Il cammino del mago

Titolo: Trilogia della città di K (Le grand cahier, La preuve, La troisième mensonge).
Scrittore: Agota Kristof.
Genere: drammatico, guerra, psicologico.
Editore: Einaudi.
Anno: 2000.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Le recensione di oggi è dedicata a un romanzo che ha avuto molto successo negli ultimi anni, Italia compresa.
Anche se, per essere precisi, non si tratta di un romanzo unico, ma di una trilogia, come recita il nome stesso: parlo della Trilogia della città di K, scritto da Agota Kristof.

Agota Kristof è una scrittrice ungherese naturalizzata svizzera, che ha molto colpito l’immaginario letterario nella seconda parte degli anni 80 col suo primo libro, che per l’appunto è stato l’apripista di tale trilogia, ossia Il grande quaderno.

Negli anni successivi sono arrivati poi La prova e La menzogna, fino alla definitiva Trilogia della città di K.

La città di K sarebbe una città non meglio identificata di uno stato non ben definito, colpito dalla guerra e dalla povertà e vicino a una zona “libera”, anch’essa mai citata.
Considerando le origini della Kristof, tuttavia, è facile intuire che si tratti dell’Ungheria e dello scontro tra influenza sovietica e occidentale.

La Trilogia della città di K ha lasciato il segno per diversi elementi, tre soprattutto.
1. La struttura narrativa della trilogia, che in sostanza riporta gli stessi eventi, e spesso gli stessi personaggi, da differenti (molto differenti, come si vedrà) punti di vista.
2. Lo stile narrativo, scarno, essenziale e di un’efficacia disarmante.
3. La riflessione, triste e sconsolata, sull’animo umano e sulle vicende della vita, specialmente della vita difficile derivante dalla guerra e dalla povertà.

Ne Il grande quaderno si presentano i due personaggi principali, due gemelli che, per motivi contingenti legati al conflitto bellico, vengono lasciati dalla loro madre alla nonna, una vecchia antipatica e scorbutica.
I due, i cui nomi in questo libro non sono mai menzionati e che di fatto sono talmente uniti e in sintonia da essere intercambiabili, colpiscono immediatamente il lettore per la loro genialità e il loro cinismo.
Essi, in particolare, si segnalano per le accurate strategie e prove di sopravvivenza.

Ne La prova, i due gemelli si auto sottopongono alla prova più dura: la loro separazione.
Lucas (stavolta i nomi propri vengono usati) rimane, mentre Klaus va nel mondo “libero”, attraversando la frontiera.

Ne La menzogna, infine, si assiste a un quasi completo ribaltamento di quanto finora detto e dato per assodato, con la distorsione che è assai profonda e dura.

Nel frattempo, si sono visti molti personaggi, da Victor a Labbro leporino, da Mathias a Clara, molti dei quali veramente ben caratterizzati.

In definitiva, la Trilogia della città di K di Agota Kristof si distingue per molti punti, ed è certamente un buon libro, anche se mi rimane l’impressione che, per molti aspetti, sia un libro furbo, scritto ad hoc per suscitare certe reazioni di scandalo o di pathos.

Notevoli, in ogni caso, struttura narrativa e semplicità di stile, nonché l’esemplificazione di come verità e menzogna possano essere unite e interconnesse in modo quasi inestricabile.

Storia molto triste dal punto di vista emotivo, che probabilmente non piacerà a chi dalla letteratura vuole divertimento e passione.

Fosco Del Nero


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Titolo: La stella fuggiasca (The renegade star).
Scrittore: Vargo Statten/John Russell Fearn.
Genere: fantascienza.
Editore: Libra.
Anno: 1951.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


La recensione di quest’oggi non è una delle solite recensioni che propongo, e che spero siano sufficientemente dettagliate e facciano capire al lettore se il libro può interessargli o meno, ma più che altro è un commento en passant su un libro che ho letto anni fa, di cui confesso che mi ricordo non tantissimo…

Lo riporto su Libri e Romanzi per un motivo molto semplice: sono da molti anni un appassionato di narrativa fantastica, e in particolare anni fa leggevo soprattutto fantascienza.

Mi capitò di leggere La stella fuggiasca in quanto il suo autore, Vargo Statten (pseudonimo di John Russell Fearn) veniva descritto come di valore.

