Scrittore: Leonardo Felician.
Argomenti: librogame, fantascienza, avventura.
Editore: Mondadori.
Anno: 1992.
Voto: 6.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.
Da poco ho ripreso in mano una mia vecchia passione di adolescente, i librigame, e mi sono rifatto qualche vecchio libro game: nel dettaglio, la serie di Oberon.
Dopo il fantasy di Oberon (delle mitiche edizioni E.L.) sono passato alla fantascienza della serie Galactic Foundation Games (edizioni Mondadori), basata sul Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov.
Anzi, più che basata dovremmo dire immersa, visto che essa è ambientata proprio nel bel mezzo del Ciclo della Fondazione, con tanto di (almeno, per quanto riguarda questo primo libro degli otto totali della serie) di Hari Seldon, Salvor Hardin, il pianeta Trentor, il pianeta Terminus…
… e ovviamente il progetto della Fondazione, all’interno del quale è inserito il personaggio giocante del libro, ossia colui che impersoniamo noi, che nella trama è uno dei collaboratori principali di Hari Seldon.
L’ambientazione è affascinante per definizione… o, almeno, lo è per chi ha letto e amato il Ciclo della Fondazione di Asimov.
E, occorre dire, anche lo schema di gioco scelto da chi ha scritto questo librogame è assolutamente interessante, e peraltro va contro la tradizione dei librigame: niente dadi e fortuna, ma solo scelte e programmazione iniziale.
Quest’ultima, in particolare, diventa assolutamente decisiva, tanto che, anzi, le scelte disponibili nel corso della storia sono poche, o comunque fortemente limitate dalla programmazione fatta a inizio gioco: la quale riguarda cinque qualità da scegliere tra ambizione, competenza, fortuna, forza, iniziativa, intelligenza, intuizione, lealtà, salute e talento; nonché venti punti da distribuire tra il potere, il denaro e il successo.
E proprio in ciò sta il punto debole principale del libro: a seconda di ciò che scegliete (e ovviamente prima di leggere il libro non avete motivi di credere che una qualità sia preferibile ad un’altra), la vostra avventura non potrà durare che pochi paragrafi… letteralmente.
Anzi, a dirla tutta si può arrivare alla fine solamente con una certa combinazione, e cambiando pure di poco si va incontro a un inevitabile fallimento, senza possibilità di scelta.
Insomma, non si tratta di valorizzare nel corso della storia le qualità che si sono scelte in fase di creazione del personaggio, ma, semplicemene, di essere stati fortunati ad aver fatto la scelta iniziale giusto… se no, non c’è trippa per gatti.
Alla faccia dell’eliminazione del fattore dadi-fortuna!
Detto di tale pesante tara, che ne mina forzatamente la valutazione, il libro ha comunque un suo interesse, e, dopo aver imbroccato la combinazione corretta, si legge con discreto piacere fino alla fine.
E chissà se sarebbe piaciuto ad Isaac Asimov...
E chissà se sarebbe piaciuto ad Isaac Asimov...
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