Titolo: Nel regno dei demoni - Firewolf 3 (Sagas of the demonspawn - Demondoom).
Scrittore: J.H. Brennan.
Genere: librogame, fantasy.
Editore: E.L.
Anno: 1985.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.
Scrittore: J.H. Brennan.
Genere: librogame, fantasy.
Editore: E.L.
Anno: 1985.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.
Eccoci al terzo libro della serie Firewolf, serie di librogame scritta dal mitico J.H. Brennan, già autore di altre serie celebri come Alla corte di Re Artù od Horror classic, nonché autore di romanzi “normali”. Di lui ad esempio ho letto il romanzo La guerra degli elfi.
Dico subito che Nel regno dei demoni è quello che mi è piaciuto di meno tra i primi tre episodi, per quanto anche Il barbaro ribelle e Le cripte del terrore non mi abbiano entusiasmato.
Tra l’altro, questo terzo volume si apre con un avviso: ossia che si tratta della più difficile delle tre avventure… e già le due precedenti si erano segnalate per un regolamento complicato e per una difficoltà sull’orlo dell’impossibilità, tanto che avevo rinunciato al gioco normale e avevo proceduto alla lettura “liscia”.
Ebbene, Nel regno dei demoni è incredibile da questo punto di vista, talmente tanto che ho seriamente pensato che la cosa fosse uno scherzo da parte di Brennan, che come risaputo ha un senso dell’umorismo assai particolare. Per dirne una, l’avventura neanche è cominciata e al primo paragrafo ci si trova di fronte un avversario tosto, forte quasi quanto noi… e col prosieguo del libro la situazione non migliorerà, anzi!
Detto della giocabilità assurda, viene confermato anche l’altro carattere distintivo della serie Firewolf, ossia l’essere assai più vicina al romanzo normale degli altri suoi colleghi: le scelte sono davvero poche, e di fatto nessuna importante, nel senso che c’è un solo senso di trama, e le varie scelte proposte sono specchietti per allodole.
L’ambientazione è sempre quella fantasy, tra spada e magia (kappa e spada, si diceva un tempo, e poi si è detto heroic fantasy)… e ovviamente un filo di umorismo, non spiccato come in Alla corte di Re Artù, ma comunque visibile.
Nel regno dei demoni, tuttavia, mi è piaciuto meno dei suoi due predecessori, e non solo per il discorso della giocabilità impossibile (cui avevo rinunciato già in precedenza), ma proprio per la trama, meno interessante rispetto ai due librigame che avevano dato il via alla serie.
Vedrò come andrà col volume conclusivo, Le radici del male (titoli sempre molto forti, come si usava al tempo con i librigioco, ma curiosi se abbinati a trame così ironiche e leggere come quelle di Brennan).