Il cammino del mago

Titolo: Il destino dell’assassino - Trilogia dell’uomo ambrato 3 (Fool’s fate).
Scrittore: Robin Hobb.
Genere: fantasy, drammatico.
Editore: Fanucci.
Anno: 2004.
Voto: 8.5.
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Con Il destino dell’assassino, romanzo scritto da Robin Hobb nel 2004, termine la Trilogia dell’uomo ambrato, la quale era cominciata con Il risveglio dell’assassino e La furia dell’assassino, i primi due libri della suddetta trilogia…

… i quali a loro volta seguivano i tre romanzi della precedente Trilogia dei Lungavista. Così, Il destino dell’assassino è il terzo romanzo della seconda trilogia, ma il sesto in tutto dedicato alla figura di Fitz Chevalier Lungavista, figlio illegittimo dell’erede al trono dei Lungavista, il quale tuttavia dapprima aveva abdicato, poi si era ritirato a vita privata per poi morire per via di un incidente di caccia.

Fitz, figlio illegittimo concepito prima del matrimonio regale, è stato la causa della rinuncia al trono, passato poi al fratello minore Veritas e infine al terzo in linea di successione, Regal, acerrimo nemico di Fitz, poiché minaccia al trono… lui e la figlia (anch’essa illegittima) Urtica, crescita dalla madre Molly e dal padre adottivo di Fitz, Burrich, all’epoca stalliere a Castelcervo, la capitale del regno.

In questo sesto romanzo, Fitz, ora giovane uomo di circa trentacinque-trentasei anni, dapprima lavora a Castelcervo, in incognito, sotto le spoglie di Tom lo Striato, guardia della regina, in particolare curando l’Arte e la formazione di quei pochi ad averla (il suo mentore Umbra, il Principe Devoto, il servo Ciocco) e poi accompagna il Principe nella missione lanciatagli da Ellania, sua promessa sposa: nientemeno che portarle la testa di un drago sepolto sotto strati di ghiaccio nel lontano nord.

Il fatto, misterioso in quanto a moventi, genera due schieramenti. Da un lato coloro che vorrebbero preservare la vita del drago Ardighiaccio (ammesso che fosse ancora vivo): gli Spirituali, quasi tutti gli Isolani, la delegazione di Borgomago (che sostiene di servire un altro drago vivente, Tintaglia). Dall’altro lato coloro che intendono completare la missione: Umbra e la delegazione dei Sei Ducati (con fini di alleanza politica), una casata delle Isole (quella del Narvalo, che ha proposto la missione).

Fitz, e tutti i suoi amici, si troveranno infine davanti alla spiegazione di tutto quanto accaduto negli anni precedenti, compresa la forgiatura, gli intenti della Donna Pallida, la visione del Matto, i racconti sui draghi… nonché la ragione della strana richiesta di Ellania.

Da qualche parte ho letto che i romanzi di Robin Hobb causano dipendenza, come fossero una droga. È vero. Era da molto tempo che una lettura (sei letture, in questo caso!) non mi prendeva tanto, invogliandomi a proseguire di giorno, di notte, in qualunque momento.
Le qualità narrative della Hobb sono innegabili, come la capacità di tratteggiare i personaggi e di costruire degli arazzi sia credibili che interessanti.

Pecca un po’ nella sua tensione melodrammatica, a volte eccessiva, e nel continuo “senso di colpa” in cui vive il sio protagonista: un uomo dal raro senso del dovere, a cui si deve per metà il benessere del regno, che ha sacrificato molto  della sua vita… ma a cui tutti danno contro, compresi i suoi cari, come se non facesse altro che sbagliare. Se la prendono con lui persino quelli che lo avevano abbandonato e in qualche modo tradito: l’autrice gira sempre la frittata in modo che la colpa sia di Fitz e che sia lui a sentirsi in colpa e a chiedere perdono. Una cosa a lungo un po’ snervante.

