Il cammino del mago

Titolo: La notte di Valpurga (Walpurgisnacht).
Scrittore: Gustav Meyrink.
Genere: grottesco, drammatico.
Editore: Edizioni Studio Tesi.
Anno: 1917.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


La notte di Valpurga è il quarto testo di Gustav Meyrink che recensisco, dopo Il golem, Il volto verde e Racconti agghiaccianti.
L’ultimo titolo consisteva in una raccolta di racconti, genere che non amo molto e nel quale peraltro emerge più la vena grottesco-surreale di Meyrink che non quella esoterico-esistenziale, viceversa assai netta nei due romanzi Il golem e Il volto verde.

Quanto a La notte di Valpurga?

Purtroppo anche in questo caso prevale il primo elemento, per me poco interessante, mentre il secondo, così vivido negli altri due libri, tanto da caratterizzarne l’essenza persino oltre la trama, in questo caso risulta un po’ in ombra.

Cominciamo con la trama sommaria dell’opera: siamo nel 1887 a Praga, in un periodo di notevoli sommovimenti. Tra il popolo si stanno diffondendo ideologie sovversive, tra il socialismo e l’anarchia, ma sulle prime la cosa non pare turbare la classe dominante nobiliare. La storia inizia nel palazzo del Barone Konstantin Elsenwanger, in un convivio dove son presenti anche la Contessa Zahradka, il Consigliere Kaspar von Schirnding  e il medico di corte Thaddaus Flugbeil, oltre alla domestica Bozena… la quale riconosce lo strano uomo che viene visto prima camminare sul muro di cinta e poi svenire: è Zrcadlo, un attore che vive presso Lisa la Boema, ex prostituta e antica amante di Flugbeil.
Di seguito entreranno in scena anche il giovane violinista Ottokar Vandrejc, sospettato d’essere il suo figlio segreto, Polyxena, nipote della Contessa e figlia del Barone, il tartaro Molla Osman, che rivela a Polyxena l’esistenza della possessione spirituale. Zrcadlo è presto sospettato di una tale possessione.

Tutto ciò, e anche altro, accade sullo sfondo di una Praga decadente, in cui si ha la sensazione che, tra possessioni e umori popolari, possa accadere veramente di tutto.
La parte più importante de La notte di Valpurga è probabilmente proprio il tratteggio della città ceca, ambigua, melliflua e dall’aria magica… una magia però più oscura che luminosa.

Quel che a me premeva maggiormente, tuttavia, erano i contenuti di tipo esoterico, largamente presenti ne Il golem e ne Il volto verde, tanto presenti da costituirne l’asse portante, e viceversa meno importanti La notte di Valpurga.
Qualcosa c’è, invero, giacché  a scrivere è pur sempre Meyrink, ma vi è meno di quanto avrei desiderato, ciò che rende La notte di Valpurga un buon romanzo in senso generico, ma deludente in quanto ad elementi esistenziali… anche se ho il dubbio che in tal senso abbia influito anche una traduzione non all’altezza da parte di un “profano”: in tale ipotesi, i contenuti ci sarebbero ma sarebbero nascosti da una traduzione poco efficace dal punto di vista dei principi esistenziali.

Leggerò comunque qualcos’altro di Meyrink, anche perché in fin dei conti non ha prodotto molti romanzi: La casa dell’alchimista, per esempio, o Il domenicano bianco… 

Fosco Del Nero


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