Titolo: Mastodonia (Mastodonia).
Genere: fantascienza, fantastico.
Scrittore: Clifford D. Simak.
Editore: Mondadori.
Anno: 1978.
Voto: 6 -.
Dove lo trovi: qui.
A circa dieci anni da The thing in the stone – tradotto con il più generico Caverna nel Wisconsin (racconto inserito nel volume Urania dal titolo Cratere e caverna) - Clifford D. Simak torna a proporre una storia che miscela il presente alla preistoria, il tutto per mezzo dell’intercessione di una creatura extraterrestre capace di aprire varchi temporali.
La storia è ambientata in un paese della campagna americana dove pare esser precipitato un UFO. Nel luogo viene altresì riscontrata la presenza di una creatura bizzarra dalla testa di gatto che si diletta ad aprire porte che permettono di passare dal presente al passato.
Avvicinato da un cane e da un ritardato avente però il dono di parlare con gli animali, l’extraterrestre inizia a interagire con Asa Steele (un locale con un passato da archeologo).
L’uomo decide di sfruttare l’occasione e predispone una società dedita a organizzare viaggi nel tempo. Per non pagare le tasse, la sede della società viene stabilita a Mastodonia, nel periodo precedente alle grandi glaciazioni, tra mammuth e altri animali estinti.
I partiti politici e le organizzazioni religiose, però, informate sui fatti, iniziano a manifestare le loro pressioni, mentre l’extraterrestre abbandona la Terra riuscendo a ritornare al proprio paese di origine, non prima però di aver spiegato all’uomo il mistero della sua arte.
Le analogie tra Mastodonia e Caverna nel Wisconsin sono molteplici.
Simak propone un’altra volta le sue riflessioni su Dio e sulla visione della religione senza però schierarsi troppo. Appare, tuttavia, palese la predilezione per un approccio filosofico, con una forte attenzione concentrata sulla capacità di evoluzione della mente umana come chiave per scardinare il mistero che attende ogni mortale (emblematico, da questo punto di vista, l’epilogo del romanzo).
Di contro, viene sottolineato più volte il tentativo di insabbiamento operato dai sostenitori delle religioni convenzionali (tentano infatti di impedire lo studio della genesi delle religioni, quasi per paura che sia dimostrata la falsità di quanto preteso come dogma).
Viene inoltre rappresentato efficacemente il materialismo dell’uomo, il quale, pur avendo a disposizione privilegi incalcolabili, perde il tempo in occupazioni futili (safari nel cretaceo o riprese cinematografiche) o egoistiche (esportazione nel tempo di criminali e disoccupati).
Se questi aspetti, condivisibili o meno, rendono l’opera interessante e non finalizzata all’esclusivo intrattenimento, il resto non è eccezionale.
In prima battuta si riscontra una certa banalità – non sempre ben mascherata dall’uso dell’ironia - nello sviluppo della storia (personaggi troppo creduloni, trovate semplificate), quasi ci si trovasse in un fantasy (protagonisti che parlano con gli animali, alieni amici degli uomini) e, in taluni passaggi, un’eccessiva pesantezza nell’evolversi della storia.
Ci sono vari capitoli, ad avviso di chi scrive, inutili, in cui il narratore mette in scena i suoi personaggi per snocciolare una serie di usi che questi potrebbero fare della loro scoperta. La parte avventurosa, con tirannosauri e triceratopi in grande spolvero, non è sufficientemente sfruttata. Clifford D. Simak, infatti, utilizza solo di contorno l’azione e la tensione, preferendo concentrarsi sugli aspetti burocratici che ruotano attorno al tema “viaggi nel tempo”.
Simpatico, ma si sarebbe potuto osare di più.
Matteo Mancini
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