Il cammino del mago

Titolo: La spada infranta - Saga della spada delle rune 3 (Broken blade).
Scrittore: Ann Marston.
Genere: fantasy, avventura, drammatico.
Editore: Tea.
Anno: 1998.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.


Avevo cercato La spada delle rune in quanto mi era stato consigliato come testo fantasy scritto molto bene, e giacché mi ero procurato il volume con l’intera trilogia di Ann Marston, ossia La spada delle rune, Il Re d’Occidente e La spada infranta, e giacché il primo romanzo mi era piaciuto discretamente, avevo proseguito la lettura col secondo e col terzo.

Ma, ahimé, il secondo e il terzo mi sono piaciuti meno del primo, che già avevo valutato come non imperdibile.

Effettivamente, i libri sono scritti davvero bene, con un linguaggio pulito, ordinato e molto descrittivo, tuttavia a non avermi impressionato non è stato lo stile, ma proprio il contenuto.

La spada infranta si sposta un paio di decenni dopo Il Re d’Occidente, il quale a sua volta seguiva di un paio di decenni La spada delle rune, col risultato che ogni libro ha descritto le avventure di una generazione, con genitori e nonni divenuti man mano sfondo.

La protagonista centrale di questa storia è Brynda al Keylan, figlia di Keylan, sorella di Brennan e Behancoran di Tiegan, paladini dell’isola di Celi e nemici degli invasori Maedun, che già avevano tentato l’invasione in passato, respinti, e che ci riprovano ora, forti di una Francia potente, di un Hakkar ancora più potente e di un infido Mikal che fungerà da grimaldello. Sul terreno di battaglia due eserciti contrapposti, ma soprattutto due magie contrapposte, una dolce e gentile e l’altra aggressiva e mortifera.

L’elemento migliore de La spada infranta, e dell’intera Saga della spada delle rune, è proprio il linguaggio: elegante, preciso, mai fuori posto, anche se pure, per suo stile, ricco di subordinate e molto descrittivo, cosa che potrebbe non piacere a tutti. Anche la tensione emotiva del narrato è sufficientemente vivida.

Veniamo ora ai contro, che sono più dei pro.
La trama tutto sommato è trascurabile, con un popolo che lotta contro l’altro da decine di anni, e i figli che ereditano dai genitori una certa missione.
I personaggi sono molti ma non tutti ben caratterizzati, tanto che si tende a fare confusione tra di loro, anche per via di nomi di persona molto simili e non tanto chiari (Tiernyn, Tiegan, Brynda, Brennen, Keylan, Kerri, etc, senza contare quelli un po’ ridicoli come Francia in questo romanzo oppure Mouse nel primo libro).
Alcuni momenti della trama-sceneggiatura sono forzati, e questo vale per l’intera trilogia (ad esempio, prigionieri che fuggono per via della grande ingenuità dei rapitori).
Il mondo descritto è sufficientemente credibile, ma non molto profondo a livello di cultura, racconti, elementi secondari: è come se la telecamera seguisse solo la vicenda del protagonista e il resto non esistesse.
La storia, in definitiva, non è troppo originale: c’è spada, c’è magia, ci sono buoni e ci sono cattivi, tutto qui.

Il che è andato anche abbastanza bene nel primo romanzo, La spada delle rune, dal momento che esso si presentava vivace e gustoso soprattutto per il rapporto conflittuale tra due dei tre protagonisti, ma che è andato meno bene nei due seguiti. Probabilmente l’autrice nel terzo romanzo ha cercato di correre ai ripari, proponendo un rapporto conflittuale tra un uomo e una donna simile a quello del primo libro, e che nel secondo mancava, ma non riuscendo totalmente nel suo intento. 

Insomma, nel complesso la Saga della spada delle rune non è un’opera malvagia, e anzi si distingue per una scrittura di ottimo livello qualitativo, ma non impressiona né si distingue in nessun altro modo, risultando alla fine una trilogia di valore sufficiente o poco meno, certamente non irrinunciabile.

Fosco Del Nero


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