Per il resto, Il destino dell’assassino è un ottimo romanzo e la Trilogia dell’uomo ambrato è un ottima trilogia.
Di seguito mi leggerò il primo romanzo della trilogia successiva, rispettivamente Il ritorno dell’assassino e la Trilogia di Fitz e il Matto.

Fosco Del Nero


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Titolo: La furia dell’assassino - Trilogia dell’uomo ambrato 2 (Fool’s gold).
Scrittore: Robin Hobb.
Genere: fantasy, drammatico.
Editore: Fanucci.
Anno: 2001.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui


Eccoci giunti al secondo romanzo della Trilogia dell’Uomo Ambrato, di Robin Hobb: La furia dell’assassino, che segue il precedente Il risveglio dell’assassino

… che a sua volta seguiva la Trilogia dei Lungavista, ossia L’apprendista assassinoL’assassino di corte e Il viaggio dell’assassino.

I luoghi e i personaggi delle due storie sono gli stessi, pur se a distanza di una quindicina d’anni, e nonostante in tale spazio temporale Robin Hobb ci abbia messo un’altra trilogia (leggibile a parte o insieme, secondo preferenze), ossia I mercanti di Borgomago.

Veniamo a noi e alla trama sintetica de La furia dell’assassino: Fitz Chevalier, oramai tramutatosi nel personaggio sotto copertura di Tom lo Striato, vive nuovamente a Castelcervo, dopo oramai molti anni, e collabora con Umbra negli affari del Regno. Sul trono siede Kettricken, vedova di Veritas, amato zio del ragazzo ora divenuto uomo, e dietro al trono sta Umbra, passato dal ruolo di assassino invisibile a quello di consigliere reale.

Salvato il giovane Devoto dal rapimento dei Pezzati, Fitz è comunque subissato di impegni e problemi: il ruolo fittizio di servitore di Messer Dorato (ossia il Matto), la collaborazione con l’ex mentore Umbra, le lezioni d’Arte prima a Devoto e poi a Ciocco, i contatti a distanza con la figlia di sangue Urtica, le intemperanze col figlio adottivo Ciocco, la relazione con Jinna, le minacce continue dei Pezzati, nonché risse da taverna, missioni diplomatiche e altro ancora (compresi antichi miti e rimembranze delle Navi Rosse).

In tutto ciò, non mancano gli screzi col Matto, con Umbra stesso, con Jinna e con Ciocco, per non parlare dei tentativi di assassinio.

Sarò sincero: dei cinque romanzi di Robin Hobb letti finora, questo è quello che mi ha coinvolto di meno, nel quale, anzi, ho visto in misura maggiore i difetti della scrittrice: una notevole lungaggine (anche se non succede niente, se ne vanno comunque centinaia di pagine), una certa predisposizione al melodramma (che differenza con gli scrittori fantasy maschi, sia nel bene che nel male), il medesimo schema di fondo (che ora è visibile e prevedibile, il che non aiuta la suspence).

Inoltre, ancor più che nei precedenti romanzi, l’autrice sembra si diverta a far capitare qualsiasi cosa spiacevole al suo protagonista: sembra quasi che abbia un conto in sospeso con lui (il quale, dal canto suo, mostra dei sensi di colpa per praticamente qualunque cosa, quasi tutti insensati). Peraltro, il protagonista stesso, quando potrebbe cavarsi d’impiccio semplicemente dicendo qualcosa (la verità, senza andare a cercare molto lontano), non lo fa, procurandosi problemi ancora maggiori (relazionali e non solo); la cosa è poco logica e anche leggermente snervante.
Va bene mettere fieno nella cascina dei problemi da affrontare, sia per la tensione scenica sia per macinare un certo numero di pagine, ma non bisogna abusare del meccanismo.

Per questi motivi, la valutazione de La furia dell’assassino è “solamente” discreta-buona e non ottima come nei quattro casi precedenti.

La Trilogia dell’Uomo Ambrato andrà a concludersi con Il destino dell’assassino.

Fosco Del Nero


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