Titolo: Un mondo chiamato Camelot (A world called Camelot).
Scrittore: Arthur Landis.
Genere: fantasy, fantascienza, commedia.
Editore: Editrice Nord.
Anno: 1976.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.
Da ragazzino mi era capitato in mano e avevo letto un bizzarro romanzo chiamato Stregone suo malgrado e scritto da Christopher Stasheff: un curioso mix tra fantasy e fantascienza, il tutto venato in modo umoristico.
Di recente mi sono imbattuto online in una pagina in cui Stregone suo malgrado veniva associato a un altro romanzo di genere simile, intitolato Un mondo chiamato Camelot e scritto da tale Arthur Landis, nomi a me sconosciuti entrambi.
Mai sentiti... ma ci ho comunque messo poco a procurarmi il libro suddetto, di cui ecco la recensione.
Come prima cosa, letteralmente due parole sull’autore, Arthur Landis: non lo conoscevo per il semplice fatto che in Italia non è famoso, mentre è discretamente noto nel mondo anglosassone.
Seconda cosa: la datazione. Il libro risale al 1976… e ne ero sicuro mentre lo leggevo, perché non poteva che essere anni “70.
Veniamo ora alla trama di Un mondo chiamato Camelot, affatto lineare: in un imprecisato futuro, l’umanità si muove nello spazio, con tanto di Federazione che colonizza certi pianeti e vigila su quelli nei quali si è sviluppata vita intelligente.
Uno di questi pianeti è Fregis, un mondo dalla tecnologia ancora antiquata, di livello medievale, con tanto di castelli, cavalieri, re e dame, che si caratterizza però in modi strani: intanto, in esso viene esercitata, e con notevole successo, la magia; inoltre, oltre a popolazioni umane vi sono anche popolazioni di altre specie, e ben intelligenti ed evolute.
Ad esplorare il suddetto mondo, e a fare rapporto su quanto succede in esso, avendo la Federazione considerato che si tratta di un momento topico, viene inviato Kyrie Fern, un “regolatore”, che sul posto si farà chiamare Harl Lenti e che si avvarrà non solo della sua conoscenza superiore, ma anche di una forza superiore nonché di altre dotazioni standard dei regolatori.
Un mondo chiamato Camelot, così, mescola in egual modo fantascienza, da cui parte, e fantasy, in cui s’immerge, ma ci mette in mezzo anche un’atmosfera umoristica e l’inevitabile storia d’amore cavalleresca.
Il mix è effettivamente simile a quello che era stato per Stregone suo malgrado (che, probabilmente non a caso, lo precede di cinque anni), ma gli esiti non all’altezza: ok, è passato molto tempo, ma Stregone suo malgrado me lo ricordo vivace e divertente, mentre Un mondo chiamato Camelot non è divertente per niente e forse vivace lo è anche troppo, nel senso che è piuttosto confuso.
Insomma, il romanzo di Arthur Landis, pur se non un disastro, è comunque bocciato, e a questo punto anche l’autore.
Estremamente deluso, ho quindi deciso di risolvere il problema alla radice e di cercare direttamente un altro libro di Stasheff, ossia Il mago di sua maestà, che leggerò in un futuro prossimo.
Fosco Del Nero
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