Il cammino del mago

mar31

Titolo: Il collare di teschi - Realtà virtuale 4 (Virtual reality adventure – Necklace of skulls).
Scrittore: Dave Morris, Marc Smith.
Genere: librogame, avventura, fantastico.
Editore: E.L.
Anno: 1993.
Voto: 5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Come avevo anticipato, dopo le recensioni de L’abisso dei morti viventi e de Le spire dell’odio, arriva quella dedicata a Il collare di teschi, il terzo librogame che ho della collana Realtà virtuale. I tre son rispettivamente il secondo, il terzo e il quarto libro della suddetta collana… un peccato visto che quinto e sesto hanno la fama di essere i migliori.

Viceversa, mentre il primo recensito aveva una fama positiva, meritata, il secondo e il terzo godevano di una nomea negativa, purtroppo meritata anche questa; non sono certamente due disastri, ma peccano in molti modi, tanto che nessuno dei due raggiunge la sufficienza.
Anzi, Il collare di teschi è quello dei tre che mi è piaciuto di meno in assoluto.

Lo schema di gioco è il medesimo degli altri due libri, e suppongo della collana intera: a inizio storia si sceglie il proprio protagonista secondo certe caratteristiche-qualità e poi si inizia l’avventura, abbinando alcune scelte personali alle possibilità offerte dalle qualità di cui sopra… se le si possiede naturalmente, e il medesimo discorso vale anche per i vari oggetti che si possono o meno trovare nel corso dell’avventura. Si aggiunge al tutto la presenza di “parole d’ordine”, a seconda di quel che si è fatto in precedenza, le quali ugualmente contribuiscono a determinare il percorso degli eventi.
Niente dadi e niente casualità, come da modello Realtà virtuale, cosa che personalmente apprezzo.

Ecco la trama sommaria de Il collare dei teschi, o almeno la struttura della storia: noi siamo Astro della sera, e siamo un guerriero alla ricerca di vendetta per l’uccisione del nostro fratello Astro del mattino. L’oggetto della vendetta è lo stregone Collare di teschi (il titolo del libro sembra mal tradotto, a proposito), che dovremo cercare e poi cercare di sconfiggere.

Anche in questo volume, le possibilità di evoluzione sono parecchie, tanto che tra scelte personali, caratteristiche, oggetti, parole d’ordine, son molte le possibilità ipotetiche, anche se poi, ovviamente, certi punti sono comuni.
Se la varietà è sufficiente, tuttavia, non lo è la qualità, quella che invece c’era ne L’abisso dei morti viventi (anche quel titolo era tradotto male, a proposito), e quella che si dice esservi in Cuore di ghiaccio e I misteri di Baghdad, volumi cinque e sei rispettivamente (del volume uno, La foresta degli elfi, non mi ricordo testimonianze); il tutto, in effetti, scorre via in modo troppo naif, veloce, senza descrizione e partecipazione, quasi come fosse un quiz a premi e non un romanzo, per quanto un romanzo interattivo.

Forse in questi due volumi si è badato più all’aspetto tecnico (abilità, parole d’ordine, oggetti, scelte nei bivi) che non a quello romanzesco, che pur deve essere curato (la serie Firewolf, per dire, curava molto più questo secondo che non il primo e, per quanto fosse astrusa come regolamento, era ben fatta, soprattutto all’inizio, in quanto a personaggio, ambientazione e trama).

Insomma, Il collare di teschi e il duo Dave Morris-Marc Smith si beccano una bella insufficienza.

Fosco Del Nero


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mar17

Titolo: It (It).
Scrittore: Stephen King.
Genere: horror.
Editore: Euroclub.
Anno: 1986.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui


Nonostante da ragazzino fossi un appassionato di romanzi dell’orrore, per qualche motivo non mi sono mai accostato a Stephen King, trascurando in ciò il largo apprezzamento di cui egli è sempre stato circondato.
Le uniche sue cose che avevo letto erano la raccolta di racconti A volte ritornano, che avevo trovato in una collana editoriale che seguivo, e il romanzo La chiamata dei tre, letto qualche era geologica fa, di cui non mi ricordo niente e che peraltro era un romanzo di mezzo di una saga.

Alla fine mi sono deciso, andando direttamente su quello che è considerato il capolavoro di Stephen King, It, combattuto forse dal solo Shining. A livello cinematografico, viceversa, le cose si ribaltano: di Shining Stanley Kubrick ha fatto un classico dell’orrore psicologico, mentre di It esiste una prima versione che però non hai mai convinto e una seconda versione più recente, che ho letto invece essere stata assai apprezzata, anche dall’autore, ma che non ho veduto.