Il suddetto romanzo, tuttavia, mi deluse non poco, posto che si trattava di fantascienza di serie B, forse persino di C, rispondente in pieno ai cliché e agli stereotipi più negativi su questo meraviglioso genere letterario.

La stella fuggiasca, difatti, è un libro di valore meno che mediocre: l’ambientazione lascia a desiderare, la profondità lascia a desiderare, i personaggi lasciano a desiderare.

Lo stile narrativo di Vargo Statten è deludente, come deludente sono le caratterizzazioni di praticamente tutto (in particolare, è precario il delineamento psicologico dei protagonisti).

L’unica cosa che si salva è un certo dinamismo di fondo, fatto di avventure e azione a go go.

Come dicevo, lo stereotipo che fa pensare a molte persone che il genere fantastico sia un genere di scarso valore, tutto azione, banalità e scarsa profondità.

Non a caso, se penso al contrario di Vargo Statten/John Russell Fearn, mi viene in mente Isaac Asimov, e allora sì che ragioniamo…

In definitiva, se vi va provate a leggerlo, ma a mio avviso è tempo perso: tra gli scritti di decenni fa o tra i contemporanei si trova molto di meglio: se volete un consiglio, leggetevi il Ciclo della Fondazione di Asimov (per i classici) o il Ciclo di di Ender di Card (per i contemporanei).

Fosco Del Nero


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Titolo: Lo hobbit (The hobbit - There and back again).
Scrittore: John Ronald Reuel Tolkien.
Genere: fantasy.
Editore: Adelphi.
Anno: 1937.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.


Quest’oggi recensisco un libro mica da poco, che ho avuto il piacere di leggere più di una volta, la prima da ragazzino, circa 14 anni fa.
Come passa il tempo…

È un libro mica da poco per diversi motivi.
Intanto per il fatto puramente letterario, posto che si tratta di un signor romanzo.

In secondo luogo, per il fatto di aver fatto da apripista a uno dei testi più apprezzati delle ultime decine di anni, capace non solo di generare un fenomeno culto, dall’aspetto letterario a quello cinematografico, da quello dei giochi di ruolo a quello prettamente immaginifico, ma anche di smuovere le acque del settore fantastico-fantasy.

Sto parlando nel primo caso de Lo hobbit, e nel secondo de Il signore degli anelli.

Lo hobbit, o La riconquista del tesoro, è probabilmente il romanzo più importante di John Ronald Reuel Tolkien, sia perché viene cronologicamente prima de Il signore degli anelli, sia perché ne costituisce il fondamento storico, sia perché ha lanciato lo scrittore sull’onda del successo, poi esploso con le conversioni cinematografiche della Trilogia dell’anello.

Anche se, a voler essere precisi, Lo hobbit, all’interno della mitologia di Tolkien, è preceduto a sua volta da un libro, ossia Il Silmarillion, che tuttavia, lasciato incompiuto da Tolkien padre e poi completato e pubblicato da Tolkien figlio, più che una storia vera e propria costituisce il corpus culturale e storico su cui si basano i fortunati romanzi successivi.

All’interno di tale trittico (Il Silmarillion, Lo hobbit, Il signore degli anelli) Tolkien descrive le Quattro Ere della Terra di Mezzo, con Lo hobbit (come anche la successiva trilogia) che è ambientato durante la Terza Era.

Per i curiosi, nessun libro è stato dedicato alla Quarta Era, che sarebbe poi quella in cui gli uomini prendono il sopravvento nella Terra di Mezzo, mentre le altre razze lentamente scompaiono…

Ma veniamo a questo libro.
In esso il protagonista è Bilbo Baggins, il quale, su incarico di Gandalf, si trova a compiere una grande avventura… proprio lui che è un hobbit così tranquillo che ama l’abitudinarietà della sua vita nella Contea.

Bilbo alla fine partirà, e farà parte di una compagnia: Thorin Scudodiquercia, Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur.

Anche se la conoscenza più peculiare e interessante di tutto il libro Billo la fa all’interno di una grotta, laddove si imbatte per caso in Gollum e nel suo anello… o meglio, nel suo "tesoro"…

Questa la primissima parte del romanzo, molto ricco di personaggi, luoghi ed eventi.
Il suo fascino principale, a mio avviso, consiste nell’essere al contempo semplice e profondo.

