Scrittore: Nicholas Wilcox.
Genere: drammatico, storico, avventura.
Editore: Edizioni Il Punto d’Incontro.
Anno: 2000.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.
Bentrovati su Libri e Romanzi per una nuova recensione: dedicata, quest’ultima, al libro I falsi pellegrini, scritto da Nicholas Wilcox e primo romanzo della Trilogia templare.
Il nome della trilogia, ma anche del libro, fa intuire dove ci si sta recando e in quale contesto: parliamo di cavalieri templari, di crociate, di Terra Santa e di persone che si fingono pellegrini.
Per un motivo non da poco, e anzi persino fantastico-mitologico: recuperare l’arca dell’alleanza di cui si parla nella Bibbia e consegnarla all’ordine dei Templari, in difficoltà dopo che il suo gran maestro, così come tutti cavalieri che non sono riusciti a fuggire, è stato imprigionato dal Re di Francia e dal Papa, complici in tale intento.
La missione di recupero è affidata a due soli cavalieri, Vergino e Beaufort, cui si aggiungono come collaboratori un giovane, Luca, e il suo servo, Huevazos.
Ovviamente, come da copione, tale missione è contrastata: gli avversari dei Templari, per pararsi da questo eventuale colpo, mandano loro dietro tale Lotario de Voss, cavaliere tedesco di raro cinismo e cattiveria… il quale peraltro pare avere un conto aperto con Beaufort, risalente ai tempi di Acri, quando la città cadde e finì in mano saracene.
Detto della trama sommaria, che ci porterà in giro tra Europa, Asia Minore e Africa, veniamo al commento del testo: l’ambientazione è bella e credibile, e la ricostruzione storica buona (ovviamente al netto di eventi e personaggi inventati).
I personaggi sono caratterizzati discretamente, anche se in modo leggermente stereotipato…
… e in effetti questo è il difetto principale del libro: è tutto un po’ stereotipato: i buoni cavalieri in missione, il bravo ragazzo aiutante che si innamora della brava ragazza in difficoltà, il servo fedele ma un po’ gretto, il cattivo tedesco (chissà perché nella metà della letteratura i cattivi sono sempre tedeschi), gli intrighi di palazzo, tradimenti e contro-tradimenti.
Insomma, I falsi pellegrini non porta molta originalità e innovazione, per utilizzare un eufemismo.
E, come dico sempre, quando un’opera non si distingue per originalità, deve per forza distinguersi per un’ottima esecuzione.
I falsi pellegrini ce la fa a cavarsela?
Direi di sì, almeno per conquistarsi una stretta sufficienza, nel senso che la scenografia è ben tinteggiata, e mantiene vivo un accettabile livello di interesse nel lettore.
Sufficienza risicata, dicevo, e nulla più, tanto che non sarei andato a leggermi gli altri due libri della trilogia (ma non si usa più scrivere libri singoli, si va per forza alle trilogie, quadrilogie, pentalogie, etc?)… se non avessi già avuto a casa, regalatomi, pure il secondo libro, Le trombe di Gerico (per la cronaca, la trilogia si chiude con Il sangue di Dio).
Appuntamento col secondo romanzo, dunque, per quanto sarà difficile che Nicholas Wilcox mi convinca a leggere pure il terzo.
Fosco Del Nero