Il cammino del mago

Titolo: Cinque settimane in pallone (Cinq semaines en ballon).
Scrittore: Jules Verne.
Genere: avventura, storia.
Editore: RBA.
Anno: 1863.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


Da poco mi sono comprato un blocco di libri di Jules Verne, il famoso scrittore dell’Ottocento autore di alcuni importati romanzi d’avventura ed esplorazione, quando realistica e quando immaginifica.
Dei quattro avevo già recensito Il giro del mondo in ottanta giorni e Viaggio al centro della Terra, due classici della narrativa da cui sono stati tratti anche dei film. In attesa del terzo e ultimo classico, ossia Ventimila leghe sotto i mari, mi sono letto il romanzo meno famoso del gruppo, ossia Cinque settimane in pallone.

Si tratta di un altro romanzo di avventura, giacché a quanto pare Verne non sapeva scrivere altro, o forse scriveva ciò che era redditizio scrivere al tempo, ma al contrario di altri casi si tratta di avventura realistica, col solo mezzo di un pallone aerostatico (mezzo comunque all’avanguardia all’epoca) e ambientata nell’Africa centrale, quindi senza mostri sotto la terra o sotto il mare.

Ecco la trama sommaria di Cinque settimane in pallone: nel maggio del 1862 lo studioso Dottor Samuel Ferguson decide di attraversare l’Africa da est ad ovest in sella a un pallone aerostatico di sua invenzione, capace di sfruttare non solo i venti propizi, come era stato fino a quel momento, ma anche di muoversi per virtù propria grazie all’idrogeno di cui era caricato. Egli coinvolgerà nell’impresa, mai riuscita fino a quel momento, il suo servitore Joseph Wilson, detto Joe, e l’amico Richard Kennedy, detto Dick, il primo giovane assai sveglio e il secondo provetto cacciatore.
Teoricamente i tre partono ragionevolmente sicuri della buona riuscita dell’impresa, data la tecnologia superiore di cui dispongono rispetto ai precedenti avventurieri, molti dei quali avevano non a caso fatto una brutta fine, tuttavia non tutto fila per il verso giusto, e i tre se la vedranno con differenti pericoli…

I singoli romanzi di Jules Verne sono piacevoli: l’autore sa scrivere bene, in modo pulito ed evocativo, il ritmo è discretamente serrato pur mantenendo l’eleganza di quei tempi, e i personaggi sono sempre ben caratterizzati.
Tuttavia, dopo aver letto uno o due suoi romanzi, il tutto sa di già visto o comunque di molto simile, e inizia a venire a noia.

Nel caso di Cinque settimane in pallone, poi, c’è davvero poco in più rispetto alle descrizioni delle varie zone dell’Africa, con i loro abitanti, i loro climi e i loro animali selvaggi; giusto qualche disavventura per vivacizzare un minimo la cosa, e qualche descrizione storica reale di precedenti esploratori.
Se questo basta, il romanzo sarà apprezzato, altrimenti no.

Come ulteriore zavorra (termine particolarmente corretto per questo caso), il libro sconta qualcosa a livello culturale: animali ora rispettati e anzi protetti in quanto a rischio estinzione qua sono tranquillamente uccisi per il semplice gusto di ucciderli, e d’altronde uno dei tre protagonisti è dichiaratamente un cacciatore provetto.
Inoltre in generale c’è un certo europeismo di fondo che sa di razzismo (i tempi e la cultura, d’altronde, erano quelli: l’Europa di metà Ottocento, che vedeva il resto del pianeta come barbaro e degno di essere sfruttato senza ritegno; peraltro è ancora così, figuriamoci a quei tempi)… visibile in modo ancora più netto nel racconto di accompagnamento affiancato a Cinque settimane in pallone, ossia Martino Paz, in cui il classismo si sposta in ambito religioso e in cui gli ebrei sono cattivi e avidi, mentre i cristiani sono i buoni.

In conclusione: Jules Verne era un ottimo romanziere, con discreta vocazione anche da saggista, ma era un po’ di parte in vari sensi.
Mi rimane ora solamente Ventimila leghe sotto i mari, che non mi pare abbia mai letto da bambino, e che spero, fama alla mano, che sia il migliore del lotto dei quattro libri.

Fosco Del Nero


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