Il cammino del mago

Titolo: L’assassino di corte - Trilogia dei Lungavista 2 (Royal assassin).
Scrittore: Robin Hobb.
Genere: fantasy, drammatico.
Editore: Fanucci.
Anno: 1996.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui


Dopo L’apprendista assassino, era scontato che passassi a L’assassino di corte, secondo romanzo della Trilogia dei Lungavista, a sua volta prima trilogia di altre due trilogie seguenti: la Trilogia dell’Uomo Ambrato e Trilogia di Fitz e del Matto.

Il passare dal primo al secondo romanzo è stato scontato sia perché avevo gradito molto il primo, sia perché avevo già il secondo, che a differenza del primo è assai più lungo: si è passati da 450 a 670 pagine del medesimo formato… e l’opera non ha minimamente risentito dell’aumento di volume, anzi, se possibile se ne è giovata.

Non c’è molto da dire, in verità: Robin Hobb sa scrivere maledettamente bene, sia nel senso della qualità narrativa, sia nel senso della sceneggiatura, diciamo così.

Ecco per l’appunto la trama sommaria de L’assassino di corte: Fitz, sopravvissuto al tentato assassinio da parte di Regal, torna a Castelcervo, pur se in ritardo rispetto al resto della spedizione salita nel Regno delle Montagne, e recupera le forze, riprendendo i suoi vari addestramenti: armi, piante, veleni, arte, etc.

Più degli addestramenti, tuttavia, lo tengono occupato i continui complotti dello zio, cui si aggiungono varie altre difficoltà: le varie spie sparse nel palazzo, gli adepti dell’arte fedeli al loro istruttore Galen, i problemi legati sia all’arte che allo “spirito”, ossia il legame con gli animali che il ragazzo ha e che è mal visto ovunque, la decisione di Veritas di intraprendere una missione alla ricerca degli Antichi, fatto che lascia Castelcervo inevitabilmente sguarnito… sia all’esterno, verso le Navi Rosse e le loro “forgiature”, sia all’interno, verso Regal e gli altri traditori.

Ormai ho letto moltissimi libri in vita mia; non so se per il numero, o per una soglia di qualità richiesta sempre più alta, sono pochi oramai quelli che mi “tengono incollato allo schermo”, e che magari mi fanno andare avanti a leggere sino alle due o alle tre di notte.
L’assassino di corte è stato uno di quei pochi, cosa che spiega la sua valutazione assai elogiativa.

Unico neo, com’era stato anche per il primo romanzo: il finale non è un finale quasi per niente, e anzi lascia praticamente tutto in sospeso. Personalmente, non amo molto questo tipo di “operazione psicologica”, ma tant’è.

Seguirà ora Il viaggio dell’assassino, un altro volumone enorme.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’apprendista assassino (Assassin’s apprentice).
Scrittore: Robin Hobb.
Genere: fantasy, drammatico.
Editore: Fanucci.
Anno: 1995.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


Oggi recensisco L’apprendista assassino,  romanzo di Robin Hobb… ma prima, è necessaria una premessa.

Tempo fa mi era stato regalato un romanzo fantasy: L’assassino - Il ritorno. Lo lessi nonostante fosse il settimo, in ordine di lettura, di una lunga saga, suddivisa  in tre trilogie: la prima è la Trilogia dei Lungavista, la seconda la Trilogia dell’Uomo Ambrato, la terza la Trilogia di Fitz e del Matto.

Lo lessi per la buona fama dell’autrice e mi piacque talmente tanto che decisi seduta stante di leggermi tutti i libri precedenti, che quindi mi procurai.
L’apprendista assassino è per l’appunto il primo romanzo della prima trilogia, la Trilogia dei Lungavista.

È un testo lungo circa 450 pagine, molto denso, con molti personaggi, molti eventi e molta “passione”.
In effetti, credo sia un libro difficile da ignorare, nel senso che per forza suscita qualcosa dentro in lettore, per un verso o per l’altro.

Eccone la trama sommaria: Chevalier è l’erede al trono, primo di tre fratelli (gli altri sono Veritas e Regal), del Regno dei Sei Ducati, ma un dì abdica e si ritira con la moglie, Dama Pazienza, nell’eremo di Giuncheto.
Subito dopo, un bambino viene condotto a Castelcervo, la capitale del regno, e presentato come figlio illegittimo di Chevalier; il bambino viene allevato dallo stalliere ed ex braccio destro dell’ex erede al trono, Burrich, ma da tutti viene considerato una sorta di vergogna pubblica, a causa della quale l’erede al trono, nonché il più portato per la reggenza, ha dovuto/voluto abdicare (per la vergogna? Per proteggere il bambino? Per qualche altro motivo?).

Il piccolo, più tardi chiamato Fitz (anche se i più continuano a chiamarlo “il bastardo”), viene addestrato alla cura degli animali, e poi anche all’uso delle armi, alla lettura e alla scrittura… e infine anche nella cosiddetta “arte”, una sorta di dono psichico che Fitz dimostra di avere (con il quale si può sia manipolare la volontà altrui, che connettersi con gli animali), ma che l’insegnante Galen, che lo ha in sommo odio, fa in modo che venga mal direzionato.

L’altro insegnante del ragazzo, Umbra, lo stima assai di più e lo educa, su volere del Re Sagace, al lavoro di spia-assassino-avvelenatore, il cui primo incarico si dimostrerà alquanto problematico, imbattendosi anche in un tentativo di tradimento.

Non c’è molto da dire: Robin Hobb scrive molto, molto bene, e il suo intreccio è appassionante e ben ragionato. Non stupisce che L’apprendista assassino abbia così ben indirizzato la Trilogia dei Lungavista e la successiva carriera della scrittrice statunitense.

Detto questo, appuntamento col secondo romanzo: L'assassino di corte.

Fosco Del Nero


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