Semplice perché Lo hobbit è nato come un libro per l’infanzia, e mantiene per tutta la sua durata uno stile assai confidenziale e poco barocco.

Profondo perché Tolkien, tra un hobbit e un elfo, un nano e un mostro, parla dell’uomo, delle sue paure e dei suoi desideri, realizzando una notevole allegoria dell’esistenza umana (un caso simile di opera fantasy apparentemente dedicata all’adolescenza ma in realtà assai profonda è il bellissimo La storia infinita, di Michael Ende).

Insomma, Lo hobbit è un libro da leggere.

Fosco Del Nero


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Titolo: L’orlo della Fondazione (Foundation's edge).
Scrittore: Isaac Asimov.
Genere: fantascienza.
Editore: Mondadori.
Anno: 1954.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.



L’orlo della Fondazione è il quarto romanzo scritto da Isaac Asimov sul Ciclo della Fondazione, che inizialmente era una trilogia (Prima FondazioneFondazione e Impero, Seconda Fondazione), ma che poi, su pressioni dei lettori e dell’editore, ha visto anche questo quarto libro (per l'appunto, quello recensito quest'oggi), un quinto (Fondazione e Terra), nonché due prequel (Preludio alla Fondazione, Fondazione anno zero).

Alla fine della fiera, dunque, si tratta di un’eptalogia, di cui questo dunque è il sesto libro in ordine cronologico degli eventi narrati.
La suddetta saga fu anni fa giudicata, da un gruppo di scrittori americani, come il miglior ciclo letterario di tutti i tempi.
Non avevano tutti i torti, devo dire…

Riporto in breve la trama di questa bellissima serie letteraria: Hari Seldon, storiografo dell’Impero, ha messo a punto una serie di calcoli matematici, la psicostoria (o psicostoriografia) con i quali è possibile sapere in anticipo il futuro secondo le linee di tendenza inserite nei calcoli stessi. Tramite tale nuova scienza egli viene a sapere che l’Impero è destinato a decadere e dunque, per preservare i tempi da una lunga barbarie, decide di creare la Fondazione, prima gruppo segreto di scienziati della psicostoria che lavora secondo i dettami di Seldon (che appare nel futuro sotto forma di ologramma per dare suggerimenti sulle varie “Crisi Seldon” individuate secoli prima), e poi vera e propria Confederazione Galattica.

In questo quarto libro sono passati ben 500 anni dall’inizio del Piano Seldon, e la Federazione controlla ora circa un terzo della galassia, dopo essere passata indenne a vari attacchi (la guerra con i sognori locali della periferia galattica, il confronto col decadente Impero, il tentativo di distruggerla da parte del Mulo): l’ultima apparizione di Seldon conferma il buon svolgimento dell’opera, fortificando dunque la posizione del sindaco Harla Branno.
Tuttavia, un consigliere, Golan Trevize, inizia ad avere dubbi sul funzionamento del piano, che sembra persino troppo perfetto, come se la Seconda Fondazione non fosse ancora scomparsa, controllando ancora il succedere degli eventi.
Più o meno lo stesso pensiero di Stor Gendibal, un giovane e promettente oratore della Seconda Fondazione, che su Trentor si interroga su tale apparente perfezione, riflettendo sul fatto che forse c’è qualche altra entità, ancora più potente, che interagisce con gli eventi... e così, assistito dalla semplice ma utile Novi, va in missione alla ricerca di Gaia, un pianeta semi-mitico.

Che dire?
Il solito grande libro targato Asimov (oltre alla Fondazione, lo scrittore ha scritto altri grandi capolavori, come per esempio Neanche gli Dei, libro di una bellezza abbacinante), non a caso vincitore del Premio Hugo e del Premio Locus, non a caso best seller per numerose settimane di fila in America.

Personaggi memorabili, un intreccio strepitoso, un’atmosfera ricca e coinvolgente, un grande acume nella descrizione degli eventi socio-diplomatico-politici notevole.

Prendetevi il primo libro del Ciclo della Fondazione (tra l’altro, possibile iniziare sia dal primo cronologicamente parlando, ossia Prima Fondazione, oppure da uno dei due prequel) e leggetevelo: scommetto che poi vorrete leggervi anche tutti gli altri.

Fosco Del Nero


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