerato una sorta di vergogna pubblica, a causa della quale l’erede al trono, nonché il più portato per la reggenza, ha dovuto/voluto abdicare (per la vergogna? Per proteggere il bambino? Per qualche altro motivo?).

Il piccolo, più tardi chiamato Fitz (anche se i più continuano a chiamarlo “il bastardo”), viene addestrato alla cura degli animali, e poi anche all’uso delle armi, alla lettura e alla scrittura… e infine anche nella cosiddetta “arte”, una sorta di dono psichico che Fitz dimostra di avere (con il quale si può sia manipolare la volontà altrui, che connettersi con gli animali), ma che l’insegnante Galen, che lo ha in sommo odio, fa in modo che venga mal direzionato.

L’altro insegnante del ragazzo, Umbra, lo stima assai di più e lo educa, su volere del Re Sagace, al lavoro di spia-assassino-avvelenatore, il cui primo incarico si dimostrerà alquanto problematico, imbattendosi anche in un tentativo di tradimento.

Non c’è molto da dire: Robin Hobb scrive molto, molto bene, e il suo intreccio è appassionante e ben ragionato. Non stupisce che L’apprendista assassino abbia così ben indirizzato la Trilogia dei Lungavista e la successiva carriera della scrittrice statunitense.

Detto questo, appuntamento col secondo romanzo: L'assassino di corte.

Fosco Del Nero


Per rimanere aggiornato con le recensioni di Libri e Romanzi, iscriviti al feed!

Argomenti