Titolo: Kadath (The unknown Kadath).
Scrittore: Howard Phillips Lovecraft.
Genere: horror, fantastico.
Editore: Newton & Compton.
Anno: 1927.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.
Sin da quando ero ragazzino sono sempre stato un grande fan del Maestro di Providence, e credo di aver letto, se non tutta la sua produzione, quantomeno una sua buona parte.
Certo, si potrebbe disquisire sul fatto che gli scritti di Lovecraft siano una buona lettura per delle giovani menti, ma tant'è...
Per chi tuttavia non lo conoscesse, ecco una breve biografia di Howard Phillips Lovecraft, utile a farsi un'idea del personaggio: egli nacque nel 1890 a Providence, nel Rhode Island (costa orientale degli Stati Uniti), in un ambiente familiare veramente poco felice, che gli procurò dispiaceri di ogni tipo, dalle relazioni umane alla situazione finanziaria.
A complicare il quadro già poco incoraggiante, in gioventù gli capitò un incidente in cui egli sbatté il capo, ottenendo dei frequenti e forti mal di testa che non lo abbandonarono per tutta la vita, e che anzi furono intimamente legati alla sua futura produzione letteraria, giacché era proprio questi mal di testa gli procuravano le visioni dei mostri che poi composero il suo pantheon orrorifico.
E Lovecraft è noto proprio per questo: per la sua particolare concezione del cosmo, popolato da tempi immani (ma lui direbbe da eoni :) da divinità inferiori e superiori, nonché da loro adoratori e schiavi più o meno senzienti.
Altra cosa per cui lo scrittore è noto è l'ambientazione che egli riesce a dare ai suoi romanzi o racconti, con un orrore che non viene descritto o mostrato palesemente, ma più che altro viene raccontato e percepito (non a caso, tradizionalmente le trasposizioni cinematografiche dei suoi scritti sono assai ostiche; forse il miglior risultato è Dagon di Stuart Gordon).
Ma veniamo a Kadath.
Proprio perché io sono un grande fan di Lovecraft, esso è stato per me una piccola delusione, a maggior ragione perché la quarta di copertina si riferiva a Kadath, città destinazione del viaggio onirico di Randolph Carter, come allo scritto più rappresentativo e forse meglio riuscito dell'autore statunitense.
Invece, a mio avviso, le atmosfere lovecraftiane, usualmente inquietanti e claustrofobiche, in esso per buona parte si perdono, tra sogni, viaggi e città fantastiche, mentre i riferimenti a Dei Antichi, loro adoratori e varie creature dell'ombra, nonché a tempi e luoghi, sono troppi, tanto da risultare dispersivi.
Insomma, per quanto mi riguarda si tratta del romanzo meno rappresentativo di Lovecraft, piuttosto che il contrario (in tal senso, meglio visitare Colui che sussurrava nelle tenebre, o L'ombra su Innsmouth).
Ad ogni modo, meno di 6 al Maestro di Providence non si può proprio dare...
Fosco Del Nero
Per rimanere aggiornato con le recensioni di Libri e Romanzi, iscriviti al feed!