Andiamo alla trama sommaria del libro: si parte nel 1957, quando una serie di assassini e di scomparse scuote la comunità di Derry, nel Maine, tanto più che le vittime sono sempre giovanissime, bambini che spesso vengono ritrovati col corpo ferocemente mutilato. Un gruppo di bambini, per esperienza personale e dopo un confronto, giunge alla conclusione che l’assassino non sia un uomo, ma un mostro, capace di assumere l’aspetto della cosa che più spaventa il bambino di turno: un licantropo, un grosso uccello, una mummia o qualcos’altro. I bambini sono sette: Bill Denbrough, Beverly Marsh, Richie Tozier, Eddie Kaspbrak, Stan Uris, Ben Hanscom e Mike Hanlon, l’ultimo a unirsi al gruppo. Il gruppo si rende conto che gli adulti non sono in grado di vedere il mostro o le sue manifestazioni materiali, come per esempio il sangue, e che quando It entra in azione essi sono come svagati, presi da qualcos’altro. Insomma, It si nutre di bambini e ha a che fare solo coi bambini. Di conseguenza solo i bambini possono sconfiggere quella che sembrerà sempre di più una sorta di entità con forti legami col posto, che conosce come le sue tasche, pur avendo una predilezione per gli ambienti umidi e sporchi.
Il testo si dipanerà nelle due direzioni temporali: ciò che avvenne prima negli anni “50 e ciò che avverrà poi negli anni “80, con il gruppo richiamato a Derry dopo l’inizio di una nuova serie di omicidi e sparizioni.

Sarò poco tenero col romanzo in questione, lo dico subito, anche se la prima cosa che dirò sarà positiva: Stephen King sa scrivere bene, nonostante tenda evidentemente alla prolissità, e sa scavare bene dentro l’animo umano e le sue paure.

Detto ciò, passo ai lati negativi, che sono assai più di quelli positivi.
Intanto, proprio l’essere prolisso: il libro eccede nella verbosità, e al posto di sfiorare le 1000 pagine avrebbe tranquillamente potuto essere lungo 400 o 500. 1000 pagine sono un’enormità.
Secondo punto “tecnico”: il romanzo parte molto lentamente e si fatica a procedere sia per il ritmo lento, causato dalla verbosità di cui si è detto, sia per la discreta mole di personaggi, nomi, soprannomi ed eventi; in sintesi, si fatica a collegare i nomi ai caratteri, a quanto accaduto, etc.
Personalmente, non ho gradito troppo nemmeno i molti salti avanti e indietro nel tempo, repentini e senza preavviso; sulle prime, quando ancora non si è abituati al meccanismo, essi tendono a confondere il lettore.

Passiamo ora ai lati negativi contenutistici.
It è, semplicemente, un campionario di bassezze umane; tutto quello che di brutto e sporco Stephen King è riuscito a pensare o immaginare lo ha messo dentro il libro. Sul serio: qualsiasi cosa sporca si ipotizzi, dentro It probabilmente c’è. Forse questo piacerà a coloro che si nutrono di quelle energie-emozioni basse; a me personalmente non piace, e lo evidenzio in tale sede.
La gestione delle età e della sessualità è imbarazzante: si parla di bambini di 8-9-10-11 anni, ma sono sessualizzati quasi come se fossero adulti, e la scena di sesso collettivo (tra bambini di 10-11 anni, ripeto), oltre che ad essere di pessimo gusto, sfiora la pedofilia (scrivo che la sfiora, poi ognuno ci ragioni su).
Ancora: d’accordo che per tradizione i protagonisti delle storie horror sono un po’ stupidi, altrimenti non si caccerebbero nei guai e alla prima avvisaglia di strani avvenimenti scapperebbero a gambe levate come farebbe una persona di buon senso e di  sani istinti vitali, ma in questo romanzo si esagera: praticamente tutto quanto nasce dal fatto che i bambini (i quali, peraltro, si autonominano “Club dei perdenti”, altra cosa piuttosto insensata), pur sapendo che in giro vi è un gruppo di bulli senza scrupoli che sta dando loro la caccia, nonché un mostro assassino, non solo vanno in giro lontano dalla città e dagli adulti, e non solo vanno in giro da soli, ma si recano persino nei posti dove si trovano spesso i suddetti personaggi.
Altro elemento: il finale dai contorni esistenziali è francamente ridicolo. Peraltro, la figura di una tartaruga cosmica era stata utilizzata qualche anno prima da Terry Pratchett ne Il colore della magia, libro assai più leggero e gustoso di It, oltre che più originale. 

Insomma, It potrà anche piacere alla folla di lettori medi, e piacerà proprio per il suo essere medio e mediocre: la qualità narrativa è media e l’assortimento di paure e impulsi è ugualmente medio… e anzi forse persino più grossolano della media.
Almeno, lo spero. 

Fosco Del Nero


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