Scrittore: Edgar Alla Poe.
Genere: avventura, azione, thriller, fantastico.
Editore: Mondadori.
Anno: 1838.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.
Era da secoli che non mi leggevo qualcosa di Edgar Allan Poe… racconti, dunque, giacché Poe sosteneva la superiorità narrativa della forma breve, e dunque ha scritto quasi esclusivamente racconti e poesie.
Ma nella sua ricchissima produzione, a dispetto di un tempo di vita purtroppo breve, ci è finito un po’ di tutto: dai saggi a qualche romanzo.
Solo uno completo, a dire il vero, Le avventure di Gordon Pym, recensito in questo articolo. Laddove l’altro, Il diario di Julius Rodman, è rimasto sfortunatamente incompiuto per via della morte improvvisa dell’autore.
Ma veniamo per l’appunto a Le avventure di Gordon Pym. Edgar Allan Poe è noto soprattutto per i suoi racconti del grottesco, del mistero e del terrore, per cui era lecito attendersi anche da questo romanzo una componente di tipo spaventosa… che in effetti c’è, anche se non in modo orrorifico, e invece più legata agli eventi avventurosi raccontati nella storia, presentata come una storia di fatti realmente accaduti, anche se presumibilmente non reali ma inseriti in una cornice realistica per dare un effetto di maggior impressionabilità al lettore.
Comunque, la storia, per sommi capi, è la seguente: il giovane Arthur Gordon Pym si imbarca da clandestino a bordo della baleniera Grampus, assistito in ciò dall’amico Augustus, figlio del capitano della nave.
Sventura vuole però che un ammutinamento determini l’allontanamento del capitano, insieme ai pochi uomini a lui fedeli rimasti in vita, su una scialuppa, mentre i due ragazzi, Augustus e Arthur, rimangono sulla nave e partecipano a una sorta di contro-ammutinamento.
Le sventure sulla Grampus non sono però finite: un naufragio distrugge l’imbarcazione, e i pochi sopravvissuti, tra cui Arthur, vengono infine raccolti dalla goletta Jane Guy, che si dirigerà verso il Polo Sud alla ricerca di terre ancora inesplorate… e trovando effettivamente una terra non nota abitata da una popolazione che pare assai amichevole.
Devo dir la verità, anche se con un po’ di dispiacere relativo all’affetto per una delle letture della mia adolescenza (ho sempre provato simpatia per Poe e Lovecraft, col secondo che non a caso ha citato il primo in un suo romanzo): Le avventure di Gordon Pym è molto datato, e lo è in ogni senso.
Non solo per il discorso delle esplorazioni e delle terre non conosciute, con tanto di mare che diviene più caldo andando verso il Polo Sud, ma anche e soprattutto per la forma linguistica ed espressiva: il ritmo è lento e il testo è pesante, pieno com’è di descrizioni poco interessanti. Per dire, vi sono pagine e pagine su come si conduce una goletta, termini tecnici, etc.
E in generale tutto sa di molto ingenuo, dallo scontro con gli ammutinati allo scontro con gli indigeni.
Il finale, poi, che pare accennare a un’entità creatrice divina, è assolutamente campato per aria, e anzi si può quasi dire che non vi è finale, ma una brusca interruzione priva di ogni spiegazione, come illustra lo stesso Poe nella sua cornice che contiene il narrato.
Insomma, potevo tranquillamente fare a meno di leggermi Le avventure di Gordon Pym… ma senza dubbio ora posso dire che Poe era molto più forte in ciò che sosteneva essere la forma narrativa ideale, ossia il racconto.
D’altronde, preferendolo nettamente si sarà assai di più impratichito con quello, e difatti i risultati parlano abbastanza chiaro.
Magari in futuro mi rileggerò i suoi racconti, sperando di trovarli sempre belli, per quanto un po’ cupi (Il barile di Amontillado, Il cuore rivelatore, Hop-Frog, Re Peste, La maschera della morte rossa, Il ritratto ovale, Il pozzo e il pendolo, etc).
Fosco Del Nero