Titolo: La soglia (Beginning place).
Scrittore: Ursula Le Guin.
Genere: fantasy.
Editore: Editrice Nord.
Anno: 1980.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.
Di Ursula Le Guin ho finora recensito due opere: una secca, ossia il romanzo Il mondo della foresta e l’altra composita, ossia il Ciclo di Terramare, a sua volta composto da sei episodi, cinque romanzi (Il mago, Le tombe di Atuan, Il signore dei draghi, L’isola del drago, I venti di Terramare) e una serie di racconti (Le leggende di Terramare).
Se ho apprezzato il primo romanzo, facente parte del Ciclo dell’Ecumene, ho letteralmente adorato la Saga di Terramare… più nel complesso che per la somma dei singoli libri.
Mi sono dunque accostato a La soglia con aspettative positive, che però in buona parte sono andate deluse.
Di interessante c’è la contrapposizione tra il mondo normale della materia, che definiamo realtà, e una realtà parallela a cui i protagonisti hanno accesso, una sorta di mondo crepuscolare per entrare nel quale si passa per una sorta di portale invisibile ai più… e a volte agli stessi protagonisti.
L’altro elemento interessante è quello della dualità, che ricorre spesso nelle opere della Le Guin, non a caso studiosa di discipline spirituali: l’elemento maschile e l’elemento femminile si uniscono, e in quell’unione risolvono i rispettivi problemi. Da questo punto di vista, La soglia sa molto di Tao te ching… con l’aggiunta di qualche altro elemento esistenziale, come la presenza.
A un certo punto, per esempio, si legge la seguente frase.
“Lì era inutile chiedere ‘Che ora è?’, perché non c’era nulla che ti rispondesse, non c’era il sole che dicesse ‘Mezzogiorno’, non c’erano orologi che dicessero ‘Le sette e trentotto e quarantadue secondi’. Dovevi rispondere tu stesso alla domanda, e la risposta era: ‘Adesso’.”
Ma andiamo alla descrizione sommaria della trama de La soglia: Hugh e Irene sono due giovani con grossi problemi vitali. Lui è grosso e impacciato, timido e asservito a una madre dispotica e anche leggermente squilibrata. Lei ha a che fare con una famiglia numerosa, nella quale un patrigno violento ha preso il posto del padre morto tempo prima. Entrambi hanno accesso al mondo parallelo, e un dì vi si incontrano… per poi scoprire che, in quel mondo, li attende una missione pericolosa.
La cosa curiosa de La soglia, ch’è un romanzo breve, forse poco più di un racconto lungo, è che mette sul tavolo svariati elementi e fa presupporre diverse direzioni narrative, per poi abbandonare tutto, seguire un’unica pista (letteralmente e simbolicamente) e portare a un finale che sembra clamorosamente incompleto se si guarda all’opera dal punto di vista meramente narrativo. Tuttavia, l’esperienza passata mi ha insegnato a non leggere gli scritti della Le Guin in senso esclusivamente narrativo… e d’altronde li leggo proprio per tale motivo, perché so che c’è qualcosa in più.
In questo caso, però, l’autrice ha un po’esagerato, e molto probabilmente il grosso dei lettori si sentirà smarrito o proprio preso in giro per la piega del racconto, il quale dal punto di vista narrativo appare piuttosto incompleto: cosa era quel mostro? Perché proprio i due protagonisti dovevano occuparsi della faccenda? Vi sono altri paesi nel mondo crepuscolare? Perché alcune persone vi possono accedere e altre no? Cosa ne è stato dei personaggi del mondo alternativo introdotti? Cosa ne è stato degli stessi due protagonisti?
Tutte domande rimaste senza risposta.
La soglia va però visto esclusivamente secondo l’intento meta-narrativo dell’autrice, che credo fosse proprio quello di illustrare l’unione e la reciproca compensazione delle due energie-forze contrapposte. Non a caso, risolta la questione nella realtà alternativa, pare che si risolvano le cose anche nella realtà ordinaria.
Non si tratta comunque del meglio di ciò che ho letto della Le Guin, perciò la valutazione rimane un po’ tiepida.
Fosco Del Nero
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